Lo SNAMI, in una lettera a firma del Presidente Provinciale, Pasquale Orlando, e del Responsabile dei Medici di Famiglia, Filippo D’Addio, inviata al Commissario Gambacorta, che regge le sorti dell’ASL di Caserta (visto il rinvio alle calende greche della nomina dei Direttori Generali), dichiara che “è vergognoso aver dato un budget anche per la radioterapia”. Copia del documento è stata inviata anche al Presidente del Tribunale dei Diritti del Malato di Caserta e al Procuratore Generale di Santa Maria Capua Vetere.
La missiva si è resa necessaria a causa delle numerose richieste di chiarimento sul significato del budget, cui il sindacato non ha potuto rispondere, visto che gli Amministratori dell’Azienda hanno deciso e operato unilateralmente, e ritenendo che la notifica di questa scheda budget possa avere importanti ripercussioni sull’Assistenza Sanitaria nel territorio aziendale, con possibile nocumento della salute dei cittadini, intende chiedere alcuni chiarimenti sulle intenzioni dell’ASL circa l’uso che i Medici di Assistenza Primaria dovranno fare di tale documento, sulle conseguenze che ciò provocherà sui pazienti e sulle altre strutture sanitarie accreditate, sulla normativa che l’Amministrazione ritiene sia alla base degli iter di controllo per il rispetto del budget che intende attivare.
Tra l’altro, lo SNAMI chiede se “sono previsti incentivi per i Direttori di Distretto e/o per altri Dirigenti della ASL in caso di raggiungimento degli obbiettivi di budget”.
La conclusione del Sindacato è, comunque, che i medici si riterranno, comunque, autorizzati a continuare l'assistenza, anche in presenza di sforamento del cosiddetto budget, restando a carico dell’Azienda l'onere di provare, secondo la normativa vigente, l'eventuale inappropriatezza delle prestazioni erogate, per non far pagare ai cittadini ammalati l’improvvida iniziativa intrapresa dall’ASL di Caserta.
Il budget, che riguarderebbe esclusivamente le prestazioni erogate dalle strutture private accreditate, penalizza in modo evidente i cittadini residenti in zone, come il casertano, dove vi è una diffusa carenza di strutture pubbliche che possano erogare servizi di elevata specializzazione (come la radioterapia, ad esempio), costringendo gli stessi ad estenuanti viaggi, proprio quando sono nella situazione di maggiore fragilità.
Questo tetto di spesa è visto, quindi, dai Medici di Famiglia come l’ennesima riduzione dell’assistenza sanitaria.
Sicuramente, con un Direttore Generale, e con il coinvolgimento del Sindacato nelle scelte strategiche per il territorio, si sarebbe trovato un meccanismo meno disastroso per tenere sotto controllo la spesa, senza ridurre i già miseri livelli di assistenza.