Santa Maria Capua Vetere, i carabinieri del Comando Provinciale di Caserta -
Reparto Operativo hanno eseguito, nelle provincie di Caserta, Napoli, Salerno e
Avelline, un'ordinanza di custodia cautelare (arresti domiciliari), emessa dal GIP del
locale Tribunale nei confronti degli indagati di cui all'allegato elenco, ritenuti
gravemente indiziati, tra l'altro, dei reati di associazione per delinquere (art.416 c.p.),
rivelazione di segreto d'ufficio continuato (art. 81, 326 c.p.), frode nell'esercizio del
commercio (art. 515 c.p.), vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine
(art. 516 c.p.), vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.),
commercio di sostanze alimentari nocive (art.444 c.p.), falso ideologico (art. 479
c.p.), rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro (art. 437
c.p.), lesioni colpose conseguenti a infortuni sul lavoro (art. 590 c.p.), violazione di
sigilli (art. 349 c.p.) e smaltimento illecito di rifiuti (art. 6 del D.L. 172/08 conv. in
legge 210/08).
L'indagine, svolta dal 2011 al 2013, ha avuto inizio dall'approfondimento
investigativo conseguente a un grave infortunio sul lavoro verifìcatosi nel caseificio
CANTILE, in Sparanise, il 20 febbraio 2011, nel corso del quale un operaio aveva
perso le dita di una mano. L'incidente, che era stato segnalato dalla società
CANTILE s.r.l. come fortuito, nascondeva, invece, la manomissione di un
macchinario, dal quale, al fine di aumentare la produzione, erano stati eliminati i
sistemi di sicurezza per gli operatori.
Le investigazioni, basate soprattutto su intercettazioni telefoniche, e iniziate proprio
per monitorare l'operaio che, dopo aver denunciato il fatto, aveva ritrattato le accuse
(a fronte - come poi si sarebbe accertato - di offerta di danaro), ben presto si erano
concentrate anche su altre condotte illecite, che a mano a mano venivano evidenziate
dalle indagini e che risultavano afferire pressoché ad ogni aspetto dell'attività di
impresa della CANTILE s.r.l.
L'attività d'indagine ha disvelato l'esistenza di un'autentica associazione per
delinquere, al cui vertice vi erano Guido CANTILE, dominus della società CANTILE
is.r.l. - uno dei più importanti caseifici produttori di mozzarella di bufala campana
DOP del casertano - e i suoi due figli, Pasquale e Luigiantonio, con l'importante e
fattivo contributo di alcuni dipendenti e alcuni collaboratori dell'azienda e con la
complicità e connivenza di veterinari dell'A.S.L. Questa organizzazione aveva
realizzato un sistema ben collaudato negli anni, che le ha consentito di raggiungere
importanti traguardi economici, a discapito delle più elementari norme di sicurezza
dei lavoratori e di tutela della salute pubblica.
L'attività di indagine ha consentito di accertare, prima di tutto, oltre ad un secondo
episodio di infortunio sul lavoro quasi identico al primo, una serie di adulterazioni
alimentari che si estendevano all'intero ciclo produttivo dell'azienda.
In particolare, gli esiti di plurimi prelievi effettuati dalla polizia giudiziaria sul
prodotto commercializzato dalla CANTILE s.r.l., contrassegnato dal marchio DOP
(mozzarella di bufala campana DOP), hanno permesso di verificare che al latte di
bufala veniva abitualmente miscelato latte vaccino, in violazione del disciplinare
adottato dal Ministero per le Politiche Agricole a tutela della mozzarella di bufala,
con conseguente frode in danno del consumatore.
Di ciò, come risulta dalle indagini, si sono rese conto anche importanti catene di
distribuzione estere e, in particolare, francesi (Auchan e Monoprix) rifornite dal
caseifìcio CANTILE.
Il caseifìcio, inoltre, pur essendo tenuto ad acquistare materie prime di provenienza
certa — in ossequio alla normativa di settore che, a tutela della salute del consumatore,
prescrive la tracciabilità del latte e dei semilavorati impiegati nel ciclo produttivo -,
provvedeva, in maniera pressoché sistematica, all'accaparramento anche all'estero di
partite di latte e di cagliata, spesso molto scadenti, di cui veniva celata la
provenienza, all'evidente fine di contenere i costi di produzione. In particolare, gli
esiti dell'attività di indagine comprovano che i CANTILE, per il tramite di società di
comodo (soprattutto la Planet Group s.r.l.}, acquistavano abitualmente quote di latte
e cagliata proveniente da Francia, Polonia e Ungheria, che facevano risultare di
provenienza italiana, alterandone i documenti di trasporto.
Il latte e le materie prime acquistate, inoltre, non venivano sottoposte ad adeguato
autocontrollo sanitario (grazie alla compiacenza delle due biologhe dipendenti del
caseificio), così come prescritto dalla normativa di settore, ma venivano impiegati nel
ciclo produttivo (anche del prodotto DOP) e, a volte, quando erano in eccesso,
rivenduti a terzi, benché alterati. Appaiono in proposito eloquenti gli esiti dei
controlli effettuati a campione sul latte giacente presso i silos del caseificio, dai quali
si è potuto evincere la sussistenza di una carica batterica notevolmente superiore(anche fino a oltre 2.000 volte) rispetto a quella consentita dalla normativa vigente e
tale da far ritenere il prodotto finale addirittura potenzialmente nocivo per la salute
pubblica.
Appare poi addirittura inquietante il proposito di CANTILE Pasquale (evidenziato da
conversazioni telefoniche) di utilizzare un concime chimico impiegato in agricoltura
(l'urea) per far aumentare la carica proteica del latte e migliorarne così la resa, in
modo, cioè, da aumentare il quantitativo di prodotto realizzato con la medesima
quantità di materia prima (benché lo stesso CANTILE Pasquale sapesse che Vurea
utilizzata in mangimi somministrati alle bufale ne aveva provocato il decesso).
Altre illiceità riscontrate dalla polizia giudiziaria attengono allo smaltimento dei
rifiuti prodotti dal caseifìcio. I CANTILE smaltivano i residui della lavorazione dei
prodotti caseari (siero e fanghi), scaricandoli, grazie a dei by-pass, negli impianti
fognari o nei condotti che conducono ai fiumi ivi presenti. Malgrado scoperti, e pur a
fronte dei ripetuti sequestri operati dalla PG ai loro danni, hanno ogni volta reiterato
la condotta, con pervicacia degna di miglior causa.
Parimenti rilevante è lo smaltimento dei rifiuti solidi (plastica, contenitori ed altro),
effettuato dal caseifìcio in un'isola ecologica del Comune di San Nicola La Strada,
destinata a ricevere esclusivamente rifiuti solidi urbani, in spregio ancora una volta
alla normativa vigente e grazie a soggetti compiacenti addetti alla struttura.
Una così sistematica commissione di condotte illecite è stata resa possibile anche
dalla complicità dei funzionari dell'A.S.L. addetti al controllo sanitario, nel caso di
specie, in realtà, diventato poco più che simbolico.
Invero, gli accessi al caseificio da parte dei veterinari dell'ASL, per prelevare
prodotti da campionare, erano preceduti, ogni volta, contrariamente a quanto previsto
dalle norme, da preavviso ai soggetti da sottoporre a controllo. Per questo, l'esito dei
controlli risultava, ovviamente, pressoché sempre favorevole.
L'attività di indagine ha fatto emergere un quadro di rapporti fra controllori e
controllati assolutamente inquietante, in virtù dei quali i due funzionari dell'ASL
coinvolti non solo preannunciavano i loro controlli, ma preavvisavano i CANTILE
anche delle visite ispettive da parte di organi diversi (ad esempio, il controllo da parte
della Commissione Europea) e addirittura partecipavano a riunioni che si tenevano
presso il caseifìcio, aventi il precipuo scopo di ovviare agli inconvenienti presenti
nella struttura.
Il GIP, su richiesta del p.m., ha provveduto ad applicare, oltre alle misure cautelari
personali sopra indicate, la misura cautelare reale costituita dal sequestro preventivo
- dell'intera azienda del caseificio CANTILE, nonché dei vari punti vendita