SANTA MARIA CAPUA VETERE = Ha suscitato unanimi consensi di critica e di pubblico la mostra che l’artista sammaritano, Gerardo Iorio ha presentato presso il Quartiere Militare Borbonico di Casagiove, con il logo “Artisti in mostra” dove le sue opere sono state esposte per una settimana richiamando numerosi visitatori ed appassionati di pittura. Le opere dell’artista hanno destato grande interesse dal momento che Gerardo Iorio nel corso dei vari decenni della sua carriera, ha mantenuto il punto su alcune tematiche che riguardano il nostro tempo.
Se prendiamo a caso un quadro degli anni'80 ed uno recente, noteremo che hanno la stessa carica emotiva in grado di squarciare il velo sull'inerzia e l'incuria dell'uomo moderno.
Quest'ultimo è, infatti, inerte e non pone correzioni ad un progresso che contiene in sè anche un'involuzione. Iorio appartiene a quella generazione che ha visto con i propri occhi la crescita industriale del nostro paese, il passaggio da una società contadina ad un'altra con valori diversi, urbanizzata, sempre più platonica nei confronti della natura e della vita.
Lo scempio operato a danno della flora e del regno animale, il barbaro disinteresse autodistruttivo sono portati alle estreme conseguenze nella simbologia pittorica dell'autore.
“L’INGORDO”, opera grafico - pittorica su legno, presenta diversi elementi iconografici e metaforici. La macchina rappresenta il meccanismo perverso del consumismo della nostra epoca, che ci trascina con i suoi ingranaggi facendoci dimenticare le necessità di milioni di essere umani, affamati e scheletrici, le cui rotondità sono sintomo della denutrizione e della sete, che li espongono a tante malattie. La mano che cerca di togliere il boccone dalla gola del goloso è la voce della coscienza, che suggerisce che le eccessive libagioni ottenebrano l’anima e la mente, pongono l’uomo al di sotto delle bestie, che mangiano solo per sopravvivere. Lo strale arancione che squarcia il petto del goloso simboleggia la morte del cuore, l’insensibilità ai drammi dell’umanità. Infine la testa di maiale e lo stesso colore arancione sono i simboli del peccato di gola.
ANTONIO TAGLIACOZZI