La cronaca nera nel 2009 in diminuzione gli omicidi
IN PROVINCIA DI CASERTA SONO 14 GLI OMICIDI DI CUI 8 HANNO UN NOME GLI ASSASSINI E 6 ANCORA IGNOTI –
IN CAMPANIA 100 OMICIDI DI CUI 44 RISOLTI
56 ANCORA SENZA COLPEVOLI
Caserta – ( di Ferdinando Terlizzi ) – Sono 100 i delitti avvenuti in Campania nel 2009 ( nel 2008 erano 113 di cui 44 risolti e 69 ancora incerti ) di cui per ben 44 i tutori dell’ordine hanno assicurato alla giustizia gli autori, mentre per gli ulteriori 56 proseguono serratamene le indagini a tutto campo. Encomiabile è stato – quest’anno in particolare – il lavoro di Polizia e Carabinieri in Provincia di Caserta, che hanno inferto colpi decisivi alla criminalità organizzata. Mentre gli omicidi sono stati 14 di cui 8 sono stati arrestati i colpevoli e 6 ancora ignoti. Cominciamo proprio da questi, dai delitti ancora senza colpevoli.
Vincenzo Scarano a gennaio a Cesa
Il primo delitto dell’anno è avvenuto a Cesa. Un ragazzo di venticinque anni e' stato freddato dai sicari mentre si trovava a bordo della sua Fiat Punto in via Matteotti, nei pressi di un bar. La vittima e' Vincenzo Scarano, figlio di un uomo ucciso quattro anni fa in un agguato. Sul posto sono giunte le forze dell'ordine. Gli inquirenti ipotizzano che si tratti di un agguato di camorra. Il territorio casertano e' controllato dal clan dei Casalesi e da quello di Sant'Antimo.
Vincenzo De Crescenzo il 14 gennaio a Maddaloni
Il pregiudicato Vincenzo De Crescenzo, 28 anni, è stato ucciso l'altra notte in un agguato a Maddaloni, grosso Comune a pochi chilometri da Caserta. La vettura sulla quale De Crescenzo viaggiava insieme con la moglie e il figlioletto sarebbe stata affiancata da un'altra auto, dalla quale uno o due sicari hanno sparato numerosi colpi di pistola uccidendo l'uomo. Sono rimasti illesi la moglie e il figlio. Vincenzo De Crescenzo potrebbe aver pagato con la vita il tentativo di assumere, insieme col fratello Clemente, un ruolo di primo piano nelle estorsioni e nei traffici illeciti nella zona, controllati da esponenti legati al clan camorristico dei «Mazzacane» di Marcianise. Al momento, è l'ipotesi più accreditata sulla spietata esecuzione dell'altra notte, in una strada periferica di Maddaloni, quando da un'auto che ha affiancato l'Audi di De Crescenzo uno o due sicari hanno sparato oltre quindici colpi di pistola all'indirizzo del giovane, senza preoccuparsi della presenza a bordo della moglie e del figlioletto. I carabinieri di Maddaloni hanno anche ieri mattina effettuato perquisizioni in abitazioni di pregiudicati ritenuti fiancheggiatori del gruppo, che, d'intesa con il clan dei «Mazzacane» di Marcianise, controlla le attività estorsive ed i traffici illeciti nella zona. I militari della locale compagnia hanno anche interrogato familiari, amici dell'ucciso e anche pregiudicati della zona, ma nessun elemento utile per identificare mandanti ed esecutori materiali dell'agguato sarebbero stato fino ad ora raccolto. ( Pare che su questo delitto stia parlando un pentito)
Giosuè Di Vincenzo il 17 marzo a Succivo ( nel corso di una rapina )
Giosuè Di Vincenzo, il pregiudicato di 24 anni di Arzano rimasto ferito da un colpo di pistola alla fronte, è morto per gravi lesioni al cervello provocate dal proiettile. Lo ha accertato l'autopsia eseguita nel pomeriggio di ieri nell'Istituto di Medicina Legale dell'ospedale di Caserta. I familiari del giovane rapinatore hanno acconsentito all'espianto di alcuni organi. Di Vincenzo, lunedì sera, insieme con due complici fece irruzione nel supermercato “Dea della Mozzarella” di Succivo, impadronendosi, sotto la minaccia delle pistole dell'incasso della serata, del portafogli e delle chiave della vettura di un cliente. Il proprietario dell'esercizio, però, che si trovava nel reparto macelleria, si era armato di un coltello e aveva tentato di inseguire i malviventi, uno dei quali ha sparato tre colpi di una pistola calibro 22, ferendo per errore il complice. I carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa stanno proseguendo le indagini per identificare i complici del giovane rapinatore ucciso.
Antonio Salzillo e Michele Prisco ancora a marzo in Cancello Arnone
Antonio Salzillo e Michele Prisco ancora a marzo in Cancello Arnone
Il sei marzo di quest’anno, in Cancello Arnone, venivano assassinati Antonio Salzillo e Michele Prisco nel corso evidentemente di un regolamento di camorra: sconfinamento o rientro in attività già appannaggio di boss. Antonio Salzillo era il fratello di Paride, nipote prediletto di Antonio Bardellino, ucciso dal suo ex vice Mario Iovine a Santo Domingo. Mario Iovine fu poi ucciso mentre stava telefonando in una cabina a Cascais, in Portogallo dove conduceva la sua vita da latitante. Tornando ad Antonio Salzillo, il nipote del boss, quando ci fu la caccia ai bardelliniani, verso la fine degli anni '80 si rifugio' nel basso Lazio. Da poco era rientrato nel casertano, dopo un lungo soggiorno a Milano. A Cancello Arnone aveva aperto un bar e una concessionaria d'auto. Michele Prisco, di 45 anni, era assieme ad Antonio Salzillo, uccisi a colpi di pistola in un agguato avvenuto a Cancello Arnone mentre erano in un'auto che si è ribaltata finendo in una scarpata, erano imparentati con due boss che negli anni '70 e '80 la facevano da padrone: l'ex capo dell'Nco Raffaele Cutolo e, come detto, l'ex capo dei Casalesi Antonio Bardellino. Prisco, infatti, era il nipote di don Raffaele, condannato a sei ergastoli e rinchiuso in carcere da oltre un quarto di secolo. I carabinieri del Nucleo operativo e del Reparto operativo del Comando provinciale di Caserta stanno cercando di chiarire se Salzillo, ritenuto l'obiettivo primario dei sicari, e Prisco, siano stati eliminati per conto della camorra (e le modalita' lasciano pensare che di cio' si tratti) oppure per altre ragioni che con i clan nulla hanno a che vedere.
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