La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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martedì 20 ottobre 2009

PALAZZO MARIOTTI: QUANT’ALTRO DURERA’ LA TELENOVELA? IL COMUNICATO DI RINASCITA CITTADINA

PALAZZO MARIOTTI: QUANT’ALTRO DURERA’ LA TELENOVELA?

La notizia del “sequestro preventivo” di Palazzo Mariotti da parte di un GIP del Tribunale di S. Maria C. V. sembra una battuta umoristica.
Ciò che è stato sequestrato infatti non è il palazzo, bensì un cumulo di macerie: di fatto si è trattato di un “sequestro postumo”.
Oltre alla tempestività del provvedimento, c’è da apprezzarne la motivazione: il proprietario dell’immobile si è reso colpevole di averlo demolito “oltre quanto consentito dalla Concessione Edilizia”. Chissà quanto era consentito demolire di un palazzo che la Soprintendenza aveva vincolato come fabbricato di interesse storico – ambientale…
La vicenda sarebbe tutta da ridere, se non fosse tragica e paradigmatica di una condizione “sammaritana” (ma che tutto sommato possiamo anche definire “italiana”), e se non fosse avvolta dai soliti misteri che rendono l’urbanistica un terreno minato.
Vero è che il Piano Regolatore Comunale dell’83 non include Palazzo Mariotti nel Centro Storico, benché già a prima vista ed anche ad un incompetente esso appariva come un dignitoso fabbricato dell’800 meritevole di essere tutelato.
Per la Soprintendenza ai Beni Architettonici-Ambientali-Storici i fabbricati risalenti ad epoca antecedente la seconda guerra mondiale hanno tutti potenzialmente un valore storico-ambientale più o meno rilevante. Va detto però che i rispettivi proprietari sono assoggettati al vincolo di cui alla L 1089/39 solo se il “rilevante interesse storico-ambientale” è stato loro ufficialmente notificato.
Intanto la “Ricognizione della città di S. Maria C. V.” propedeutica alla formazione del nuovo PRG, (consegnata ufficialmente all’A. C. già a Novembre del 2001) segnalava Palazzo Mariotti tra i centottanta fabbricati significativi della storia e dell’identità urbanistica della città: quegli elaborati non sono mai stati portati alla conoscenza dei cittadini, e meno che mai l’Ufficio Tecnico Comunale ne ha tenuto conto.
E così solo qualche anno dopo, chi è venuto a S. Maria C. V. a comprarsi quel palazzo aveva già pronto il progetto della sua sostituzione.
Allora, prima domanda: quel palazzo gli era stato venduto già gravato dal vincolo notificato della Soprintendenza?
Seconda domanda: all’Ufficio Tecnico di S. Maria C. V. gli hanno rappresentato la rilevanza storico-ambientale dell’immobile?
Sembra che, viceversa, a fronte della richiesta, in un primo momento e nell’assoluto disinteresse degli amministratori di S. Maria C. V., sia stato rilasciato dall’UTC il Permesso di Costruire per la sostituzione edilizia senza alcuna prescrizione di tutela storico-ambientale.
E però quando allora l’Associazione “Rinascita Cittadina” intraprese la sua campagna mediatica a difesa di Palazzo Mariotti, si trovò improvvisamente e inaspettatamente scavalcata da un turbine di iniziative: denunce, sigilli al fabbricato da parte dei Carabinieri, intervento della Soprintendenza, retro-march dell’Ufficio Tecnico Comunale. Sembravano essersi risvegliati dal torpore finanche personaggi della politica e dell’amministrazione che negli anni precedenti, se avessero veramente voluto, avrebbero ben potuto (e dovuto) promuovere l’approvazione di provvedimenti di regolamentazione urbanistica volti ad evitare che Palazzo Mariotti (e prima ancora il Palazzo del Vescovo di via Melorio, il palazzo di via Torre ex Ufficio del Lavoro, il giardino del palazzo del Duca di Presenzano a via Roberto D’Angiò, etc…) fossero aggrediti dalla speculazione.
Alla fin dei conti per un imprenditore che viene da fuori un “palazzo vecchio” di S. Maria C. V. è solo l’occasione per una “operazione immobiliare”: per i cittadini di S. Maria e per i suoi amministratori dovrebbe essere qualcosa di ben più importante.
Comunque sembra che, dopo la revoca della Concessione, al proprietario di Palazzo Mariotti sia stato proposto un compromesso: lasciare in piedi le facciate e svuotare l’interno per ricavarci comunque un bel po’ di appartamenti e di posti auto. Ipocrisia di una ormai diffusa forma di “conservazione” del patrimonio storico-architettonico che di fatto danneggia l’urbanistica senza accontentare del tutto la speculazione.
Ma il proprietario ad un certo punto sembra non aver più tanta fretta: chiede e gli viene accordato il permesso per un “intervento di messa in sicurezza”. (l’immobile peraltro, oggettivamente, con il tetto ormai sfondato e senza infissi esterni, si stava infradiciando e si avviava ad andare rapidamente in malora).
Nel metterlo in sicurezza però… Palazzo Mariotti gli è andato giù!
Nuove denunce e nuovo sequestro.
E così permane ancora dopo due anni (e rischia di restarci per chissà quant’altro tempo) quella recinzione esterna ai fronti dell’immobile che strozza il traffico al già problematico incrocio di via Mazzocchi con via Avezzana: quest’ultima ormai vera e propria tangenziale di scorrimento del traffico proveniente da S. Tammaro e Capua e diretto ad Aversa e Caserta, appesantita proprio nel tratto successivo da un irragionevole carico di scuole, condomini allucinanti (ai quali stava per aggiungersi la “sostituzione” di Palazzo Mariotti), passaggi a livello e sottopasso alle FS, nonché attività commerciali che si “dilatano” sulla pubblica via in maniera selvaggia; tutto debitamente autorizzato!
Ma sono ancor più anni che quell’angolo di isolato urbano del Centro Storico era stato lasciato deperire dalla precedente proprietà, riducendolo alla condizione di una indecorosa fatiscenza.
Cosa vogliamo fare ora, presidiare un cumulo di macerie ricettacolo di topi?
L’unica cosa che responsabilmente possiamo augurarci è che la vicenda giudiziaria si chiuda al più presto, e che si pervenga in qualche modo alla definitiva sistemazione urbanistica dell’area di sedime di quel fabbricato, magari con la realizzazione di un fabbricato nuovo ma rispettoso dei caratteri del luogo e, soprattutto, di carico abitativo non superiore a quello del palazzo storico originario.
Quanto a tutte le altre problematiche riguardanti l’ambito urbano gravitante su quel tratto di via Avezzana, su via Mazzocchi, su via Napoli e su via Saraceni, questa, al punto in cui siamo, è una ben più complessa questione, molto più difficile da affrontare e risolvere, finanche in un nuovo Piano Regolatore.
Rinascita Cittadina