A Febbraio 2009, l’Editore “IL FILO” di Viterbo, con la prefazione del criminologo Carmelo Lavorino, ha pubblicato un mio libro: “Il delitto di un uomo normale”, che racconta la vicenda di un medico che uccise un giovane, amante della sua… amante. Per capire meglio e di più… comprate il libro!
D) “E’ poco, parlaci ancora del libro…”.
R) “Si tratta dell’analisi accurata e dettagliata – con precisi riferimenti – del delitto di un medico sammaritano e dei 4 processi che ne seguirono. Il singolare della vicenda è rappresentato dal fatto che i difensori volevano farlo passare per pazzo per evitargli l’ergastolo. Mentre lui i e la madre “avversavano” questa tesi. I perito di ufficio lo ritennero sano di mente. Quelli di parte uno “schizofrenico incapsulato”. Il pubblico ministero della Corte di Assise di S. Maria C.V. chiese l’ergastolo ma lui venne condannato a 24 anni.
D) “Raccontaci brevemente la vicenda”.
R) “Ecco, il medico sammaritano Aurelio Tafuri, nel 1958, conosce Anna Maria Novi, 20 anni, bella, ma “piena di passato”. Nanà (come era chiamata nel giro la Novi), infatti, aveva fatto l’entraîneuse al “Trocadero”, un locale notturno molto in voga allora, che si trovava sulla via Caracciolo all’altezza dove oggi esiste Rosso Pomodoro. Nel 1959 la ballerina s’innamora di uno studente che faceva l’indossatore per l’Alta moda, Gianni de Luca. Questi la mette incinta e decide di sposarla, nonostante l’avversione feroce della famiglia. Tafuri, intanto, invaghito della Novi, continuava a sborsare fior di milioni, mantenendo un ibrido “menage a trois” (quando non diventava un “quartetto”, per l’inserimento del primo amante della Novi, un ingegnere, o addirittura un “quintetto”, allorquando si inseriva un gay). Nella comitiva non mancava, infatti, Carlo D’Agostino, un sarto omosessuale che vendeva costosi abiti alla ballerina (pagati dai suoi amanti occasionali), e organizzava spogliarelli privati e “poker strip”, per i più intimi frequentatori della villa di Castelvolturno, di proprietà del farmacista Giovanni Tafuri, cugino del dermatologo Casertano. Il 9 Marzo del 1960, Tafuri, stanco ormai delle “vessazioni” a cui il giovane sottopone la sua “amata”, decide di ucciderlo. Dopo averlo attratto in un tranello, con la scusa di avergli procurato un posto di lavoro in una clinica, lo colpisce con una sbarra alla testa. Poi gli conficca un punteruolo nel cuore, gli lega due mattoni ai piedi e lo getta nelle limacciose acque del fiume Volturno, dal Ponte della Scafa di Caiazzo. Nel carcere scrive il racconto della sua vita. Gli avvocati che si susseguirono nei quattro gradi di giudizio, in un processo lungo e clamoroso, non riuscirono a farlo passare per pazzo”.
D) “Chi erano gli avvocati impegnati nel processo?”.
R) “I più i grandi dell’epoca. Per la famiglia di Aurelio Tafuri si alternarono alla difesa gli avvocati: Alfonso Martucci, Ciro Maffuccini, Giuseppe Marrocco, Giuseppe Garofalo e prof. Enrico Altavilla. In appello vi si aggiunse il futuro presidente della Repubblica Giovanni Leone. Per la famiglia della vittima gli avvocati: Michele Verzillo, Luigi Bagnulo, On. Luigi Renato Sansone, On. Guido Cortese, On.Prof. Alfredo De Marsico.
D) “Ma il libro parla solo di Tafuri?”.
R) “No! Accenna alla mia vicende personali ( mi ripropongo, così come ho preannunciato di pubblicare un prossimo libro dedicato alla mia carriera di… kriminale ) ma parla anche di altri delitti. Il delitto di Rita Squaglia, dello stilista Gucci, di Giovanni Fenaroli, della circe di Mondragone Petronilla. Del primo delitto di mafia, quello dell’onorevole Notarbartolo. Della celebrazione a Santamaria del processo contro i mafiosi che uccise il sindacalista Salvatore Carnevale. Del sindaco di Sessa Aurunca che voleva far uccidere un uomo politico.
D) “E di fatti locali?”.
R) “Moltissimi. Accenno all’assassinio del dr. Carlo Gallozzi. Del viagra “fai da te” di Roberto Tafuri. Dello scandalo di Baia Domizia, della rivolta di Cellole, dell’assalto della Br alla Caserma Pica, dell’assassinio del giudice sammaritano Nicola Giacumbi, ucciso a Salerno dalle Brigate rosse Riporto ampi stralci di altri libri che citano Tafuri. Ricostruisco, per i più giovani, la “case” chiuse prima delle legge Merlin. Insomma, ritengo che il libro tratti uno spaccato di storia.
D) “E’ poco, parlaci ancora del libro…”.
R) “Si tratta dell’analisi accurata e dettagliata – con precisi riferimenti – del delitto di un medico sammaritano e dei 4 processi che ne seguirono. Il singolare della vicenda è rappresentato dal fatto che i difensori volevano farlo passare per pazzo per evitargli l’ergastolo. Mentre lui i e la madre “avversavano” questa tesi. I perito di ufficio lo ritennero sano di mente. Quelli di parte uno “schizofrenico incapsulato”. Il pubblico ministero della Corte di Assise di S. Maria C.V. chiese l’ergastolo ma lui venne condannato a 24 anni.
D) “Raccontaci brevemente la vicenda”.
R) “Ecco, il medico sammaritano Aurelio Tafuri, nel 1958, conosce Anna Maria Novi, 20 anni, bella, ma “piena di passato”. Nanà (come era chiamata nel giro la Novi), infatti, aveva fatto l’entraîneuse al “Trocadero”, un locale notturno molto in voga allora, che si trovava sulla via Caracciolo all’altezza dove oggi esiste Rosso Pomodoro. Nel 1959 la ballerina s’innamora di uno studente che faceva l’indossatore per l’Alta moda, Gianni de Luca. Questi la mette incinta e decide di sposarla, nonostante l’avversione feroce della famiglia. Tafuri, intanto, invaghito della Novi, continuava a sborsare fior di milioni, mantenendo un ibrido “menage a trois” (quando non diventava un “quartetto”, per l’inserimento del primo amante della Novi, un ingegnere, o addirittura un “quintetto”, allorquando si inseriva un gay). Nella comitiva non mancava, infatti, Carlo D’Agostino, un sarto omosessuale che vendeva costosi abiti alla ballerina (pagati dai suoi amanti occasionali), e organizzava spogliarelli privati e “poker strip”, per i più intimi frequentatori della villa di Castelvolturno, di proprietà del farmacista Giovanni Tafuri, cugino del dermatologo Casertano. Il 9 Marzo del 1960, Tafuri, stanco ormai delle “vessazioni” a cui il giovane sottopone la sua “amata”, decide di ucciderlo. Dopo averlo attratto in un tranello, con la scusa di avergli procurato un posto di lavoro in una clinica, lo colpisce con una sbarra alla testa. Poi gli conficca un punteruolo nel cuore, gli lega due mattoni ai piedi e lo getta nelle limacciose acque del fiume Volturno, dal Ponte della Scafa di Caiazzo. Nel carcere scrive il racconto della sua vita. Gli avvocati che si susseguirono nei quattro gradi di giudizio, in un processo lungo e clamoroso, non riuscirono a farlo passare per pazzo”.
D) “Chi erano gli avvocati impegnati nel processo?”.
R) “I più i grandi dell’epoca. Per la famiglia di Aurelio Tafuri si alternarono alla difesa gli avvocati: Alfonso Martucci, Ciro Maffuccini, Giuseppe Marrocco, Giuseppe Garofalo e prof. Enrico Altavilla. In appello vi si aggiunse il futuro presidente della Repubblica Giovanni Leone. Per la famiglia della vittima gli avvocati: Michele Verzillo, Luigi Bagnulo, On. Luigi Renato Sansone, On. Guido Cortese, On.Prof. Alfredo De Marsico.
D) “Ma il libro parla solo di Tafuri?”.
R) “No! Accenna alla mia vicende personali ( mi ripropongo, così come ho preannunciato di pubblicare un prossimo libro dedicato alla mia carriera di… kriminale ) ma parla anche di altri delitti. Il delitto di Rita Squaglia, dello stilista Gucci, di Giovanni Fenaroli, della circe di Mondragone Petronilla. Del primo delitto di mafia, quello dell’onorevole Notarbartolo. Della celebrazione a Santamaria del processo contro i mafiosi che uccise il sindacalista Salvatore Carnevale. Del sindaco di Sessa Aurunca che voleva far uccidere un uomo politico.
D) “E di fatti locali?”.
R) “Moltissimi. Accenno all’assassinio del dr. Carlo Gallozzi. Del viagra “fai da te” di Roberto Tafuri. Dello scandalo di Baia Domizia, della rivolta di Cellole, dell’assalto della Br alla Caserma Pica, dell’assassinio del giudice sammaritano Nicola Giacumbi, ucciso a Salerno dalle Brigate rosse Riporto ampi stralci di altri libri che citano Tafuri. Ricostruisco, per i più giovani, la “case” chiuse prima delle legge Merlin. Insomma, ritengo che il libro tratti uno spaccato di storia.