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lunedì 18 febbraio 2013

OPERAZIONE DELLA SQUDRA MOBILE DI CASERTA -LA DDA DI NAPOLI ESEGUE TRE ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE

 
Nella corso della mattinata, la Squadra Mobile di Caserta, diretta dal Vice Questore Aggiunto dr. Alessandro TOCCO, ad epilogo di indagini coordinate dalla Procura Distrettuale di Napoli, ha eseguito un ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, nei confronti di ZAGARIA Antonio, nato a San Cipriano d’Aversa (CE) il 29.06.1962, res. a Casapesenna (CE), fratello del boss Michele, in relazione al reato di associazione di stampo mafioso, e nei confronti di MASSA Rosaria, coniugata INQUIETO Vincenzo, nata a Napoli il 08.04.1973, res. a Casapesenna (CE), in relazione ai reati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pene, aggravati dall’avere agito al fine di agevolare il clan dei Casalesi-fazione ZAGARIA. Il provvedimento restrittivo si inserisce nel contesto delle indagini coordinate dalla D.D.A. di Napoli e condotte dalla Squadra Mobile di Caserta per la cattura del latitante ZAGARIA Michele, arrestato a Casapesenna (CE), il 7 dicembre 2011, nel rifugio-bunker di Via Mascagni 9. Infatti, le investigazioni appuravano che ZAGARIA Antonio, già arrestato il 20 novembre scorso dalla Squadra Mobile di Caserta per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, avendo sempre ricoperto un ruolo verticistico nella consorteria camorrista, congiuntamente agli altri due fratelli Pasquale e Carmine - sino al loro arresto avvenuto, rispettivamente, il 28 giugno 2007 ed il 27 gennaio 2011 -, dopo la cattura del boss, aveva preso in mano le redini del clan, gestendone personalmente le attività criminose, la cassa, le risorse finanziarie e la distribuzione degli stipendi ai familiari degli affiliati detenuti. Peraltro, il ruolo eminente ricoperto da ZAGARIA Antonio è stato confermato da diversi collaboratori di giustizia, quali VENOSA Salvatore, DIANA Tammaro, LAISO Salvatore e VARGAS Roberto. Inoltre, gli investigatori guidati dal V.Q.A. TOCCO hanno appurato anche il diretto e consapevole ruolo svolto dalla citata MASSA Rosaria, unitamente al coniuge INQUIETO Vincenzo, tuttora detenuto, nel favorire la latitanza di ZAGARIA Michele, consentendogli di continuare ad eludere le ricerche delle forze di polizia e, così, sottrarsi all’esecuzione dei numerosi provvedimenti restrittivi, alcuni anche definitivi, emessi dalla magistratura nei suoi confronti. Infatti, attraverso servizi di intercettazione e complesse perizie, si accertava che la donna non poteva ignorare l’esistenza del sofisticato rifugio che ospitava il boss ZAGARIA Michele, realizzato sotto il locale lavanderia della sua abitazione, attraverso lavori complessi e sicuramente prolungati. Peraltro, il bunker disponeva di un sistema di comunicazione interna, tramite citofoni, collegato direttamente con la cucina e la camera matrimoniale dei coniugi INQUIETO-MASSA, circostanza che conferma il loro quotidiano rapporto con il boss, costretto ad uscire dal rifugio per consumare i pasti, non disponendo di una cucina. Inoltre, MASSA Rosaria, anche dopo la cattura del boss, ha continuato a mantenere contatti con il boss, attraverso un fitta corrispondenza epistolare, che confermava la familiarità dei suoi rapporti con ZAGARIA Michele e, quindi, la non occasionale presenza dell’ex latitante nel rifugio ricavato nella sua abitazione.


Caserta, 18 Febbraio 2013.