La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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venerdì 12 marzo 2010

AFFILIATI AL CLAN DI PEPPE SETOLA . LO AIUTARONO A NASCONDERSI NELLE FOGNE - CONDANNATI PER FAVOREGGIAMENTO

Favoreggiamento al boss Giuseppe Setola . Il gup condanna i suoi affiliati . Processo per il favoreggiamento a Giuseppe Setola è giunta la sentenza dopo che il processo si era già incardinato lo scorso 21 gennaio 2010: Le condanne sono state per Giovanni Iuliano difeso dall'avv. Salvatore Maria Lepre, è stato condannato a 4 anni, mentre Pisano Antonio, difeso dagli avvocati Enzo Guida, Massimo D'Errico e Paolo Cacciapuoti, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi. Erano stati arrestati lo scorso anno con l'accusa di aver favorito la latitanza del pericoloso boss Giuseppe Setola, venne arrestato su disposizione della Dda di Napoli. Dopo un periodo di detenzione in carcere, su richiesta dei difensori, i penalisti Enzo Guida, Massimo D'Errico e Paolo Cacciapuoti, ottennero la scarcerazione, rimandendo, però, la sottoposizione all'obbligo di dimora nel comune di residenza, vale a dire a Teverola. Misura che è rimasta in atto fino a quando il Tribunale del Riesame di Napoli, ha accolto l'appello dei difensori, revocando questa misura di natura non custodiale.La requisitoria del Pm già c'era stata, con la richiesta di condanna a quattro anni di reclusione per Iuliano Giovanni e due anni e sei mesi per Antonio Pisano. Queste le richieste del Pm della Dda per i due soggetti accusati di aver favorito la latitanza di Setola. Ad eseguire l'ordinanza furono i carabinieri del reparto territoriale di Aversa, agli ordini del tenente colonnello Francesco Marra, coadiuvati dai militari del nucleo operativo, coordinati dal tenente Fedele, e del nucleo radiomobile, coordinati dal tenente Domenico Forte. Secondo l'accusa Pisano, avrebbe preso in affitto l'immobile a Trentola, ove Setola si rifugiava e dal quale, poi, scappò attraverso la rete fognaria. Fallito il blitz, Setola fu arrestato dopo due giorni. Le indagini consentirono, però, di verificare che per l'immobile dove si nascondeva il pericoloso latitante era stato stipulato un contratto di locazione regolare proprio da Pisano. All'allestimento del covo, secondo l'accusa, avrebbe contribuito pure Giovanni Iuliano, che avrebbe fatto da intermediario con i proprietari dell’immobile.