Nella
corso della mattinata, la Squadra Mobile di Caserta, diretta dal Vice
Questore Aggiunto dr. Alessandro TOCCO, ad epilogo di indagini
coordinate dalla Procura Distrettuale di Napoli, ha eseguito un
ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del
Tribunale partenopeo, nei confronti di ZAGARIA Antonio, nato a San
Cipriano d’Aversa (CE) il 29.06.1962, res. a Casapesenna (CE),
fratello del boss Michele, in relazione al reato di associazione di
stampo mafioso, e nei confronti di MASSA Rosaria, coniugata INQUIETO
Vincenzo, nata a Napoli il 08.04.1973, res. a Casapesenna (CE), in
relazione ai reati di favoreggiamento e procurata inosservanza di
pene, aggravati dall’avere agito al fine di agevolare il clan dei
Casalesi-fazione ZAGARIA. Il provvedimento restrittivo si inserisce
nel contesto delle indagini coordinate dalla D.D.A. di Napoli e
condotte dalla Squadra Mobile di Caserta per la cattura del latitante
ZAGARIA Michele, arrestato a Casapesenna (CE), il 7 dicembre 2011,
nel rifugio-bunker di Via Mascagni 9. Infatti, le investigazioni
appuravano che ZAGARIA Antonio, già arrestato il 20 novembre scorso
dalla Squadra Mobile di Caserta per tentata estorsione aggravata dal
metodo mafioso, avendo sempre ricoperto un ruolo verticistico nella
consorteria camorrista, congiuntamente agli altri due fratelli
Pasquale e Carmine - sino al loro arresto avvenuto, rispettivamente,
il 28 giugno 2007 ed il 27 gennaio 2011 -, dopo la cattura del boss,
aveva preso in mano le redini del clan, gestendone personalmente le
attività criminose, la cassa, le risorse finanziarie e la
distribuzione degli stipendi ai familiari degli affiliati detenuti.
Peraltro, il ruolo eminente ricoperto da ZAGARIA Antonio è stato
confermato da diversi collaboratori di giustizia, quali VENOSA
Salvatore, DIANA Tammaro, LAISO Salvatore e VARGAS Roberto. Inoltre,
gli investigatori guidati dal V.Q.A. TOCCO hanno appurato anche il
diretto e consapevole ruolo svolto dalla citata MASSA Rosaria,
unitamente al coniuge INQUIETO Vincenzo, tuttora detenuto, nel
favorire la latitanza di ZAGARIA Michele, consentendogli di
continuare ad eludere le ricerche delle forze di polizia e, così,
sottrarsi all’esecuzione dei numerosi provvedimenti restrittivi,
alcuni anche definitivi, emessi dalla magistratura nei suoi
confronti. Infatti, attraverso servizi di intercettazione e complesse
perizie, si accertava che la donna non poteva ignorare l’esistenza
del sofisticato rifugio che ospitava il boss ZAGARIA Michele,
realizzato sotto il locale lavanderia della sua abitazione,
attraverso lavori complessi e sicuramente prolungati. Peraltro, il
bunker disponeva di un sistema di comunicazione interna, tramite
citofoni, collegato direttamente con la cucina e la camera
matrimoniale dei coniugi INQUIETO-MASSA, circostanza che conferma il
loro quotidiano rapporto con il boss, costretto ad uscire dal rifugio
per consumare i pasti, non disponendo di una cucina. Inoltre, MASSA
Rosaria, anche dopo la cattura del boss, ha continuato a mantenere
contatti con il boss, attraverso un fitta corrispondenza epistolare,
che confermava la familiarità dei suoi rapporti con ZAGARIA Michele
e, quindi, la non occasionale presenza dell’ex latitante nel
rifugio ricavato nella sua abitazione.
Caserta,
18 Febbraio 2013.