L’Asl di Caserta torna a mettere in discussione il Dipartimento di salute mentale sammaritano. Una recente delibera aziendale (delibera del commissario straordinario n. 54 del 25 febbraio scorso) rispolvera, infatti, la vecchia idea dell’accorpamento delle unità di Capua e Santa Maria Capua Vetere, presumibilmente presso l’inidoneo Palazzo Fieramosca, ipotesi che già lo scorso anno fu fortemente contestata dagli utenti e dai familiari, sostenuti da me e dall’amministrazione comunale nella loro battaglia.
Nel mese di maggio del 2015, anche grazie all’intervento di una troupe del Tg5 e a una mobilitazione che vide coinvolti operatori sanitari, volontari, responsabili del terzo settore, familiari e pazienti, riuscimmo a bloccare l’illogica iniziativa intrapresa dall’Asl casertana.
Già allora evidenziammo che l’accorpamento delle unità operative nel Palazzo Fieramosca di Capua non trova fondamento neanche in una riorganizzazione volta a ridurre i fitti passivi (l’immobile in cui si trova attualmente l’Uosm è concesso gratuitamente dal Comune di Santa Maria Capua Vetere) ed è in conflitto con esigenze sanitarie incontestabili: lo sradicamento da ambienti e territori abitudinari costituisce un ‘vulnus’ per pazienti di questa natura. Inoltre, il plesso sammaritano (posto al piano terra, altro fattore non irrilevante per evidenti ragioni di sicurezza) dispone di ampi spazi verdi, utilizzati per le attività ricreative, per i laboratori di giardinaggio e pittura, per le attività ginniche, nonché per manifestazioni di notevole impatto (come la “Breve estate calda”, con eventi legati al cinema, alla musica, al teatro).
Oggi, a quanto pare, è necessaria una nuova mobilitazione per impedire che questo scippo (ai danni non tanto della città, quanto dei pazienti) venga perpetrato dai vertici dell’azienda sanitaria.
Biagio Di Muro