“Con
l’approvazione della legge di stabilità il Governo presieduto da Matteo Renzi
sta compiendo un’operazione di macelleria sociale. Oltre a privare i cittadini
di servizi indispensabili al vivere quotidiano, come l’edilizia scolastica, la
manutenzione delle strade, la tutela dell’ambiente ed altri ancora, ha posto i
presupposti per il licenziamento di 20mila dipendenti pubblici in forza alle
Province italiane. Questa barbarie che si perpetua per la prima volta nella
storia della Repubblica Italiana costituisce uno spregio al sacrificio che i
cittadini italiani quotidianamente realizzano per assicurare un’esistenza
dignitosa a se stessi e alle proprie famiglie. Tutto ciò nasce tra l’altro da
un errore tecnico, quello cioè di far rientrare assunzioni per mobilità entro i
vincoli di spesa che sono riservati esclusivamente alle assunzioni ex novo. C’è
poco da dire: è chiaro che siamo di fronte all’ennesimo spot irresponsabile del
Governo Renzi. Il premier aveva promesso una riforma ‘a costo zero’ senza incidere
sui livelli occupazionali e invece ci troviamo di fronte all’ennesimo bluff che
mette a repentaglio migliaia di posti di lavoro, mortificando le
professionalità e l’abnegazione di tantissimi lavoratori”.
A dichiararlo
è il vicecoordinatore regionale Gianpiero Zinzi.
Sulla stessa
linea il coordinatore regionale campano di Forza Italia, Domenico De Siano.
“Rischio mobilità e poi, in due anni, anche la perdita del lavoro. Con
questa legge di stabilità, che mette la ciliegina sulla torta di una riforma
degli enti provinciali a dir poco truffaldina, non solo non si risparmia un
euro ma crescono gravemente i costi sociali”. Lo afferma il coordinatore
regionale campano di Forza Italia, sen. Domenico De Siano. “Voglio sperare –
aggiunge De Siano - che, al di là delle versioni edulcorate che il Pd darà di
questa pillola velenosa che il governo Renzi intende far ingoiare al Paese,
almeno i sindacati facciano sentire forte la propria voce o, quanto meno,
tolgano il velo ad una manovra che di nuovo ha solo una potente dose di
ipocrisia”.