La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


email
procecere@alice.it
procecere@virgilio.it



Visualizzazioni secondo Google dal 2009

giovedì 4 novembre 2010

OMICIDIO RAFFAELE LUBRANO - CINQUE APPARTENETI AL CLANA DEI CASALESI RISULTANO FAR PARTE DEL GRUPPO DI FUOCO CHE UCCISE IL FRATELLO DI DON VINCENZO

Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale D.D.A. (PP.MM. Dott. Giovanni Conzo – Dott.ssa Liana Esposito), nei confronti di cinque affiliati al clan “dei casalesi” – fazione Schiavone, ritenuti responsabili di omicidio, porto e detenzione illegale armi da fuoco, aggravati dalla finalità di aver agevolato le attività del sodalizio criminale di appartenenza.

Il provvedimento restrittivo costituisce l’epilogo di un’indagine attraverso cui è stato possibile acquisire gravi ed inconfutabili elementi di colpevolezza a carico degli indagati in relazione all’omicidio di LUBRANO Raffaele cl.’59, commesso la sera del 14 novembre 2002 in Pignataro Maggiore (CE).

Duplice la motivazione alla base dell’omicidio:

- la prima legata alla necessità da parte del gruppo Schiavone di riaffermare la propria supremazia nel territorio di Pignataro Maggiore e zone limitrofe con l’eliminazione del figlio del capo di un concorrente gruppo criminale autoctono (clan Lubrano-Ligato) che aveva cercato di ritagliarsi autonomi spazi nella citata area nella gestione delle attività estorsive;

- la seconda quella di vendicare l’uccisione di un parente di un elemento di vertice del clan “dei casalesi”, MARTINELLI Enrico, il cui fratello Emilio fu vittima di un agguato ordito dai LUBRANO a metà degli anni ’80.

LUBRANO Raffaele era figlio del capoclan Vincenzo e risultava anche imparentato con la famiglia NUVOLETTA di Marano di Napoli (legata ai Corleonesi di Totò Riina) in quanto aveva sposato la figlia di NUVOLETTA Lorenzo, capo storico dell’omonimo clan.

Particolarmente efferate furono le modalità dell’omicidio, commesso con pistole e fucili mitragliatori, al termine di un lungo inseguimento per le vie del centro cittadino. Nonostante l’autovettura guidata dal LUBRANO fosse stata attinta da colpi d’arma, il predetto aveva tentato la fuga invertendo il senso di marcia, dopodiché era sceso dal mezzo per fuggire a piedi ma venne raggiunto dai killer.

 I destinatari della misura (in atto detenuti) facevano tutti parte del “gruppo di fuoco” della famiglia Schiavone ed alcuni di essi rivestivano funzioni decisionali: PANARO Nicola cl.’68 (già inserito nell’elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità), SCHIAVONE Vincenzo cl.’78, BIANCO Franco cl.’73, MAURO Mario cl.’75 e VITOLO Massimo cl.’71.

Infine sono stati notificati anche gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di altri tre affiliati indagati.