Il primo è un telegramma di incoraggiamento che Aldo Moro gli mandò nel ’77 — «Inviti ogni apprezzamento ed auguri vivissimi tuo appassionato impegno» —; il secondo un recente sms di Sandra, sua moglie: «Clem, non mollare». Per lui sono ancore di salvezza, ma anche emblemi dei due valori sommi che lo hanno sempre ispirato: politica e famiglia. Non è quindi un caso che Mastella li rievochi all’inizio di questo libro in cui, dopo lo tsunami che lo ha investito nel 2008, cerca di mettere insieme i tasselli della propria vita.
E’ in programma il prossimo 3 luglio, con inizio alle 20.30, nella splendida cornice di Piazza Dante a Caserta, la presentazione del libro “Non sarò Clemente, memorie dell’ultimo democristiano” (Rizzoli 2009), di Clemente Mastella. All’incontro, promosso dal Gran Caffè Margherita e da Arcadia Communications ed aperto al pubblico, parteciperanno oltre l’autore, l’europarlamentare Clemente Mastella, e al coautore, Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, il sottosegretario all’Economica, l’onorevole Nicola Cosentino. Il libro Nei momenti difficili Clemente Mastella si aggrappa a due brevissimi messaggi.
Figlio di un maestro elementare e di una casalinga di Ceppaloni, arriva giovanissimo a Roma e viene eletto nel 1976 in Parlamento. È un’epoca d’oro della DC dove, come in un orologio, Moro è la lancetta delle ore, Andreotti il perno stabile su cui ruota e Cossiga il quadrante policromo, lo scenario mutevole. Da lì prende il volo Mastella che, ancora sconosciuto — chiamato per errore Mastella e definito da Fanfani «Carneade di provincia» —, ha presto un ruolo primario in molti importanti eventi della storia nazionale, dall’elezione di Cossiga alla presidenza della Repubblica al salvataggio dei piloti Bellini e Cocciolone fatti prigionieri dagli iracheni durante la guerra del Golfo del ’90, dalla dissoluzione della Dc sotto il maglio di Mani Pulite all’esperienza nel Primo governo Berlusconi, per arrivare infine a quella di guardasigilli nell’ultimo Prodi, caduto proprio con il caso De Magistris.
Non sarò Clemente è una risposta ferma e indignata alle pesanti e infondate accuse rivolte a lui e alla moglie in quell’occasione. Ma non solo. È soprattutto il memoriale di un protagonista di un quarantennio, ricco di rivelazioni ed episodi inediti, uno spaccato unico del nostro passato prossimo. E, al tempo stesso, è un’analisi illuminante del pensiero «democratico e cristiano», quella sintesi imperfetta (perché perfetto è solo Dio) che tanto ha improntato la vita del nostro Paese.
E’ in programma il prossimo 3 luglio, con inizio alle 20.30, nella splendida cornice di Piazza Dante a Caserta, la presentazione del libro “Non sarò Clemente, memorie dell’ultimo democristiano” (Rizzoli 2009), di Clemente Mastella. All’incontro, promosso dal Gran Caffè Margherita e da Arcadia Communications ed aperto al pubblico, parteciperanno oltre l’autore, l’europarlamentare Clemente Mastella, e al coautore, Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, il sottosegretario all’Economica, l’onorevole Nicola Cosentino. Il libro Nei momenti difficili Clemente Mastella si aggrappa a due brevissimi messaggi.
Figlio di un maestro elementare e di una casalinga di Ceppaloni, arriva giovanissimo a Roma e viene eletto nel 1976 in Parlamento. È un’epoca d’oro della DC dove, come in un orologio, Moro è la lancetta delle ore, Andreotti il perno stabile su cui ruota e Cossiga il quadrante policromo, lo scenario mutevole. Da lì prende il volo Mastella che, ancora sconosciuto — chiamato per errore Mastella e definito da Fanfani «Carneade di provincia» —, ha presto un ruolo primario in molti importanti eventi della storia nazionale, dall’elezione di Cossiga alla presidenza della Repubblica al salvataggio dei piloti Bellini e Cocciolone fatti prigionieri dagli iracheni durante la guerra del Golfo del ’90, dalla dissoluzione della Dc sotto il maglio di Mani Pulite all’esperienza nel Primo governo Berlusconi, per arrivare infine a quella di guardasigilli nell’ultimo Prodi, caduto proprio con il caso De Magistris.
Non sarò Clemente è una risposta ferma e indignata alle pesanti e infondate accuse rivolte a lui e alla moglie in quell’occasione. Ma non solo. È soprattutto il memoriale di un protagonista di un quarantennio, ricco di rivelazioni ed episodi inediti, uno spaccato unico del nostro passato prossimo. E, al tempo stesso, è un’analisi illuminante del pensiero «democratico e cristiano», quella sintesi imperfetta (perché perfetto è solo Dio) che tanto ha improntato la vita del nostro Paese.