Questa mattina, personale del
Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Caserta ha eseguito
l’ordinanza cautelare (applicativa degli arresti domiciliari) emessa dal GIP
del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta di questa Procura, a
carico di GRAVANTE Giuseppe, n. a Piana di Monteverna il 28.5.1939, per il
reato di cui all’art. 611 c.p. (violenza o minaccia per costringere a commettere
un reato).
Costui, infatti, con la minaccia
del licenziamento, costringeva alcuni suoi dipendenti dell’azienda agricola a
indirizzo zootecnico a lui facente capo (la NAT. ALI. Soc. Agr. s.r.l., con sede legale in Gioia
Sannitica - località “Fossolagno") ad espletare attività illecita
consistente:
- nello smaltimento, direttamente
nel fiume Voltumo, degli effluenti dell’allevame1it0 di bestiame e dei reflui
provenienti dalle sale di mungitura;
- nello sversamento, con le
stesse modalità, delle acque di lavaggio delle stalle e delle sale di mungitura,
addizionate a prodotti detergenti ed acidi di notevole intensità; negli interramenti e bruciamenti di rifiuti
speciali.
L’azienda in questione è nota in
quanto il titolare, Gravante, storico imprenditore casertano impegnato da oltre
quaranta anni nel settore zootecnico per la produzione di latte, era titolare dell’originario marchio del
"Latte Matese”, non solo ha vari allevamenti dislocati nel comune di Gioia
Sannitica, ma, nel medesimo complesso aziendale, di oltre 500 ettari, e proprietario anche di una centrale del latte,
dove, fino al novembre dello scorso anno, avveniva la trasformazione e
l’imbottigliamento di latte vaccino, rivenduto con il marchio commerciale “F0reste
M0lisane".
Le indagini sono state avviate a
seguito di denuncia presentata da un ex dipendente del Gravante, il quale si é
autodenunciato, per asserito senso civico, ammettendo di aver preso parte, per
lunghi anno, alla commissione di siffatte condotte illecite e di averle _poste
in essere su ordine del Gravamte, sotto stringenti minacce di licenziamento ove
non avesse adempiuto.
La denuncia ha trovato immediato
riscontro investigativo con il rinvenimento nell’azienda del Gravante di un’attività
di smaltimento illecito di rifiuti speciali effettuata direttamente nel fiume Voltumo,
grazie a un sistema di pompe idrauliche nascoste e canalizzazioni approntate all’occorrenza.
L’attività di smaltimento —
consumatasi dal 1994 iino a qualche mese fa — veniva svolta con modalità tali
da eludere i controlli: ad esempio, in orario serale e notturno, oppure in occasione
di piogge e temporali, approfittando, in tal caso, della circostanza che le
acque del fiume fossero state rese limacciose dalle acque piovane. Come é noto,
qualche anno fa il WWF denunciò lo stato di degrado del fiume Volturno e, di conseguenza,
del litorale domitio. Furono svolte indagini penetranti - consistite anche in attività
di telerilevamento — a partire dal 2011, da parte di questo Ufficio, che aveva
delegato il Comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato e la Guardia
costiera di Napoli. Nel corso delle indagini furono posti sotto sequestro una
serie di scarichi illeciti, alcuni provenienti proprio da aziende bufaline. In
quell’occasione, peraltro, non erano emerse le sopra descritte attività
illegali dell’azienda in esame, evidentemente anche per la notevole abilita
posta dal Gravante e dai suoi collaboratori nell’eludere i controlli. Questa
volta, invece, anche grazie all’autodenuncia da parte del dipendente, le
investigazioni si sono appuntate, a tutto campo, su questa grande azienda
bufalina e hanno permesso di rompere il muro di omertà che proteggeva
l’illecita attività protrattasi per una ventina di anni. Alla prima autodenuncia
sono seguite ben presto ulteriori circostanziate e concordanti dichiarazioni da
parte di altri ex dipendenti, i quali hanno, allo stesso modo del primo
dichiarante, ammesso di essere stati “costretti" a porre in essere
siffatti reati con la minaccia di essere licenziati. Tutti i suddetti ex
dipendenti sono ora indagati a piede libero per il reato previsto e punito dall’art.
256 d.lgs. n. 152/2006, relativamente all’attività di gestione non autorizzata
di rifiuti.
Per avere un’idea della gravita
dell’inquinamento arrecato dagli sversamenti illeciti nel fiume Volturno basti
pensare che un allevamento bovino come quello in oggetto, della consistenza di tremila/tremilacinquecento
capi, rilascia un carico organico specifico (cioè la quantità di sostanze organiche
provenienti da un'utenza civile — o da utenza a questa assimilabile —
convogliate in fognatura nell'arco temporale di un giorno) pari a quello di
u.na citta di circa 24.000 persone. Anche i rifiuti speciali prodotti dalle attività
dello stabilimento di imbottigliamento del latte venivano smaltiti
illecitamente nel terreno aziendale sito nel comune di Gioia Sannitica,
all’interno di grosse buche all’uopo predisposte, con attività di tombamento e
bruciamento di rifiuti.
Un dipendente ha dichiarato che,
all’epoca della centrale del latte, e comunque dal 1994 fino al 2008, ogni
giorno si sono interrati e bruciati, su una superficie di circa l00 mq e a la profondità
di circa 3 metri, tutti gli scarti dell’azienda (bottiglie in tetrapak, in p.e.
ed in pet, nonché etichette di carta e plastica), per un equivalente di circa
6,5 quintali al giorno. Cosi si operava, naturalmente, al fine di ottenere un
risparmio sui costi di smaltimento, che si aggiravano sui 30 centesimi circa al
chilo, oltre i costi di trasporto e affitto dei cassoni.
Facendo un rapido calcolo,
approssimato per difetto, e moltiplicando il risparmio giornaliero (200 euro)
per 365 giorni, può quantificarsi il risparmio di un anno in 72.000 euro, e
quello dei 15 anni effettivi di attività, in circa un milione di euro,
risparmiati a scapito delle matrici ambientali, e cioè inquinando acqua,
terreni e aria.
Tutto cio é avvenuto in terreni
siti nel comune di Gioia Sannitica, cioe del comune che, nel 2007, ha ritenuto
di conferire all’odierno indagato la cittadinanza onoraria , in quanto "re
del latte".
Nell’ordinanza del Gip si legge
che "...l’indagato: ‘..in realtà non voleva proprio sentir parlare del problema
dei rifiuti pretendeva che gli scarichi fossero eliminati, pur senza fornirci
mezzi adatti ...questa era diventata una prassi’ ". In virtu’ della logica
del profitto si realizzavano arricchimenti criminali.
Si legge ancora nell’ordinanza
del GIP:".. .la situazione era insostenibile, gli animali erano immersi nei
liquami. I liquami tracimavano ..... ed intanto il Gravante riceveva un
sussidio pubblico di circa 70 euro ger il benessere di ciascun animale ".
In sostanza, il Gravante non solo
smaltiva illecitamente gli effluenti zootecnici, con relativo risparmio di
impresa, ma, al contempo, riceveva anche il contributo pubblico per il
benessere di ciascun capo bovino che, nel frattempo, pero, viveva ed annegava
nei suddetti liquami.
Al danno si aggiungeva quindi la
beffa.
Ed ancora sempre uno dei dipendenti
raccontava: "...spesso il reso delle bottiglie veniva nuovamente
distribuita per la produzione in carso e mischiato al latte fresco. In sostanza, il latte scaduto veniva
mischiato con quello in lavorazione e poi commercializzato.
Animali, terreni, acque,
consumatori trattati tutti come meri strumenti per realizzare profitti a qualsiasi
costo, in una logica del tutto contraria alla cultura contadina che,
asseritamente, dovrebbe ispirare le imprese agricole e spingerle verso la
gelosa tutelzl dei beni naturali, unica e preziosa loro risorsa.
Il Corpo Forestale dello Stato —
insieme con gli uomini e avvalendosi dei mezzi messi a disposizione
dall’Esercito italiano, 2l° Reggimento del Genio Guastatori di Caserta, e con
la collaborazione di tecnici esperti dell’ARPAC — nei prossimi giorni effettuerà
saggi di scavo nella tenuta aziendale del Gravante per rinvenire,
caratterizzare e campionare i rifiuti ivi occultati nel sottosuolo.