Lo stabilimento della Commerciale Italiana spa più comunemente Kero che produce zucchero non è stato costruito con capitali illeciti della camorra. Per questi motivi il tribunale del riesame di Napoli sezione ottava ha accolto le tesi dell’avvocato Giuseppe Garofalo ed ha dissequestro lo stabilimento nuovo. Nel giorno del dispositivo dei giudici partenopei che hanno rigettato il sequestro della Commerciale Italiana, uno dei faratelli passatelli e in particolare Franco è stato trasferito all’istituto di pena di Reggio Calabria . Era il 14 luglio quando , i Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta diedero esecuzione a Decreto di sequestro preventivo emesso, ai sensi degli art. 321 c.p.p. e 12 sexies L. 356/92, in relazione all’art. 648 bis c.p. (riciclaggio), dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (Dr. Federico Cafiero de Raho, Dr. Raffaello Falcone e Dr. Alessandro D’Alessio) nei confronti di alcuni degli eredi di Passarelli Dante, in particolare i figli Franco, Biagio, Davide e Gianluca, nonché le nuore Cantelli Susanna e Natale Clelia. Il provvedimento trae origine dalle indagini patrimoniali che si erano sviluppate nell’ambito dell’indagine “Nuova Calatia”, conclusasi il 17 marzo 2009 con 28 arresti eseguiti dai Carabinieri di Caserta. L’operazione colpì esponenti del clan Farina-Martino-Micilllo, operante in Maddaloni e comuni limitrofi, nonché affiliati al clan Belforte e “dei casalesi”fra cui anche Franco Passarelli . L’esigenza che si è posta ai PASSARELLI è stata dunque quella di sostituire progressivamente le attività già facenti capo al deceduto genitore con nuove attività (di qui la nascita della “COMMERCIALE EUROPEA”, più nota come “KERO’”, in parallelo con lo svuotamento dell’ “IPAM”) che occultassero l’illecita genesi dei beni ricevuti. Tale condotta aveva, infatti, sortito un esito positivo considerato che la “COMMERCIALE EUROPEA” era sfuggita al Decreto di sequestro adottato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile scorso, provvedimento che si è limitato a colpire la sola “scatola vuota” della “IPAM”. L’attività di reimpiego dei capitali illeciti, dunque la collocazione temporale delle condotte di cui all’art. 648 bis c.p. qui contestate, ha luogo in un’epoca precedente alla morte di PASSARELLI Dante, essendo gli stessi fratelli PASSARELLI formalmente proprietari dell’I.P.A.M. ed avendo operato con tale azienda anche quando il padre era in vita. Da qui la contestazione agli indagati del delitto di riciclaggio, con condotta tuttora perdurante, a partire dal 1996, data di riferimento per la contestazione del delitto di cui all’art. 416 bis c.p. a carico di Dante PASSARELLI.
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DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013
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