Eclatante, il tribunale del riesame di Napoli annulla l’ordinanza per l’omicidio del sindaco di Cervino Giovanni Piscitelli. Gli avvocati Gennaro Iannotti, Giuseppe Stellato, Carlo De Stavola e Rocco Trombetti hanno dovuto sudare per ottenere il risultato giudiziario davanti alla sezione decima del tribunale del riesame di Napoli. Per Pietro Esposito Acanfora, cl. 73, responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Cervino, e Vincenzo Vigliotti, cl. 1966, imprenditore edile le porte del carcere di Santa Maria Capua Vetere si sono aperte per liberare i due che erano detenuti dal 20 aprile 2009 . I due erano ritenuti responsabili del macabro omicidio del Sindaco di Cervino Giovanni Piscitelli, arso vivo accanto alla sua auto il 28 febbraio 2008. mancanza di gravi indizi di colpevolezza questa la tesi dei giudici partenopei che hanno accolto le tesi dell’avvocato difensore che ieri ha discusso le posizioni de gli assisti. La scoperta avvenne poco prima della mezzanotte del 28 febbraio 2008, infatti, una telefonata anonima aveva informato la Centrale Operativa dei Carabinieri di un incendio in località I Lebbrosi, nel Comune di Cervino, su di un pianoro posto al termine di un’irta e tortuosa strada che parte dal centro urbano del piccolo paese. Sul posto i militari, intervenuti assieme ai vigili del fuoco, avevano riscontrato l’incendio, ormai estinto, di un’autovettura, divorata integralmente dalle fiamme, a pochi metri dalla quale giaceva il cadavere semicarbonizzato di un uomo, in posizione supina, con vaste tracce di ustione e con le caviglie legate tra loro mediante fil di ferro. Poco dopo i Carabinieri di Maddaloni, attraverso la targa dell’auto nonché osservando le fattezze del cadavere, avevano identificato la vittima in Giovanni Piscitelli, Sindaco di Cervino. L’autopsia sul cadavere, operata qualche giorno più tardi, aveva accertato che l’uomo era stato legato e poi dato alle fiamme mentre era ancora vivo. Non c’erano né lesioni d’arma da fuoco né da colpi di armi da taglio, punta od oggetti contundenti, ma solo un colpo al collo, dato a mani nude per tramortire l’uomo, cosicché potesse essere legato. Le indagini si erano presentate subito alquanto complesse: bisognava ricostruire le ultime ore di vita di Giovanni Piscitelli, le sue abitudini, le sue frequentazioni, quali fossero i suoi amici e i suoi nemici; e la vicenda fin da principio non si presentava facile da sviscerare. Oggi l’omicidio del sindaco rimane ancora un caso irrisolto poiché la tremenda esecuzione potrebbe asomigliare ad una sentenza di morte non di camorra , ma eseguita per lopiù da cittadini non italiani . Il Sindaco nel pomeriggio del suo ultimo giorno di vita si era recato presso il Municipio, parcheggiando la sua auto nel piccolo ed angusto parcheggio posto sul retro dell’edificio, per andare a verificare personalmente un presunto abuso edilizio commesso da due fratelli di Cervino, imprenditori. Più tardi, prima di cena, il Dirigente dell’U.T.C., Ing. Pietro Esposito Acanfora, l’aveva invitato a prendere un aperitivo in un bar poco distante, ed era stato l’ultima persona a vederlo. Un testimone oculare, poi, aveva visto l’auto del Sindaco che usciva dallo stretto parcheggio in fretta e furia, andando anche a sbattere contro il marciapiede, ma alla guida non c’era Giovanni Piscitelli, bensì un'altra persona: uno dei complici dell’omicidio.
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DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013
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