Il presidente
della Provincia di Caserta, Domenico
Zinzi, ha inviato una missiva al presidente della Giunta Regionale della
Campania, Stefano Caldoro, all’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni
Romano e all’assessore regionale al Lavoro, Severino Nappi per evidenziare “la
drammatica e insostenibile condizione in cui versano i dipendenti del Cub che,
ormai da diversi mesi, non percepiscono il trattamento economico ad essi dovuto
con tutte le implicazioni da ciò discendenti – si legge nella lettera – in
termini di crescenti tensioni sociali e possibili ripercussioni sul
mantenimento dell’ordine pubblico”.
Una
situazione, questa, aggravata dall’assoluta incertezza, sul piano normativo,
circa le sorti dei lavoratori per effetto del reiterarsi di provvedimenti di
proroga del termine previsto dalla legge 26/2010. Da qui il sollecito del
presidente Zinzi a porre fine a
questa condizione di prorogatio attuando la legge 5/2014, sottolineando come
l’Amministrazione Provinciale possa solo svolgere una funzione sollecitatoria
in quanto privata di tutte le competenze relative al ciclo integrato dei rifiuti.
“E’ preciso ed
ineludibile obbligo giuridico della Regione – scrive Zinzi nella missiva inviata a Caldoro – assicurare da un lato la
sollecita attuazione di quanto previsto dalla legge regionale 5/2014, con
particolare riferimento alle sorti dei lavoratori del Cub, e dall’altro
assicurare agli stessi tutte le possibili forme di sostegno finanziario,
attraverso il ricorso agli strumenti legislativamente utilizzabili nel caso di
specie, mediante l’utilizzo di fondi statali e regionali destinati, e già concretamente
individuati, ovvero da destinare a tale specifica finalità”.
“In mancanza dell’adozione
di atti formali che assicurino risposte pronte ed efficaci, – si legge ancora
nella lettera firmata dal presidente Zinzi
– non potrà che prendersi atto dell’atteggiamento di inspiegabile indifferenza
serbato dalla Regione in relazione alla vicenda, con la conseguenza che si
renderà necessario adottare tutti i provvedimenti finalizzati alla definitiva
cessazione dell’operatività del Consorzio e all’avvio della fase propriamente
liquidatoria della struttura consortile”.
Un’evenienza,
questa, che sarebbe “da addebitare unicamente all’impossibilità di ricorrere a
soluzioni alternative e all’assenza di interventi risolutivi da parte dei
competenti livelli istituzionali”.