L’amministrazione comunale di S. Maria C.V. si distingue per la sua rozzezza, allergia alle critiche e per la volontà di evitare ogni confronto pubblico sui temi fondamentali della vita cittadina.
La mancata concessione alle associazioni civiche di spazi pubblici (aula consiliare, salone degli specchi) è solo un’ulteriore prova di tale volontà.
È difficile chiedere un minimo di galateo istituzionale e democratico di chi ha fatto scempio della volontà popolare, praticando un vero e proprio scippo del consenso dei cittadini. Un’anomalia assoluta nella pur varia casistica dell’esperienza di trasformismi nella vita degli enti locali del nostro paese. Un atto di immoralità politica assoluta, che si inserisce nella pessima tradizione degli ultimi anni di vita politica di questa città. Molti candidati sindaci, sconfitti alle elezioni, sono passati in maggioranza, tradendo, quindi, la volontà degli elettori senza dare alcuna motivazione politica significativa a tale comportamento, a dir poco disinvolto. Parafrasando un film si potrebbe dire “prendi i voti e scappa”. Oggi ci troviamo di fronte a una “maggioranza Ikea”, dove si sostituiscono, come i mobili di tale benemerita azienda svedese, pezzi di maggioranza con altri dell’opposizione. Questa critica, mi sia consentito sottolinearlo, viene da una persona che ha guidato una lista in totale solitudine e fuori dalle logiche che hanno prevalso in quella tornata elettorale (assemblaggio di forze indistinte e disomogenee). Allora forse il nostro fu un gesto di sana follia. Aver ragione troppo presto, spesso, equivale ad avere torto.
Oggi ci troviamo di fronte a un’amministrazione immobile, che nulla fa per opporsi alla desertificazione sociale, economica e umana della nostra città, alla sua perdita di identità.
Questo si inserisce in una più generale crisi della democrazia, in una totale impraticabilità dei partiti, che fa pensare, con pessimismo ma anche con rammarico, alla loro irriformabilità. Partiti come contenitori vuoti, sigle da occupare da satrapi locali e oligarchie autoreferenziali, da eletti che non conoscono i territori, elettori che non conoscono gli eletti, o meglio, i nominati.
La politica, l’amministrazione diventano sempre più solo mediazione e compromesso delle convenienze; mentre dovrebbe essere il governo dei processi, o, come diceva, non un rivoluzionario, ma un grande cattolico democratico, Aldo Moro, il governo intelligente degli eventi. Oggi ci troviamo di fronte a pigmei, promossi dal caso, a destini monumentali. In questo quadro una novità positiva può essere data dall’associazionismo, dall’unione di un civismo politico, che trova una convergenza su temi concreti, su battaglie a difesa della città, contro chi vuole lasciare il campo libero a coloro che vogliono portare a termine il sacco della città a favore dei soliti noti e delle consorterie affaristiche.
Tali associazioni hanno il compito di dar voce a un disagio individuale e collettivo, di evitare che la ribellione morale, l’indignazione civile, si trasformino in rabbia e frustrazione improduttive, incanalandole, invece, verso un impegno civico critico e attivo.
Chi non ha bisogno di un potere da esercitare per esistere, deve rimboccarsi le maniche.
Questo impegno ci farà, almeno, essere a posto con la nostra coscienza di cittadini per aver dato un piccolo, modesto contributo per arginare una deriva di declino della nostra città, della nostra comunità .
S. Maria C.V.
Pierfrancesco Lugnano
La mancata concessione alle associazioni civiche di spazi pubblici (aula consiliare, salone degli specchi) è solo un’ulteriore prova di tale volontà.
È difficile chiedere un minimo di galateo istituzionale e democratico di chi ha fatto scempio della volontà popolare, praticando un vero e proprio scippo del consenso dei cittadini. Un’anomalia assoluta nella pur varia casistica dell’esperienza di trasformismi nella vita degli enti locali del nostro paese. Un atto di immoralità politica assoluta, che si inserisce nella pessima tradizione degli ultimi anni di vita politica di questa città. Molti candidati sindaci, sconfitti alle elezioni, sono passati in maggioranza, tradendo, quindi, la volontà degli elettori senza dare alcuna motivazione politica significativa a tale comportamento, a dir poco disinvolto. Parafrasando un film si potrebbe dire “prendi i voti e scappa”. Oggi ci troviamo di fronte a una “maggioranza Ikea”, dove si sostituiscono, come i mobili di tale benemerita azienda svedese, pezzi di maggioranza con altri dell’opposizione. Questa critica, mi sia consentito sottolinearlo, viene da una persona che ha guidato una lista in totale solitudine e fuori dalle logiche che hanno prevalso in quella tornata elettorale (assemblaggio di forze indistinte e disomogenee). Allora forse il nostro fu un gesto di sana follia. Aver ragione troppo presto, spesso, equivale ad avere torto.
Oggi ci troviamo di fronte a un’amministrazione immobile, che nulla fa per opporsi alla desertificazione sociale, economica e umana della nostra città, alla sua perdita di identità.
Questo si inserisce in una più generale crisi della democrazia, in una totale impraticabilità dei partiti, che fa pensare, con pessimismo ma anche con rammarico, alla loro irriformabilità. Partiti come contenitori vuoti, sigle da occupare da satrapi locali e oligarchie autoreferenziali, da eletti che non conoscono i territori, elettori che non conoscono gli eletti, o meglio, i nominati.
La politica, l’amministrazione diventano sempre più solo mediazione e compromesso delle convenienze; mentre dovrebbe essere il governo dei processi, o, come diceva, non un rivoluzionario, ma un grande cattolico democratico, Aldo Moro, il governo intelligente degli eventi. Oggi ci troviamo di fronte a pigmei, promossi dal caso, a destini monumentali. In questo quadro una novità positiva può essere data dall’associazionismo, dall’unione di un civismo politico, che trova una convergenza su temi concreti, su battaglie a difesa della città, contro chi vuole lasciare il campo libero a coloro che vogliono portare a termine il sacco della città a favore dei soliti noti e delle consorterie affaristiche.
Tali associazioni hanno il compito di dar voce a un disagio individuale e collettivo, di evitare che la ribellione morale, l’indignazione civile, si trasformino in rabbia e frustrazione improduttive, incanalandole, invece, verso un impegno civico critico e attivo.
Chi non ha bisogno di un potere da esercitare per esistere, deve rimboccarsi le maniche.
Questo impegno ci farà, almeno, essere a posto con la nostra coscienza di cittadini per aver dato un piccolo, modesto contributo per arginare una deriva di declino della nostra città, della nostra comunità .
S. Maria C.V.
Pierfrancesco Lugnano