In data odierna ricorrono i fatti che nel lontano 1987
videro l’uccisione da parte di efferati rapinatori dei Carabinieri Ganci
Carmelo e Luciano Pignatelli. Per quanto di interesse si riportano, di seguito,
i fatti salienti che hanno permesso anche a distanza di anni di identificare ed
assicurare alla giustizia gli autori del reato:
Premessa
I Carabinieri del reparto Operativo del Comando Provinciale
di Caserta a seguito di articolata attività di indagine traevano in arresto tre
pregiudicati, autori dell’efferato duplice omicidio avvenuto in data 04.12.1987
in Castel Morrone (CE) nei confronti dei Carabinieri GANCI Carmelo e Luciano
PIGNATELLI: BASCO Antonio di 45
anni, MAURIELLO Francesco di 51 anni
e SPIERTO Pasquale di 45 anni, tutti
originari di S.Cipriano D’Aversa (CE). Il 4° componente individuato, MAISTO Vincenzo eranel frattempo
deceduto a seguito di agguato di stampo camorristico avvenuto il 15.12.1992 a
S.Cipriano d’Aversa.
Tutti con sentenza di 1° grado
emessa in data 25 giugno 2009 dalla Corte di Assise di S.M.Capua Vetere (CE)
sono stati condannati alla pena dell’ergastolo.La sentenza è stata confermata
dalla Corte D’Assise di Appello di Napoli in data 21 dicembre 2011 ed infine,
in Cassazione il 13 gennaio 2012, diventando definitiva e irrevocabile.
Il caso è stato riaperto nell’anno 2000, sotto la direzione
del Dott. Alessandro D’ALESSIO (all’epoca in servizio quale P.M. presso
la Procura della Repubblica del Tribunale di S.M.Capua Vetere) grazie alla
testimonianza di alcuni c.d.g. quali QUADRANO Giuseppe, DE SIMONE Dario
(elementi di spicco nell’organizzazione camorristica dei “DEI CASALESI”), DI TELLA Aberto, e MAISTO Giacomo, ma
soprattutto alla caparbietà del magistrato titolare dell’indagine e degli
inquirenti.
L’omicidio dei due Carabinieri
Appare opportuno ricostruire brevemente la vicenda che ha
portato all’omicidio dei due militari.
In data 4.12.1987, alle ore 21.10
circa, in Castel Morrone (CE), tre giovani armati di fucile e pistole e con il
volto coperto da maniche di maglia,
perpetrarono una rapina al bar Nazionale di quel centro. I malviventi,
consumato il delitto, si allontanarono a bordo di una Saab turbo di colore
grigio guidata da un quarto complice.
I Carabinieri PIGNATELLI Luciano e GANCI
Carmelo, in servizio presso quella Stazione Carabinieri, liberi dal
servizio ed in abiti civili, avuta
notizia della rapina che si era appena consumata si posero alla ricerca
della menzionata Saab (con la Fiat Ritmo di proprietà di PIGNATELLI) che intercettarono sulla strada Provinciale Castel Morrone-Palamaggiò, in località
Gradilli. A quel punto, dopo aver cercato invano di bloccarli, esplosero alcuni
colpi di pistola a scopo intimidatorio. La Saab guidata dai ricercati aumentò
la velocità e giunta all’incrocio Palamaggiò i malviventi bloccarono la corsa,
posizionando l’autovettura in modo da attendere l’arrivo della Fiat Ritmo. I
Carabinieri, giunti all’incrocio del Palamaggiò e accortisi della situazione di
pericolo, tentarono di forzare il “posto di blocco”posto in essere dai
rapinatori, che nell’occasione esplosero diversi colpi di arma da fuoco
all’indirizzo della Ritmo, che continuava a proseguire la marcia in direzione
Caiazzo. A quel punto i rapinatori
risalirono sulla Saab ed iniziarono un inseguimento, durante il quale né
scaturì un conflitto a fuoco tra questi ultimi e i Carabinieri.
Quando la Saab, certamente più veloce, raggiunse la
Fiat Ritmo, uno dei malviventi, armato
di fucile, esplose in rapida successione almeno due colpi all’indirizzo della
Ritmo. E’ possibile che uno dei colpi, o entrambi, raggiunsero il Carabiniere Pignatelli che era al posto di
guida, e perciò l'auto finì fuori strada e si ribaltò. La Saab si fermò, i
malviventi scesero dalla macchina e spararono con tutte le armi a loro
disposizione contro gli inermi occupanti
della Ritmo, per assicurarsi di averli uccisi.Subito dopo gli assassini
risalirono in macchina, ma a Capua furono intercettati da due pattuglie dei Carabinieri della Compagnia CC di S.Maria C.V. che, seppur ancora non a conoscenza della rapina
perpetrata in Castel Morrone e dell’omicidio dei Carabinieri, riconobbero la
Saab che era stata rapinata la sera precedente e la inseguirono. I rapinatori,
approfittando della potenza della loro auto, imboccarono la strada Carditello - Casal di Principe e riuscirono a distanziare le autovetture
militari. Di lì a poco in località
S.Antonio, agro del Comune di S.Tammaro, a causa dello scoppio di un pneumatico
la Saab fu abbandonata e i killers si dileguarono a piedi nelle campagne
adiacenti.
Durante le successive ricerche, fu rinvenuta una scarpa e un pezzo
di stoffa di un giubbino, appeso ad un filo spinato che recingeva un grosso
appezzamento di terreno.
Durante il sopralluogo, nelle adiacenze della Fiat Ritmo e
all’altezza del Palamaggiò (sull’asfalto), nonché all’interno dell’autovettura
Saab fu rinvenuto numeroso materiale balistico[1] e un passamontagna ricavato da maniche di
maglioni e 3 mozziconi di sigarette.
Attività posta in essere dal Reparto
Operativo dopo la morte dei due Carabinieri.
In particolare un esame più attento dei numerosi episodi
delittuosi che si erano consumati in quel periodo (in particolare rapine in
danno di coppie, esercizi commerciali e ignari automobilisti) consentirà di
chiarire che operavano nella provincia di Caserta almeno due bande di
rapinatori. Si potrà inoltre sostenere che quella composta da MAISTO Vincenzo (deceduto il
15.12.1992), MAURIELLO Francesco, BASCO
Antonio e SPIERTO Pasquale sia
stata quella che, per numero di partecipanti, armi utilizzate e modalità
operative, ha perpetrato il duplice omicidio dei Carabinieri.
Infine le dichiarazioni rese dai c.d.g. trovano ulteriore
riscontro in quelle fornite in data 16.02.1993 da MAISTO Giacomo al P.M. Dott. Albano della Procura della Repubblica
C/o Tribunale S.Maria C.V., mentre era ristretto presso la Casa Circondariale
di Vasto Chiese. I numerosi episodi narrati dal MAISTO si riferiscono ad attività delittuose cui ha partecipato il
figlio Vincenzo. In particolare il
figlio Vincenzo gli confessò di essere stato uno degli assassini dei due
Carabinieri uccisi a Castel Morrone, notizia questa confermatagli dai complici
del figlio: BASCO, SPIERTO e MAURIELLO.A tal proposito MAISTO Giacomo riferì che una sera
tardi nel rincasare trovò il figlio Vincenzo estremamente nervoso. Nella
circostanza questi gli confidò che poche ore prima insieme a SPIERTO Pasquale,
MAURIELLO Francesco e BASCO Antonio aveva ucciso due Carabinieri. In
particolare, nel descrivere la dinamica
dei fatti, gli riferì che dopo aver consumato una rapina in un bar di Castel Morrone furono inseguiti da
una macchina. Capirono che si trattava di Carabinieri perché, nel corso
dell’inseguimento, gli occupanti dell’auto esplosero alcuni colpi di arma da
fuoco. Una volta distanziata l’auto inseguitrice, il MAURIELLO spense i fari, si fermò e si nascose in un vicolo cieco,
attendendo il passaggio dell'autovettura dei Carabinieri. Non appena la
macchina con i due militari passò, cominciarono loro ad inseguire i Carabinieri
e grazie alla potenza della loro vettura si avvicinarono facilmente e spararono
diversi colpi d'arma da fuoco. L’auto dei militari finì fuori strada ed il MAURIELLO, bloccata la Saab ordinò agli altri di “finirli”. Dopo l’esecuzione salirono
sull’auto e nel fare il ritorno verso casa, a causa dello scoppio di un
pneumatico, furono costretti ad abbandonare il mezzo e scappare a piedi per le
campagne circostanti. I capi clan disapprovarono tale azione e nei giorni
successivi cercarono gli autori dell’omicidio, nel frattempo resisi irreperibili. Tempo dopo, suo figlio e
i complici furono affiliati all’organizzazione dei Casalesi.
Infine si provvedeva al ritiro presso l’ufficio Corpi di
Reato del Tribunale di S.Maria Capua Vetere di due reperti contenenti il
materiale rinvenuto nell’autovettura
Saab e cioè nr. 3 passamontagna e 3
mozziconi di sigarette con filtro giallo. Da un esame delle tracce biologiche estratte
dai reperti si è giunti alla certezza scientifica dell’utilizzo del
passamontagna da parte di uno degli arrestati.