SANTA MARIA CAPUA VETERE = Per avere un buono pasto elargito dal comune si è combattuto fino all’estremo. Lo spettacolo di interi nuclei familiari impegnati nel presidiare gli uffici dei servizi sociali siti nell’ex Mulino Buffolano di via Albana, ha fatto il giro dei media mettendo così in evidenza l’impietoso stato di bisogno di una comunità che è alla continua ricerca di mezzi di sostentamento tanto meglio se ottenuti con l’inganno, l’imbroglio o la raccomandazione del politico di turno, del padrone del vapore che non ha alcuna remora nel gestire la disperazione e, diciamolo, la fame vera o presunta della povera gente.Ma a questo impegno economico e finanziario del comune, sono stati stanziati all’uopo qualcosa come trentacinquemila euro, non ha fatto riscontro la disponibilità di molti commercianti e dei negozi di alimentari che pur erano stati contattati e sollecitati dal comune a partecipare all’iniziativa. Sì perché non tutti hanno una fiducia cieca dell’ente comunale specialmente per quanto riguarda i pagamenti per cui i vari commercianti hanno deciso di non partecipare all’iniziativa che tanto clamore ha suscitato fra le fasce meno abbienti della collettività sammaritana tanto è vero che in più di una occasione si sono verificati incidenti fra i vari questuanti. Incidenti verificatisi sotto gli occhi degli addetti a servizi sociali che non hanno potuto fare altro che accogliere tutte le richieste senza poter fare alcun controllo. Così è capitato che in una famiglia sono stati dati più buoni pasti, che sempre le stesse persone beneficiano di cure termali, di viaggi organizzati da comune e di altre iniziative, mentre la povera gente, quella vera e che ha dignità ed ha vergogna di immischiarsi nella calca, resta fuori e non ottiene mai niente. Alla faccia della privacy e a danno di chi non vuole far conoscere il suo stato di indigenza.
Ma il buono pasto distribuito in occasione delle festività in che cosa consiste ?
Ribadiamo che il comune per questa iniziativa ha stanziato 35 mila euro per l’erogazione di buoni pasto del valore cadauno di 150 euro a cui vanno aggiunti 50 euro in più per ogni componente il nucleo familiare. Per cui una famiglia di due persone – è stato spiegato – avrà un buono di 200 euro, una famiglia di tre persone 250 e così via.
Per quanto riguarda la validità dei buoni, questa dovrebbe essere annuale, ma il tutto sarà concordato con quei commercianti che hanno aderito all’iniziativa lanciata dall’amministrazione. Questo è il modo di occuparsi del sociale a Santa Maria Capua Vetere, poi non importa se vi sono anziani soli e abbandonati, vi sono violenze in famiglia e tante altre situazioni di degrado che dovrebbero veramente interessare il servizio sociale inteso come servizio per le fasce meno abbienti. Invece, nella città del foro il servizio sociale è inteso come fabbrica di consensi e di clientele elettorali che possono essere foraggiate con il buono pasto o con la gita a Pompei. Siamo ancora agli anni ottanta e non si riesce e non si vuole uscire da questa situazione.
ANTONIO TAGLIACOZZI