La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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mercoledì 1 gennaio 2014

SANTA MARIA CV IL PUNTO DI GAETANO RAUSO - Una legge elettorale sbagliata che impedisce di amministrare nell’interesse del Popolo.

                In questo ultimo periodo sono stato più volte contattato da esponenti della stampa o da amici che volevano conoscere il mio parere in merito alla situazione politica a Santa Maria Capua Vetere.     Come è noto a coloro che hanno seguito il mio impegno politico,non è mia abitudine esprimere giudizi sulle persone,invece quello che mi interessa è l’ analisi dei fatti e delle ragioni che  determinato le decisioni, seppur non condivisibili, assunte dai vari soggetti. Dopo più di trentacinque anni che presto  servizio nella Pubblica Amministrazione, sono sempre più convinto che è necessario che si modifichi la Legge che disciplina l’elezione del Sindaco e del Presidente della Provincia, al fine di porre un argine al malgoverno  nelle Autonomie Locali e scongiurare che si continui ad assistere a fenomeni di trasformismo dettato solo da interessi personali che riducono le Pubbliche Assise in un mercato delle vacche. La situazione sta degenerando in un modo che potrebbe portare ad irreparabili conseguenze per la stabilità istituzionale in quanto, con l’affermazione di questa logica, si da  sempre maggiore spazio a fenomeni che facilitano l’affermarsi di  interessi di estrazione malavitosa.
Dopo il referendum che ha portato alla promulgazione della legge n°81 del 1993, la scelta del Capo dell’Amministrazione fatta dal  Popolo, avrebbe dovuto sottintendere l’attribuzione di facoltà decisionali più vaste a coloro che sono destinatari dell’incarico di Sindaco e di Presidente della Provincia, ma “ i soliti compromessi all’Italiana” hanno generato un sistema ibrido che determina  una situazione difficilmente gestibile. Attraverso questo sistema elettorale il Sindaco o il Presidente della Provincia non possono governare in quanto, per mantenere la maggioranza che  li sostengono, devono assoggettarsi ad un continuo ricatto da parte di personaggi che tendono ad affermare interessi personali o quelli delle lobby che li hanno eletti,  invece di perseguire quelli della collettività che li ha scelti quali loro rappresentanti nei rispettivi Consigli.
A conforto di questa tesi devo ricordare una lettera che ricevetti in risposta di alcune domande che posi a chi avevo accusato di non aver rispettato le promesse fatte all’elettorato, nella quale mi fu detto che quando si governa con l’appoggio di una coalizione, si deve tener conto delle istanze della diverse anime che la compongono. A questo punto mi viene spontanea questa domanda : “ A cosa servono questi Consigli comunali o provinciali se il Popolo che ha la facoltà di scegliere chi Lo dovrà rappresentare e governare nei cinque anni di mandato non potrà essere esaudito nelle sue istanze e nelle sua aspettative, solo per motivi di opportunità?”. Solo ad Popolo il capo dell’Amministrazione Locale dovrebbe rendere conto e, se non fosse in grado di farlo, dovrebbe rassegnare le dimissioni.  
Un altro punto importante, a mio modesto avviso, riguarda l’abolizione dei controlli sugli atti della pubblica amministrazione, dettata dalla modifica del Titolo V° della Costituzione. La mancanza dei controlli ha generato un’anarchia completa e la diffusa inosservanza della Legge e l’impossibilità di rivolgersi al Prefetto o al Co.Re.Co. per chiedere l’annullamento di atti che si ritengono illegittimi o viziati, costringendo a rivolgere istanze alla Magistratura Penale o Amministrativa, con tutti i risvolti che ciò comporta, anche di ordine economico. Le mie dimissioni dalla carica di consigliere comunale avrebbero voluto essere uno stimolo affinchè, attraverso la formulazione di un serio programma politico, composto  anche di pochi e qualificanti punti, si potesse, finalmente pensare  agli interessi della città e non a tirare a campare.
Le decisioni devono essere prese per cambiare lo stato in cui versa la città, per troppi anni consegnata nelle mani di speculatori ed di personaggi che l’hanno svenduta in cambio di misere prebende.
Le mie denunce hanno solo evitato o ritardato il proliferare di speculazioni che hanno ridotto una città, un tempo fiorente, in un terreno di conquista di forestieri che vengono a guadagnare nella nostra città e vanno a spendere il loro guadagno realizzato in altre impoverendo il tessuto sociale ed economico irreversibilmente.
C’era bisogno e c’è bisogno di una decisa azione politica di cambiamento volta allo sviluppo reale e non effimero. Il lavoro deve essere l’obiettivo di chi amministra, non la speculazione edilizia.
Non a caso nel primo consiglio comunale dell’amministrazione Di Muro, invocai la collaborazione di tutte le componenti del Consiglio Comunale, al fine di non continuare ad amministrare la città come lo è stata negli ultimi venti anni. La discontinuità promessa, nei fatti è solo una chimera. Abbiano perduto un’opportunità di centralizzare le sedi del Tribunale piegandoci a richieste incomprensibili che dovevano essere rigettate nel nome dell’interesse superiore della collettività.
Santa Maria muore mentre altre città, amministrate da persone capaci e responsabili, rifioriscono ed assumono l’importanza che era propria della nostra città. Il commercio,una  volta  nostro vanto, non esiste più e la città, nelle serate delle feste, ha assunto un aspetto squallido ed emblematico dell’abbandono in cui versa.
Oggi finisce un altro anno e se si  continuasse ad  amministrare in questo modo la catastrofe che stiamo vivendo ed abbiamo vissuto negli anni passati, pregna della  negazione di ogni principio di sana amministrazione, genererà la completa rovina di una città già moribonda.
Spero che le coscienze di ridestino e che il Popolo sammaritano, dopo tanti anni, abbia la forza di reagire ad un giogo a cui è stato sottoposto e di cui non ha il coraggio di liberarsi.

Gaetano Rauso