La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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martedì 3 novembre 2009

GUERRA DI CAMORRA - OMICIDIO DI MICCO 2 ERGASTOLI, QUATTRO CONDANNE MA C'è L'ASSOLUZIONE DI LUIGI TROMBETTA

Marcianise. Omicidio di Micco , due ergastoli, quattro condanne ed una assoluzione . La corte di assise di Napoli presidente Dottor Gatti emette la sentenza per il clan Belforte. Sono stati condannati alla pena dell’ergastolo Gaetano Piccolo ed Antonio della Ventura perché ritenuti responsabili dell’omicidio di Giuseppe di Micco detto ´Teppe a Pesecca", ha condannato invece ad una pena minore e più precisamente a 26 anni di reclusione Michele Pepe e Pasquale Aveta. Condannati inoltre anche i due collaboratori di giustizia Antonio Gerardi e Domenico Cuccari a 15 anni di reclusione , unico assolto Luigi Trombetta. Il 4 febbraio 2008 la Squadra Mobile della Questura di Napoli aveva eseguito le sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti della camorra che opera al confine tra il napoletano e il casertano. Le ordinanze furono emesse dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda che ha indagato sull´omicidio di Giuseppe Di Micco, avvenuto nel 2003. I sei indagati sono stati accusati della morte di Giuseppe Di Micco . Un agguato che eliminò per sempre il referente a Caivano del clan Moccia. Pasquale Aveta, Domenico Cuccaro, Antonio Della Ventura, Michele Pepe, Gaetano Piccolo e Luigi Trombetta erano affiliati ad un cartello criminale che si basa sui Castaldo e sui Belforte, che operava a Caivano e a Marcianise. Gli elementi che furono raccolti dalla Squadra Mobile di Napoli nel corso delle indagini avevano consentito di ricostruire lo scenario del delitto ed il ruolo svolto da ognuno degli indagati. In particolare, la vittima, appartenente all´ex clan camorristico capeggiato da Giuseppe Marino, detto "Peppe ´o biondo ", attuale collaboratore di giustizia, era demandato dalla consorteria delinquenziale dei Moccia di Afragola al controllo degli affari illeciti nella zona del Parco Verde di Caivano. Dopo l´arresto del capo zona Giuseppe Marino, Di Micco prese la gestione del gruppo camorristico, sino ad allora da questi diretto, operando prevalentemente nel settore del traffico degli stupefacenti e delle estorsioni nel comune di Caivano e territori limitrofi. La collaborazione di Marino con la Giustizia paventò, fra le fila dei suddetti clan, la sgradita ipotesi di una eventuale, quanto prossima, collaborazione dello stesso Di Micco, che diviene personaggio scomodo, da eliminare. Si è ricostruito il ruolo ricoperto da ciascuno degli indagati ed in particolare quello ricoperto da Piccolo Gaetano, Trombetta Luigi e Della Ventura Antonio, esponenti di primo piano del gruppo camorristico riconducibile ai "Belforte" ed operante in Marcianise e comuni limitrofi, quali istigatori e mandanti ed organizzatori dell´omicidio del Di Micco Giuseppe.