Sono di Sessa Aurunca il segretario generale, il presidente ed il direttore della sede di Caserta. Moltissime assunzioni clientelari. Un buco di 32 milioni di Euro. In forse la costruzione dell’impianto previsto per la città aurunca – Sette impiegati licenziati e non riassunti a Caserta nonostante la decisione del giudice del Lavoro
Caserta – Ieri la stampa nazionale, con servizi approfonditi e dettagliati, ha dato un segnale di allarme per tutto il territorio nazionale sulla pericolosità e l’inaffidabilità dei servizi dell’ACI. Ma la sede di Caserta è già da tempo appannaggio delle grinfie personali di uomini che l’hanno trascinata sull’orlo del fallimento con una gestione clientelare e forsennata. Ma l’aspetto più inquietante è che tutto ruota intorno ad un solo personaggio e tutto nasce e muore a Sessa Aurunca.
Di Sessa Aurunca sono infatti, il Segretario Generale Ascanio Falco ( con 320 mila euro all’anno di appannaggio); il Presidente Avv. Giuseppe Patrone e il direttore Perretta Marino, della Sede di Caserta, oltre a quelli assunti nell’Ente. Moltissimi sessani sono stati assunti in tempi diversi e con diverse qualifiche alla sede di Roma ( ma non facciamo i nomi ) per la maggior parte donne che fanno parte di famiglie che contano nel tessuto sociale e politico della città aurunca. Ma l’elenco è lungo e potrebbe continuare all’infinito. Di Sessa Aurunca anche il direttore responsabile del periodico “AciCaserta”, il giornalista Oreste D’Onofrio e gli avvocati difensori dello studio Buco & Fastoso ed a Sessa Aurunca è previsto un impianto con una spesa di oltre 6 milioni. Anche qui, assegnata una sede distaccata, un punto Aci, con tutti i servizi ( (compresi quelli assicurativi ) e negato a chiunque lo avesse in precedenza chiesto senza genuflettersi ai potenti vertici di Sessa Aurunca.
Di contro nella prestigiosa sede di Caserta ( di proprietà dell’Ente alla via Nazario Sauro 10) ben 7 impiegati sono stati licenziati ( ma nessuno è di Sessa aurunca ) e nonostante il giudice abbia ordinato la reintegra nel posto di lavoro sono sul lastrico moltissime famiglie. I difensori dell’Aci hanno proposto appello ma anchwe il giudice di secondo grado ha dato ragione aio dipendentio… Però nulla sono valsi finora i tentativi dello studio dell’avvocato Domenico Stanga da Caserta ( che difende i licenziati) per giungere ad una soluzione.
Mentre a Roma l'ultimo bilancio presenta un buco di 34 milioni di euro, ma i dirigenti continuano a incassare premi di produzione e a investire in consulenze. E’ stato intanto annunciato un piano di dismissione degli immobili, è stata ceduta una banca, e i dipendenti cominciano a temere di perdere il posto di lavoro ma a Caserta l’hanno già perso.
Un ente "padronale", blindato, metà associazione e metà carrozzone di Stato, con amministratori rimasti sempre in sella a dispetto di tutto e dirigenti che incassano premi di produzione anche a fronte di perdite di bilancio a quattro zeri. Questo, e molto altro per la verità, è l'Aci, Automobile club d'Italia. Depositario di una storia sportiva a dir poco gloriosa, impresa con 3 mila persone a libro paga e 1 miliardo di euro all'anno di giro d'affari. Il club, chiamiamolo così, ha 106 sedi provinciali e gestisce e in regime di monopolio business milionari: dal Gran Premio di Monza che da solo vale 60 milioni di euro, al Pra, il Pubblico registro automobilistico, che porta in cassa 220 milioni all'anno.
Ma i conti sono in rosso e adesso i nodi di una gestione ad personam arrivano al pettine, con un buco nell'ultimo bilancio di 34 milioni di euro. Risultato? Nei giorni scorsi al prezzo simbolico di un euro l'Aci è stata costretta a cedere a Intesa Sanpaolo la controllata Banca Sara. E per ripianare i conti il presidente Enrico Gelpi, numero due della Federazione internazionale dell'auto, e il segretario generale Ascanio Rozera, deus ex machina dell'ente, hanno annunciato un piano di dismissione degli immobili.
Ma lo spreco prosegue senza sosta e i vertici dell'ente continuano indisturbati a spendere milioni di euro in consulenze esterne e a versare mega gettoni ai consiglieri d'amministrazione seduti sulle poltrone di una miriade di controllate, la gran parte in perdita. Ma che le controllate siano in attivo o in perdita conta poco, perché vale la regola d'oro della capogruppo: e cioè che chi è in sella rimane amministratore a vita al di là dei risultati di gestione. Al vertice dell'Aci c'è da quattro mandati consecutivi il potentissimo segretario Ascanio Falco , da Sessa Aurunca, che guadagna 320 mila euro all'anno per avere il controllo quasi assoluto della macchina dirigenziale.
Ed è sempre il deus ex machina Falco dal '72 all'Aci, che avvia l'investimento di 6 milioni di euro per realizzare nel suo Comune di nascita, Sessa Aurunca (Caserta), il primo centro di guida sicura dell'Aci nel Sud Italia. Impianto, che, finora ha fatto la fine del Consorzio Aurunca Shopping. Le ragioni dei ritardi? Misteri? Alla Pirandello: Uno nessuno e centomila.