La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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giovedì 30 dicembre 2010

SANTA MARIA CV - L'IMPRENDITORE RINO CAPITELLI STRATEGA ANCH'ESSO DELLA DEFENESTRAZIUONE DEL SINDACO

Lo stratega della defenestrazione del sindaco Giudicianni ha un nome: Rino Capitelli figlio dell’indimenticabile Roberto che è stato uno dei pochissimi veri imprenditori dell’Antica Capua. E sulle orme del padre si muove anche Rino, anche lui imprenditore- insieme al fratello e alle sorelle- con un chiodo fisso: far risorgere Santa Maria Capua Vetere prima che la città raggiunga il punto di non ritorno. “La decisione di dare la spallata definitiva all’amministrazione Giudicianni- spiega – nasce sia da una esigenza sia da una amara postazione. L’esigenza è quella di invertire la rotta economico-sociale della nostra amata città che una volta era la capitale del commercio, della cultura e dello sport dell’intera Terra di Lavoro. La costatazione, invece, è davvero amarissima: mai Santa Maria Capua Vetere aveva vissuto, nella sua storia, una stagione così mortificante: crisi esponenziale dell’intero commercio, scuole chiuse per inagibilità, strade gruviera difficile da percorrere anche per un appassionato di motocross come il sottoscritto; vivibilità pari a zero, crescita dei fenomeni delinquenziali di micro e macro criminalità, strutture sportive fatiscenti abbandonate al loro triste destino e un tasso stellare di inoccupazione e disoccupazione forse anche superiore a quello che si registrava nell’immediato secondo dopoguerra. Una città, insomma, in ginocchio. E preda di una stretta cerchia di amministratori che, ignorando completamente il senso del bene comune, erano a caccia solo di prebende e di benefits personali…”

Da questa articolata e ineccepibile disamina, la volontà di voltare pagina. Con coraggio e determinazione. E d’altronde, nel caso degli ex amministratori, non si poteva correre nemmeno il rischio di gettare, insieme, all’acqua sporca anche il bambino. Semplicemente perché l’infante da salvare non c’è mai stato. “Comunque sia è già giunto il tempo di rimboccarci le maniche- aggiunge Rino Capitelli- e di chiamare a raccolta le professionalità e le energie positive di cui, nonostante tutto, dispone la nostra città. E una volta aggregate queste forze dare la stura a una progettualità in grado di far rivivere a Santa Maria Capua Vetere gli antichi fasti. Si potrebbe ricominciare un discorso che veda centrale il commercio in tutti i suoi settori cardine. Ma per fare questo è necessario un atto propedeutico: stoppare l’ondata di centri commerciali che ci hanno letteralmente invasi e restituire le vaste aree cittadine all’uso delle attività realmente produttive. Non abbiamo, infatti, bisogno di ulteriori case. La città elemosina lavoro stabile e dignitoso che non potrà essere assicurato ai nostri concittadini in gravi difficoltà economiche se non attraverso una politica di recupero del territorio. L’elenco delle priorità a cui mettere mano è sterminato: dalla difesa del Tribunale nella nostra città e nel centro storico all’effettivo radicamento delle facoltà universitarie che, oggi come oggi, non incidono minimamente sull’economia locale; dalla valorizzazione dell’immenso patrimonio storico-archeologico che in tante altre realtà, con minori poli attrattivi, è stato fatto fruttare al massimo alla viabilità strettamente connessa a un serio piano urbanistico e a un potenziamento dell’illuminazione in tutti i quartieri cittadini. Lo so lo stato dell’arte è davvero avvilente, ma una volta rispediti a casa faccendieri e affaristi, possiamo farcela. E’ questa sarà la grande e unica sfida che Santa Maria Capua Vetere giocherà con se stessa: o pigiare sul pedale dell’acceleratore e recuperare il tempo perduto, o rassegnarsi a diventare un paesotto stile hinterland partenopeo senza più memoria di se. E senza futuro…”