Nell'ambito dell'operazione denominata «Pandora» della guardia di Finanza di Napoli del nucleo regionale alla quale ha colaborato in stretto contatto con la dda di Napoli anche il colonello Antonio Quitntavalle Cecere e il Maggiore Bruno Salsano che ha portato all'arresto di 81 indagati, è finito in cella anche lo psichiatra Adolfo Ferraro, 58 anni, attuale direttore dell'ospedale giudiziario di Aversa che è risultato «aver favorito il capo clan Gallo Giuseppe durante il suo periodo di latitanza», spiegano il pm della direzione distrettuale antimafia di Napoli che hanno coordinato l'operazione eseguita dai militari della Guardia di Finanza del comando provinciale di Napoli e del Ros. L'operazione ha praticamente sgominato il clan Gallo-Limelli-Vangone, attivo nell'area vesuviana ma con interessi anche nel salernitano e a Latina. Adolfo Ferraro, 59 anni, direttore dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. Ferraro è accusato di favoreggiamento per aver agevolato la latitanza del boss Giuseppe Gallo, attraverso false perizie su presunte patologie mentali. Proprio in base alla simulata incapacità di intendere e di volere, il boss Gallo ha ottenuto nei vari procedimenti penali a suo carico vari benefici processuali e cautelari ma anche, addirittura il riconoscimento di una pensione di invalidità di 699 euro. Gallo viene ritenuto dagli inquirenti il capo di una delle cosche più ricche e potenti della Campania.
Le ordinanze sono state emesse nei confronti di presunti appartenenti ai clan Gallo, Limelli e Vangone attivi nei territori di Boscotrecase, Boscoreale e Torre Annunziata.
Il blitz ha decapitato un clan camorristico leader nella zona vesuviana, dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nonché ad estorsioni, anche attraverso l’uso delle armi. La magistratura ha disposto nei confronti dei componenti del clan il sequestro di beni mobili, immobili e disponibilità bancarie per un valore complessivo di oltre 65 milioni di euro.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi dal gip di Napoli a seguito di indagini svolte anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nel corso delle quali sono stati sequestrati 737 chilogrammi di cocaina, 27 di hashish e 62 di marijuana.
Le Fiamme Gialle partenopee hanno anche ricostruito tutti i canali preferenziali utilizzati dall’organizzazione per riciclare i proventi dei traffici illeciti, nonché accertato la corruzione di due impiegati del Tribunale di Torre Annunziata.
L’operazione, denominata «Pandora», è stata coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e dai pm della Dda Pierpaolo Filippelli e Paolo Siracusa.
Gli inquirenti hanno inoltre disposto il sequestro di 210 immobili, 75 aziende e 160 autoveicoli. I clan reinvestivano in attività economiche i proventi del traffico di droga e delle estorsioni. L’importanza dell’operazione è stata sottolineata nel corso della conferenza stampa dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il quale messo l’accento sulla aggressione ai patrimoni.