E’ stato un
ridicolo golpe fallito, con un burattinaio ben individuato, il quale – con
astuzia – è riuscito a far leva sull’ingenuità e sull’insoddisfazione di coloro
che si erano sentiti defraudati del loro diritto di tenere sotto scacco una
città intera per inseguire minuscoli interessi da bottegai.
Questo, in
parole chiare, è stato il tentativo maldestro di provocare la caduta
dell’amministrazione comunale in carica, orchestrato da una parte
dell’opposizione con la complicità di tre consiglieri di maggioranza. Tentativo
miseramente fallito solo ed esclusivamente perché fondato su ragioni, ancora
una volta, personali e che nulla di politico avevano.
Ecco allora
che il burattinaio biancocrinito – consigliere di opposizione noto per aver
avuto ruoli importanti in tutte le amministrazioni comunali degli ultimi venti
anni, nonché responsabilità politiche e morali sul “sacco” della città di Santa
Maria Capua Vetere e sul degrado ambientale di cui oggi sta emergendo tutta la
gravità – ha cercato di distogliere l’attenzione dai nodi che stanno venendo al
pettine: i suoi rapporti, particolarissimi, con i fratelli Mastrominico,
costruttori più che chiacchierati. Sono quelli, per intenderci, che una perizia
tecnica del tribunale ha riconosciuto responsabili dei danni all’edificio della
Principe di Piemonte e che, per decenni, hanno fatto il bello e il cattivo
tempo a Santa Maria Capua Vetere, mentre c'era chi teneva non uno, ma entrambi
gli occhi chiusi.
Stupisce, in
effetti, che un uomo di tanta saggezza politica abbia pensato che tre
sprovveduti lo avrebbero salvato dal suo destino. Ma il destino – come per
tutti gli uomini – è inevitabile ed è sempre dietro l’angolo.
Ed ecco che il Verme nel caso, si sbraccia e si profonde in inutile e
sterili invettive e tenta di riappropriarsi delle vesti, già abbandonate in
cambio dei 30 denari per sé e per i suo familiari, tentando di ribaltare una
cocente sconfitta che lo ha posto a stecchetto di incarichi e prebende.
Essendo il
burattinaio in questione un fine stratega del bluff, del buio e del controbuio,
ha cercato, con due sette in mano (cioè senza neanche aver realmente fissato un
appuntamento dal notaio), di giocarsi le reste dei tre polli, i quali – una
volta spennati per bene – hanno dovuto abbandonare il tavolo in mutande. Solo
che il bluff è fallito perché al tavolo c’era anche un giocatore di razza. E il
giocatore di razza, alla fine, è quello che vince la partita...