La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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mercoledì 23 settembre 2009

Strage Pescopagano , la corte di cassazione rigetta il ricorso del pm, ma condanna ad una pena di 15 anni e 4mesi i tre imputati


Castelvolturno . Ad un anno dalla strage di Castelvolturno dove il boss Giuseppe Setola, secondo i giudici ne fu l’artefice, c’è la prima sentenza definitiva di un’altra strage quella di Pescopagano. La corte di cassazione conferma le pene dimezzate e rigetta l’appello del pubblico ministero Dottoressa Del giudice della procura generale . Dopo due anni dall’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare, era il 17 gennaio 2007 il processo della strade di Pescopagano si chiude in corte di cassazione il processo. E’ stata la quinta sezione a condannare definitivamente l’aspirante pittore Massimo Gitto, Angelo Gagliardi, Giuseppe Frangoli che furono condannati in primo grado alla pena di 30 anni di reclusione poiché causarono la morte nel Bar “Centro” di Pescopagano di Alfonso Romano e ferirono insieme agli altri giovani tutti extracomunitari i proprietari del bar Vincenzo e Francesco Bocchetti. Il Pm della procura generale aveva presentato ricorso alla sentenza di corte di appello poiché i tre furonbo condannati a 15 anni e 4 mesi di reclusione dalla terza corte di assise appello di Napoli presidente Ambrogio di Meo. Le pene che sono state dimezzate rispetto alla sentenza di primo grado rappresentano comunque una vittoria per la difesa rappresentata dagli avvocati Luigi Iannettone, Angelo Raucci e Giovanni Zannini , i quali avrebbero in ogni caso convinto in parte i giudici napoletani e lo hanno fatto anche con i giudici capitolini dopo la richiesta della procura generale che chiedeva la conferma della condanna di primo grado a 30 anni di reclusione . I Tre, elementi di spicco del clan La Torre in passato attivo nel casertano, furono posti in stato di detenzione per una strage di italiani ed extracomunitari commessa il 27 aprile del 1990 a Pescopagano che aveva l'obiettivo di bloccare per conto del boss Antonio Bardellino la vendita di droga nella zona tra Castelvolturno e Mondragone. Le indagini dei pm della Direzione distrettuale antimafia Raffaele Cantone e Giuseppe Noviello portarono all'emissione di un ordine di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Fragnoli, 57 anni, Angelo Gagliardi, 53 anni, e Massimo Gitto, 53enne anche lui, tutti accusati di strage, omicidio aggravato, detenzione e porto illegale di armi comuni e da guerra. Fin dall'inizio l'inchiesta su quanto era avvenuto nel bar "Centro" del piccolo comune casertano nell'aprile di 17 anni fa si erano indirizzate sullo scontro tra i clan del territorio e le bande di extracomunitari che iniziavano a gestire piazze di spaccio nella zona. Una 'guerra' combattuta con molte azioni di rappresaglia violenta culminate con l'azione contro il bar nella quale morirono due persone e sei rimasero ferite; subito dopo il gruppo di fuoco uccise tre extracomunitari a bordo di una Fiat 127 parcheggiata vicino all'esercizio commerciale e feri' il quarto occupante della vettura. All'inchiesta hanno contribuito anche alcuni collaboratori di giustizia. Bardellino non voleva che si vendesse droga nella provincia di Caserta per evitare l'attenzione delle forze di polizia nell'area. La misura cautelare emessa dal gip napoletano ha riguardato anche i capoclan Augusto e Tiberio Francesco La Torre, ma non fiu eseguibile perche' si in attesa di una estradizione suppletiva.