La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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martedì 28 ottobre 2014

DA PARTE LESA NEL PROCESSO DELLA DDA "ESTORSIONI ALLA PARMALAT " AD IMPUTATO PER AVER COSTRETTO A COMMETTERE IL REATO DI SVERSAMENTO DI RIFIUTI ILLECITI - LA SQUADRA DELLA PROCURA DI RAFFAELLA CAPASSO ARRESTA GIUSEPPE GRAVANTE

Questa mattina, personale del Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Caserta ha eseguito l’ordinanza cautelare (applicativa degli arresti domiciliari) emessa dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta di questa Procura, a carico di GRAVANTE Giuseppe, n. a Piana di Monteverna il 28.5.1939, per il reato di cui all’art. 611 c.p. (violenza o minaccia per costringere a commettere un reato).
Costui, infatti, con la minaccia del licenziamento, costringeva alcuni suoi dipendenti dell’azienda agricola a indirizzo zootecnico a lui facente capo (la NAT. ALI.  Soc. Agr. s.r.l., con sede legale in Gioia Sannitica - località “Fossolagno") ad espletare attività illecita consistente:
- nello smaltimento, direttamente nel fiume Voltumo, degli effluenti dell’allevame1it0 di bestiame e dei reflui provenienti dalle sale di mungitura;
- nello sversamento, con le stesse modalità, delle acque di lavaggio delle stalle e delle sale di mungitura, addizionate a prodotti detergenti ed acidi di notevole intensità;  negli interramenti e bruciamenti di rifiuti speciali.
L’azienda in questione è nota in quanto il titolare, Gravante, storico imprenditore casertano impegnato da oltre quaranta anni nel settore zootecnico per la produzione di latte, era  titolare dell’originario marchio del "Latte Matese”, non solo ha vari allevamenti dislocati nel comune di Gioia Sannitica, ma, nel medesimo complesso aziendale, di oltre 500 ettari, e  proprietario anche di una centrale del latte, dove, fino al novembre dello scorso anno, avveniva la trasformazione e l’imbottigliamento di latte vaccino, rivenduto con il marchio commerciale “F0reste M0lisane".
Le indagini sono state avviate a seguito di denuncia presentata da un ex dipendente del Gravante, il quale si é autodenunciato, per asserito senso civico, ammettendo di aver preso parte, per lunghi anno, alla commissione di siffatte condotte illecite e di averle _poste in essere su ordine del Gravamte, sotto stringenti minacce di licenziamento ove non avesse adempiuto.
La denuncia ha trovato immediato riscontro investigativo con il rinvenimento nell’azienda del Gravante di un’attività di smaltimento illecito di rifiuti speciali effettuata direttamente nel fiume Voltumo, grazie a un sistema di pompe idrauliche nascoste e canalizzazioni approntate all’occorrenza.
L’attività di smaltimento — consumatasi dal 1994 iino a qualche mese fa — veniva svolta con modalità tali da eludere i controlli: ad esempio, in orario serale e notturno, oppure in occasione di piogge e temporali, approfittando, in tal caso, della circostanza che le acque del fiume fossero state rese limacciose dalle acque piovane. Come é noto, qualche anno fa il WWF denunciò lo stato di degrado del fiume Volturno e, di conseguenza, del litorale domitio. Furono svolte indagini penetranti - consistite anche in attività di telerilevamento — a partire dal 2011, da parte di questo Ufficio, che aveva delegato il Comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato e la Guardia costiera di Napoli. Nel corso delle indagini furono posti sotto sequestro una serie di scarichi illeciti, alcuni provenienti proprio da aziende bufaline. In quell’occasione, peraltro, non erano emerse le sopra descritte attività illegali dell’azienda in esame, evidentemente anche per la notevole abilita posta dal Gravante e dai suoi collaboratori nell’eludere i controlli. Questa volta, invece, anche grazie all’autodenuncia da parte del dipendente, le investigazioni si sono appuntate, a tutto campo, su questa grande azienda bufalina e hanno permesso di rompere il muro di omertà che proteggeva l’illecita attività protrattasi per una ventina di anni. Alla prima autodenuncia sono seguite ben presto ulteriori circostanziate e concordanti dichiarazioni da parte di altri ex dipendenti, i quali hanno, allo stesso modo del primo dichiarante, ammesso di essere stati “costretti" a porre in essere siffatti reati con la minaccia di essere licenziati. Tutti i suddetti ex dipendenti sono ora indagati a piede libero per il reato previsto e punito dall’art. 256 d.lgs. n. 152/2006, relativamente all’attività di gestione non autorizzata di rifiuti.
Per avere un’idea della gravita dell’inquinamento arrecato dagli sversamenti illeciti nel fiume Volturno basti pensare che un allevamento bovino come quello in oggetto, della consistenza di tremila/tremilacinquecento capi, rilascia un carico organico specifico (cioè la quantità di sostanze organiche provenienti da un'utenza civile — o da utenza a questa assimilabile — convogliate in fognatura nell'arco temporale di un giorno) pari a quello di u.na citta di circa 24.000 persone. Anche i rifiuti speciali prodotti dalle attività dello stabilimento di imbottigliamento del latte venivano smaltiti illecitamente nel terreno aziendale sito nel comune di Gioia Sannitica, all’interno di grosse buche all’uopo predisposte, con attività di tombamento e bruciamento di rifiuti.
Un dipendente ha dichiarato che, all’epoca della centrale del latte, e comunque dal 1994 fino al 2008, ogni giorno si sono interrati e bruciati, su una superficie di circa l00 mq e a la profondità di circa 3 metri, tutti gli scarti dell’azienda (bottiglie in tetrapak, in p.e. ed in pet, nonché etichette di carta e plastica), per un equivalente di circa 6,5 quintali al giorno. Cosi si operava, naturalmente, al fine di ottenere un risparmio sui costi di smaltimento, che si aggiravano sui 30 centesimi circa al chilo, oltre i costi di trasporto e affitto dei cassoni.
Facendo un rapido calcolo, approssimato per difetto, e moltiplicando il risparmio giornaliero (200 euro) per 365 giorni, può quantificarsi il risparmio di un anno in 72.000 euro, e quello dei 15 anni effettivi di attività, in circa un milione di euro, risparmiati a scapito delle matrici ambientali, e cioè inquinando acqua, terreni e aria.
Tutto cio é avvenuto in terreni siti nel comune di Gioia Sannitica, cioe del comune che, nel 2007, ha ritenuto di conferire all’odierno indagato la cittadinanza onoraria , in quanto "re del latte".
Nell’ordinanza del Gip si legge che "...l’indagato: ‘..in realtà non voleva proprio sentir parlare del problema dei rifiuti pretendeva che gli scarichi fossero eliminati, pur senza fornirci mezzi adatti ...questa era diventata una prassi’ ". In virtu’ della logica del profitto si realizzavano arricchimenti criminali.
Si legge ancora nell’ordinanza del GIP:".. .la situazione era insostenibile, gli animali erano immersi nei liquami. I liquami tracimavano ..... ed intanto il Gravante riceveva un sussidio pubblico di circa 70 euro ger il benessere di ciascun animale ".
In sostanza, il Gravante non solo smaltiva illecitamente gli effluenti zootecnici, con relativo risparmio di impresa, ma, al contempo, riceveva anche il contributo pubblico per il benessere di ciascun capo bovino che, nel frattempo, pero, viveva ed annegava nei suddetti liquami.
Al danno si aggiungeva quindi la beffa.
Ed ancora sempre uno dei dipendenti raccontava: "...spesso il reso delle bottiglie veniva nuovamente distribuita per la produzione in carso e mischiato al latte fresco.    In sostanza, il latte scaduto veniva mischiato con quello in lavorazione e poi commercializzato.
Animali, terreni, acque, consumatori trattati tutti come meri strumenti per realizzare profitti a qualsiasi costo, in una logica del tutto contraria alla cultura contadina che, asseritamente, dovrebbe ispirare le imprese agricole e spingerle verso la gelosa tutelzl dei beni naturali, unica e preziosa loro risorsa.
Il Corpo Forestale dello Stato — insieme con gli uomini e avvalendosi dei mezzi messi a disposizione dall’Esercito italiano, 2l° Reggimento del Genio Guastatori di Caserta, e con la collaborazione di tecnici esperti dell’ARPAC — nei prossimi giorni effettuerà saggi di scavo nella tenuta aziendale del Gravante per rinvenire, caratterizzare e campionare i rifiuti ivi occultati nel sottosuolo.