La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


email
procecere@alice.it
procecere@virgilio.it



Visualizzazioni secondo Google dal 2009

giovedì 29 luglio 2010

AD AVERSA IL CARCERE COME UN INFERNO – LA DENUNCIA ERA GIA’ STATA ANNUNCIATA IN UN LIBRO DI DARIO STEFANO DELL’ AQUILA - NEL 1978 DOMENICO RAGOZZINO DIRETTORE DELL’ O.P.G CONDANNATO PER MALTRATTAMENTI SI IMPICCO’

Ospedali psichiatrici giudiziari: bocciato quello di Aversa.

I risultati dei sopralluoghi della commissione d'inchiesta del Senato.

Caserta ( di Ferdinando Terlizzi ) – Un dispaccio dell’Ansa di ieri ha rilevato i dati della Commissione d’inchiesta del Senato relativamente all’O.P.G. di Aversa. I risultati sono negativissimi ma non nuovi. Il vecchio manicomio di Aversa è da sempre un ghetto per derelitti umani. Nel 1978 il Tribunale di S. Maria C.V. condannò l’allora direttore sanitario, lo psichiatra Domenico Ragozzino a 4 anni di carcere per la sevizie a cui venivano sottoposti gli internati. Il Ragozzino ( autore, tra l’altro, di notevoli studi sulla psichiatria ) non resse alla vergogna e si suicidò impiccandosi nel suo ufficio.

In occasione della morte del grande avvocato Enrico Altavilla, studioso di psichiatria forense, autore di pregevoli opere tradotte in tutte le lingue ( nato ad Aversa e morto a Napoli nel 1968 ) Domenico Ragozzino, in un ricordo pubblicato scrisse: “Chi scrive queste scarne note ha avuto la fortuna di apprez¬zarne di persona le doti di mente e di cuore nel corso di una decennale collaborazione scientifica. Anche quando fu avanzato negli anni, rimase sempre lucidis¬simo e portò sino alla fine dei suoi giorni un determinante con¬tributo nell'organizzare, e nel rendere dense di interesse scienti¬fico ed umano, le esercitazioni di psichiatria giudiziaria agli studenti delle facoltà di giurisprudenza, studenti che Egli tanto amò ed ai quali profuse tesori di scienza e di umanità”.

Sono note le drammatiche vicende che alla fine degli anni Settanta portarono i manicomi giudiziari al centro di aspre polemiche e ferme richieste di chiusura di essi: prima la morte della ricoverata Antonia Bernardini, avvenuta nel 1975 nel manicomio giudiziario femminile di Pozzuoli, quindi le denunce di gravi illegalità verificatesi negli istituti di Aversa e di Napoli. Domenico Ragozzino, direttore del manicomio giudiziario di Aversa, e Guglielmo Rosapepe, direttore a Napoli, furono entrambi accusati delle gravi violazioni. Imputati e condannati in primo grado, furono quindi assolti in appello dalle accuse che erano state loro mosse. L’assoluzione, comunque, non cancellò il ricordo dei drammatici fatti avvenuti in quei luoghi. I due funzionari, travolti dagli scandali, posero fine alla loro vita con il suicidio

In un recente pamphlet, che riporta i risultati di una inchiesta sul manicomio giudiziario di Aversa, Dario Stefano Dell’Aquila, casertano, studioso dei temi della marginalità, ( Le reali case dei matti: “Se non ti importa il colore degli occhi” – Edizioni Filema ) scrive: “A trenta anni dalla legge Basaglia ci sono ancora centinaia di uomini e donne rinchiusi in manicomio, legati ai letti di coercizione, nudi in celle di isolamento. Sono gli internati nei manicomi giudiziari, condannati a una misura di sicurezza che può trasformarsi in un ergastolo”.

Ad Aversa le condizioni degli internati sono allucinanti. «Durante il sopralluogo - scrive la commissione - veniva ispezionato il padiglione che ospita le sezioni A-B-C-D, dislocate su due piani. Si notava che le celle-stanze, munite di 6 posti letto e un servizio igienico, versavano tutte in pessime condizioni strutturali e igienico-sanitarie, con: pavimenti danneggiati in vari punti; soffitti e pareti con intonaco scrostato ed estese macchie di umidità; ovunque cumuli di sporcizia e residui alimentari; letti metallici con vernice scrostata e ruggine; sgradevoli esalazioni di urina; armadietti vetusti; effetti letterecci (lenzuola e coperte, ndr) sporchi, strappati ed evidentemente insufficienti; finestre, anche in corrispondenza di letti, divelte o con vetri rotti: il tutto in condizioni tali da rendere disumana la permanenza di qualsiasi individuo».

“In generale emerge il sovraffollamento degli ambienti – continua il dispaccio dell’Ansa - l'assenza di cure specifiche, l'inesistenza di qualsiasi attività, la sensazione di completo e disumano abbandono del quale gli stessi degenti si lamentavano. Degenti che, nella assoluta indifferenza, oltre a indossare abiti vecchi e sudici, si presentavano sporchi e maleodoranti”.

In conclusione la commissione evidenziava che «le carenze e le pessime condizioni strutturali e igienico-sanitarie riscontrate in entrambe le strutture, unitamente al sovraffollamento e all'assenza pressoché totale di attività di recupero e cure specifiche, oltre ad essere fortemente lesive della dignità personale, appaiono, in alcuni casi, rivestire rilevanza penale” ( per la rilevanza penale giriamo la segnalazione alla Procura di S. Maria C.V. N.d.R.)

Ma già nel 2008 ad Aversa furono osservati internati legati al letto seminudi, 24 ore su 24 anche per dieci giorni, sdraiati su un materasso con un foro al centro sotto al quale c’è un secchio in cui finiscono gli escrementi: erano queste le condizioni in cui furono trovati alcuni detenuti nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. La denuncia arrivò dal rapporto preparato dal Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa dopo la visita effettuata in Italia tra il 16 e il 26 settembre del 2008. Una situazione, quella di Aversa, definita «incredibile» da Marc Neve, componente del Comitato, e indicata come la più grave nel documento pubblicato dopo il consenso giunto dal governo italiano.

Nelle 84 pagine del rapporto venivano denunciati anche diversi casi di maltrattamenti subiti al momento dell’arresto, subito dopo il fermo e in carcere di cui il Cpt ha trovato prove tangibili. I responsabili invece affermato il contrario minimizzando: “Nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa finito nel mirino del Consiglio d’Europa «non ci sono più dal gennaio 2009 i letti di contenzione. C’è sicuramente un problema di sovraffollamento con 300 internati a fronte di una capienza che non dovrebbe superare le 160 unità».

Lo dice, interpellato dall’Ansa, Adolfo Ferraro, psichiatra, direttore sanitario della struttura. «Siamo probabilmente gli unici - spiega - a non avere più letti di contenzione. I problemi nascono invece dal fatto che c’è una carenza di personale sanitario a fronte di una prevalenza di quello penitenziario in seguito a quanto previsto da un Dpcm del governo Prodi che ha fatto degli Opg vere e proprie strutture carcerarie, con la prevalenza di un modello penitenziario rispetto a quello sanitario».

E quali sono oggi le condizioni nelle quali si trovano gli internati? «Sono pessime - dice Ferraro - perchè le persone vivono ammassate l’una all’altra, in condizioni di sovraffollamento con presenze che sono il doppio di quelle che sarebbero consentite»