OPERAZIONE
LILIUM 2
Nella mattinata odierna i
carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale hanno dato esecuzione ad
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le
indagini preliminari del Tribunale di Napoli a seguito di indagini coordinate
dai magistrati della locale Procura Distrettuale Antimafia , nei confronti di
tre soggetti gravemente indiziati del reato di associazione di stampo mafioso.
Destinatari dell’odierna misura cautelare sono BARBATO Pasquale e DI CICCO Massimo, storici
soggetti collegati al clan “MALLARDO” di Giugliano in Campania (NA), e
TRAMBARULO Gennaro, soggetto apicale del clan “LICCIARDI” di Secondigliano (NA).
I provvedimenti restrittivi scaturiscono dalle ultime
indagini espletate al fine di riscontrare le dichiarazioni rese dal recente
collaboratore di giustizia PIROZZI Giuliano, affiliato al suddetto clan
“MALLARDO” e sono il coronamento delle pregresse investigazioni che avevano disvelato l’esistenza di una
solida alleanza, funzionale ad una
gestione unitaria delle attività estorsive e delle altre attività illecite nel
litorale “domitio”, tra i clan “MALLARDO”, “LICCIARDI” e Casalesi
in particolare il gruppo “BIDOGNETTI”, che avevano così dato vita al c.d. “gruppo misto”, al vertice del quale figurava una sorta di direttorio costituito da PELLEGRINO
Giuseppe, il predetto TRAMBARULO e DIANA Francesco, rispettivamente in
rappresentanza dei “MALLARDO”, dei “LICCIARDI” e dei “BIDOGNETTI”.
Come già emerso nel
corso delle precedenti investigazioni, questa inedita alleanza si era resa
necessaria soprattutto per le esigenze della componente casalese, vessata dalla effettuazione di numerose indagini ,coordinate dai magistrati
della Procura Distrettuale e culminate in operazioni di polizia ed arresti di
quasi tutti gli affiliati che ne avevano gravemente intaccato l’operatività sul
territorio .
Si era così reso
necessario, per il clan “BIDOGNETTI”, correre ai ripari per riuscire in qualche
modo a mantenere il controllo criminale di quella larga parte di territorio che
ha storicamente costituito il suo bacino di finanziamento, il c.d. Litorale
Domitio; non potendo più contare su un numero sufficiente di affiliati a piede
libero in grado di garantire il controllo del territorio, il gruppo
“BIDOGNETTI” nelle sue figure apicali ha ritenuto che il ricorso ad un’alleanza
con altre famiglie di solida tradizione
camorrista fosse l’unica via percorribile in quel dato momento storico, per
garantirne la sopravvivenza.
Secondo l’accordo
stipulato dalle tre componenti dei clan, ogni famiglia metteva a disposizione
del c.d. “gruppo
misto” alcuni propri affiliati, i quali
sarebbero stati coordinati dai membri del suddetto direttorio (DIANA-PELLEGRINO-TRAMBARULO), sovrintendendo così a
tutte le attività estorsive e di traffico di stupefacenti nei territori di
Lusciano, Parete, Cancello Arnone e, come detto sopra, sul Litorale Domitio,
insistenti anche nel Comune di Giugliano, da Ischitella a Pescopagano e creando
una “cassa comune”al fine di dividere i proventi delle attività illecite tra
gli affiliati .
Importantissime
indicazioni sull’esistenza del “gruppo
misto” e sul suo funzionamento sono state peraltro fornite da uno dei suoi
componenti di vertice, ovvero DIANA Francesco, arrestato nel luglio 2009 e poi
divenuto collaboratore di giustizia; ma anche altri affiliati hanno
successivamente confermato il quadro generale tracciato dal DIANA, quali suo
cognato BARONE Michele ed il sodale AMATRUDI Massimo, anche loro membri della
componente bidognettiana.
A questi, poi, vanno
ad aggiungersi altri importanti collaboratori di giustizia, quali LAISO
Salvatore, PICCOLO Raffaele e MOLA Giovanni, i quali, ancorché non facenti parte
del c.d. “gruppo misto”, erano
comunque tutti affiliati al Clan dei
Casalesi ed erano, per tale ragione, a conoscenza dell’identità di numerosi
componenti del suddetto “gruppo”.
Le convergenti dichiarazioni di tutti i predetti
collaboratori di giustizia sono state quindi ulteriormente circostanziate ed
implementate da quelle dell’ultimo collaboratore di giustizia riconducibile al
contesto in esame: PIROZZI Giuliano, la cui scelta di collaborare con la
giustizia risale a soli pochi mesi fa.
Questi, infatti,
avendo fatto parte del suddetto “gruppo
misto” in quota al clan “MALLARDO” ha
avuto una personale e diretta
conoscenza non solo della provenienza e dei ruoli ricoperti in seno al gruppo
suddetto da parte dei due affiliati al suo stesso clan, i
menzionati BARBATO Pasquale e DI CICCO Massimo,
ma anche del ruolo di spicco ricoperto,
ancora fino ai nostri giorni, in seno al “gruppo”
da TRAMBARULO
Gennaro, che ha indicato quale componente del “direttorio” in quota alla storica
famiglia Napoletana dei “LICCIARDI”.
A seguito della
esecuzione delle ordinanze cautelari si viene ad incidere in maniera significativa sugli assetti
criminali dell’area in esame, privando il c.d. “gruppo misto”, tuttora
operativo, di tre dei suoi esponenti di rilievo, uno dei quali, ovvero
Trambarulo Gennaro, al vertice del gruppo e con importanti funzioni di
direzione e coordinamento delle attività illecite.