Non c'è dubbio che la vicenda del presidente della regione lazio è una risposta politica a quanto accaduto alla famiglia Mastella . In gergo napoletano c'è un detto che recita " chest' vale p' chell". Ma ciò che è accaduto al presidente Marrazzo ripercorre la storia dell'addetto stampa di Romano Prodi che venne sopreso davanti alle lucciole per soddisfare i suopi desideri primeordiali. La musica è sempre la stessa, ma gli attori non cambiano questi personaggi della sinistra ci piace il sesso sfrenato. Non è da meno neanche Santa Maria Capua Vetere che negli anni passati con le sue escort, pardon rote e scort, hanno soddisfatto parecchi festini con coca e sesso con giochi sotto i tavoli .
ROMA - Gridano al complotto, alla montatura, ma restano in carcere i 4 carabinieri accusati di aver ricattato il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, cercando poi di vendere un video compromettente che lo vedeva in una stanza di un appartamento di via Gradoli, a Roma, in compagnia di un transessuale. Anni fa la strada era nota per un covo delle brigate rosse quando rapirono Aldo Moro . Non è che è lo stesso appartamento? E oggi, mentre nel carcere di Regina Coeli i 4 carabinieri venivano interrogati dal gip Sante Spinaci, la bufera giudiziaria e politica che ha inghiottito il governatore del Lazio ha toccato il suo momento piu' delicato, quando Marrazzo ha deciso di autosospendersi dall'incarico. Intanto, in giornata, nuove indiscrezioni e nuovi particolari hanno fatto capolino nell'intricata vicenda che al momento vede come unici indagati i 4 carabinieri arrestati - Luciano Simeone, Antonio Tamburrino di Parete , Carlo Tagliente e Nicola Testini - accusati a vario titolo di estorsione, violazione della privacy e violazione di domicilio. Cosi' si e' appreso che il video girato, quello che testimonierebbe l'incontro tra Marrazzo e il trans conosciuto con il nome di Natalie, avrebbe anche un breve fermo immagine che riprenderebbe l'auto di servizio del presidente. Nell'inquadratura del video si vedrebbe appunto l'auto blu e, ben visibile, anche la targa. Quelle che seguono poi sono le brevi riprese interne con l'incontro tra Marrazzo e il transessuale. E sembra anche emergere che il governatore si sarebbe recato piu' volte in via Gradoli con l'auto di servizio facendosi lasciare pero' ad alcune centinaia di metri per poi proseguire a piedi verso l'appuntamento.
Allo stato dei fatti comunque, agli atti dell'inchiesta non sono emerse responsabilita' giudiziarie di nessuno all'infuori dei 4 militari dell'Arma infedeli. Quello che si dovra' chiarire con le prossime tappe dell'inchiesta sara' soprattutto il ruolo di Natalie nell'intera vicenda. Sapeva dell'imminente irruzione dei carabinieri nell'appartamento? E sapeva soprattutto che qualcuno avrebbe girato un video per poi ricattare il governatore? Oggi uno degli arrestati, il maresciallo Antonio Tamburrino, avrebbe detto che quella mattina di luglio in via Gradoli avrebbe visto ''una persona che forse somigliava a Marrazzo. Ma non sono sicuro, non so dire con certezza se si trattasse del presidente Marrazzo o no''. Tocchera' adesso ai carabinieri del Ros e alla procura di Roma chiarire se invece fosse stato tutto organizzato e pianificato nei dettagli o se i 4 carabinieri si fossero trovati in quell'appartamento per caso. Anche perche', secondo la loro versione, anche loro sarebbero stati ''vittime e pedine della stessa macchinazione'' ai danni di Marrazzo; macchinazione ordita da chi sarebbe gerarchicamente ''molto piu' in alto''. E' stato questo il denominatore comune della difesa di Testini, Simeone e Taglienti, i tre sottufficiali che rispondono dei reati piu' gravi. Tutti, poi, hanno respinto le accuse di aver estorto denaro a Marrazzo, di averlo ricattato e hanno fatto riferimento, secondo indiscrezioni trapelate, ad ''un piano'' ordito anche ai loro danni, oltre che ai danni dell'ex governatore, in cui loro quattro sarebbero serviti come capri espiatori da sacrificare sull'altare di un non meglio precisata strategia per delegittimare il presidente della Regione. Al gip, a loro difesa, hanno elencato ''gli encomi ricevuti'' in una carriera specchiata. Hanno parlato ed elencato le operazioni antidroga sostenendo di essere ''invisi e odiati'' negli ambienti dei transessuali e dei tossici della zona a nord di Roma, dove si trova l'abitazione di Natalie. Hanno anche respinto l'accusa di aver danneggiato, come sostenuto nel provvedimento di fermo, le auto della figlia e della ex moglie di Marrazzo, ma il gip ha confermato nell'ordinanza l'impianto accusatorio, rilevando per i carabinieri infedeli il pericolo di fuga, l'inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. ''Devono restare in carcere''.
Allo stato dei fatti comunque, agli atti dell'inchiesta non sono emerse responsabilita' giudiziarie di nessuno all'infuori dei 4 militari dell'Arma infedeli. Quello che si dovra' chiarire con le prossime tappe dell'inchiesta sara' soprattutto il ruolo di Natalie nell'intera vicenda. Sapeva dell'imminente irruzione dei carabinieri nell'appartamento? E sapeva soprattutto che qualcuno avrebbe girato un video per poi ricattare il governatore? Oggi uno degli arrestati, il maresciallo Antonio Tamburrino, avrebbe detto che quella mattina di luglio in via Gradoli avrebbe visto ''una persona che forse somigliava a Marrazzo. Ma non sono sicuro, non so dire con certezza se si trattasse del presidente Marrazzo o no''. Tocchera' adesso ai carabinieri del Ros e alla procura di Roma chiarire se invece fosse stato tutto organizzato e pianificato nei dettagli o se i 4 carabinieri si fossero trovati in quell'appartamento per caso. Anche perche', secondo la loro versione, anche loro sarebbero stati ''vittime e pedine della stessa macchinazione'' ai danni di Marrazzo; macchinazione ordita da chi sarebbe gerarchicamente ''molto piu' in alto''. E' stato questo il denominatore comune della difesa di Testini, Simeone e Taglienti, i tre sottufficiali che rispondono dei reati piu' gravi. Tutti, poi, hanno respinto le accuse di aver estorto denaro a Marrazzo, di averlo ricattato e hanno fatto riferimento, secondo indiscrezioni trapelate, ad ''un piano'' ordito anche ai loro danni, oltre che ai danni dell'ex governatore, in cui loro quattro sarebbero serviti come capri espiatori da sacrificare sull'altare di un non meglio precisata strategia per delegittimare il presidente della Regione. Al gip, a loro difesa, hanno elencato ''gli encomi ricevuti'' in una carriera specchiata. Hanno parlato ed elencato le operazioni antidroga sostenendo di essere ''invisi e odiati'' negli ambienti dei transessuali e dei tossici della zona a nord di Roma, dove si trova l'abitazione di Natalie. Hanno anche respinto l'accusa di aver danneggiato, come sostenuto nel provvedimento di fermo, le auto della figlia e della ex moglie di Marrazzo, ma il gip ha confermato nell'ordinanza l'impianto accusatorio, rilevando per i carabinieri infedeli il pericolo di fuga, l'inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. ''Devono restare in carcere''.