Durante
il periodo estivo – prevalentemente da
giugno a settembre - i Carabinieri
del NIL e l’Ispettorato Territoriale dei Lavoro di Caserta pianificano una serie di attività a contrasto del
“caporalato”.
Il
fenomeno è attentamente monitorato dalla Prefettura con la quale l’Arma e
l’Ispettorato del Lavoro si muovono in totale sintonia.
Prima
di entrare nel dettaglio dei servizi ad oggi effettuati - ed i risultati conseguiti - è opportuno spendere qualche parola su
come tale fenomeno si evolve in provincia di Caserta.
La
realtà - è bene chiarirlo - non ha paragoni con
quanto – in particolare - avviene nel
foggiano, dove frequenti sono gli
episodi di sfruttamento vero e proprio dei lavoratori.
Il
contesto locale è caratterizzato da un largo uso dell’intermediazione illecita
di manodopera che il legislatore punisce con una semplice sanzione
amministrativa.
Tale
attività è gestita prevalentemente da bulgari la maggior parte dei quali è
residente a Mondragone. Questa comunità – dopo
quella italiana - è quella più
numerosa presente sul territorio e rappresenta circa il 22% della popolazione,
a seguire quella ucraina con il 15% e quella rumena 12%.
Tale
riscontro è confermato dalle ispezioni dove i cittadini di queste tre comunità
sono prevalentemente impegnate in agricoltura.
Del
tutto scomparsa – se non ai minimi
termini - la manodopera extracomunitaria di origine africana che si sposta
prevalentemente nel foggiano.
L’utilizzo illegale di manodopera assume la fattispecie
penale allorquando è strettamente collegata ad episodi di sfruttamento della
manodopera.
Tale
contesto – e qui nascono i problemi –
è difficile provarlo in quanto, già precedentemente addestrati, i lavoratori
trovati sui campi sentiti dai Carabinieri e Ispettori del Lavoro riferiscono di
essere al primo giorno di lavoro e di non aver pattuito ancora la retribuzione.
A
prelevare poi i lavoratori dai “punti di ritrovo” sono gli stessi datori di
lavoro o operai regolarmente assunti.
Viene
a cadere – quindi – non solo l’ipotesi di caporalato ma anche quella di
intermediazione, visto che manca la terza figura (il caporale) per poter configurare tale ipotesi.
Comunque,
allo scopo di rendere più pregnante l’attività i militari del NIL, oltre alle
contestazioni della “max-sanzione per lavoro nero”, stanno adottando per le
aziende irregolari il provvedimento della sospensione dell’attività
imprenditoriale che se non revocato, con la regolarizzazioni dei dipendenti
irregolari, può avere notevoli ripercussioni
soprattutto in tema di concessione di fondi comunitari.
L’azienda
inadempiente è – infatti –inserita in
una “black list” nazionale.
Il
datore di lavoro, inoltre, viene deferito all’Autorità Giudiziaria per
inosservanza della normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Come
si può notare – quindi – non solo un
contesto di natura amministrativa ma anche di natura penale.
Da giugno ad oggi, avvalendosi
dell’indispensabile supporto dell’Arma Territoriale, in particolare le
Compagnie Carabinieri di Casal di Principe e Mondragone, sono stati effettuate
27 ispezioni tutte sui campi, dove sono
stati trovati al lavoro 97 braccianti.
Di questi ben 71 sono risultati
completamente in “nero”, unitamente a 12 clandestini (73% della forza lavoro
controllata).
Sono stati adottati ben 11 provvedimenti
di sospensione dell’attività imprenditoriale e contestate 28 violazioni
prevenzionistiche e conseguentemente denunciati
11 datori di lavoro.
Sono 4, invece, i soggetti
deferiti per aver impiegato clandestini privi di permesso di soggiorno.
Complessivamente sono state
contestate sanzioni amministrative e
penali ammontanti a 650.000,00 euro, circa.