Una sentenza di piena assoluzione del Giudice Enea. La valida difesa dell’Avv. Dario Pepe dello studio Iannotti. Inutile la presenza del compagno di merende ”Gatto Silvestro”. Per la prima volta a Caserta presentata una istanza per “stalking giudiziario”. Previsto anche un ricorso alla Corte di Giustizia per i diritti dell’uomo-
Sessa Aurunca ( di Ferdinando Terlizzi ) - Si è conclusa l’altro giorno, presso la sezione distaccata del Tribunale Penale di Carinola, giudice monocratico Stefano Enea, con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”, una odiosa ed annosa vicenda ai danni di una povera vedova, Maria Francescone, Ved. Sullo, da Sessa Aurunca, che si trascinava dal 2005 e che ha lasciato strascichi giudiziari di rilevanza nazionale, con l’istanza presentata al Tribunale di S. Maria C.V, e per la prima volta nella nostra Provincia, per “stalking giudiziario” in danno di una vedova.
La materia è nuova e va fatta chiarezza, ma per capire l’odissea della donna facciamo un passo indietro. La vedova Sullo ( con due figli a carico ) per molti anni alle dipendenze della famiglia del marito ( coniugi Andrea Sullo e Rosanna Di Resta ), nonché addetta alle pulizie presso il locale Supermercato Sisa ( di proprietà del fratello del marito premorto e da questi gestito assieme a tale Giorgio Autorino ), dopo essere stata umiliata (sottoposta a fatiche di pulizie, senza essere riconosciuta economicamente), avanzava tramite il suo legale l’avvocato civilista Domenico Stanga la richiesta dei suoi emolumenti.
A questo punto, Andrea Sullo, invece di assecondare la richiesta della vedova, sia in considerazione della parentela, che delle precarie condizioni economiche della stessa, presentava querela per tentativo di truffa nei suoi confronti arrivando addirittura, non solo a disconoscere i rapporti di lavoro ma a dichiarare che non la conosceva. Per queste azioni vi sono due giudizi presso il Tribunale di S. Maria C.V., Sezione Lavoro, - la vedova è rappresentata dall’avv. Giuseppe Monarca e dove i suoi avvocati, (il 5°, perché i precedenti si sono dimessi ) hanno richiesto una riconvenzionale contro la vedova, adducendo il motivo pretestuoso della causa penale testè conclusasi, ma che i giudici hanno rigettato ogni pretesa.
Intanto il Sullo, con l’assistenza del suo difensore avv. Luigi Imperato si costituiva addirittura parte civile contro la cognata. Veniva instaurato un processo che vedeva Maria Francescone accusata di :”Art. 640, truffa ( pena prevista da sei mesi a tre anni ) perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, con artifici a raggiri, consistenti nell’inviare, tramite il legale, Avv. Domenico Stanga a Sullo Andrea due richieste di pagamento di spettanze, relative ad asserite attività lavorative svolte rispettivamente presso il Supermercato SISA sito in Sessa Aurunca, di cui Sullo Andrea è legale rappresentante e presso l’abitazione del Sullo come domestica, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco ad indurre il tal modo in errore Sullo Andrea in merito all’effettivo svolgimento di tali attività e a procurarsi l’ingiusto profitto corrispondente alle somme richieste con corrispettivo danno per la persona offesa”.
Qui sorge spontanea una domanda:“Ma si può tentare una truffa o un’estorsione a mezzo lettera di un avvocato? E si può inventare totalmente un rapporto di 12 anni di lavoro? E, di contro, si può essere rinviata a giudizio per tali fatti? E chi ha escusso i testimoni ( polizia, Guardia di Finanza e carabinieri ) non si è accorto che erano costretti – dal datore di lavoro – a mentire? Per fortuna che a Carinola c’è un giudice, che si chiama Stefano Enea.
Ma questo è nulla vicino alle successive azioni giudiziarie intraprese dal Sullo per danneggiare la cognata e che sono state tutte rappresentate nell’istanza di “Stalking giudiziario” e che qui riassumiamo brevemente: la denuncia penale di questa causa, la pubblicazione di un testamento (Michele Sullo il vecchio, che lasciava un appartamento al nipote, Michele Sullo, figlio di Salvatore Sullo e Maria Francescone ), l’impugnativa dello stesso per falsità, dopo che Nicolina Sullo, sorella di Andrea Sullo aveva pubblicato il testamento; intimazione di sfratto dalla casa in cui abita la vedova con i figli; rifiuto di consegnare i beni di Concetta Di Marco, ved. Sullo spettanti ai figli del defunto Salvatore ( con sparizione di grosse somme dalle banche); invenzione di un pericolo di crollo del palazzo ( crollo valevole solo per la vedova e - non per gli altri inquilini – vedova che tra l’altro è proprietaria), anche con distacco della luce elettrica per le scale del palazzo.
Per questo ulteriore caso vi è ricorso al TAR del prof. Avv. Ciro Centore, per sospensione dell’ordinanza del Comune di Sessa Aurunca. Ma l’azione vessatoria e di “stalking giudiziario” – è detto nell’esposto - è proseguita con un’altra querela contro la vedova ed i figli ed in ultimo un inventato art. 700 ( provvedimento di urgenza ) per il paventato crollo di via XX Luglio n°80. Poi con missive continue ha assillato la malcapitata chiedendole di pagare le spese dei funerali, della cappella gentilizia del cimitero, dei concimi per i terreni e per i pagamento delle tasse. Di contro il Sullo non ha consegnato rendiconti di gestione, dei conti bancari, degli olii e della legna, degli acconti per vendite in Roccamonfina. Ciascuno potrà farsi una idea di che personaggio è il Sullo.
“Altro che Stalking giudiziario ” – ha detto il Prof. Ciro Centore - “qui si tratta di vera e propria persecuzione e di torture con trattamento “disumano e degradante” di competenza del Tribunale dei “Diritti dell’Uomo“ alla quale consiglierò di rivolgersi alla mia cliente”.
Dopo un iter giudiziario travagliato, che durava oltre 6 anni, si arrivava all’udienza conclusionale l’altro giorno, alla quale, non si capisce a quale titolo, è intervenuto anche Silvestro Mancini, proprietario dell’immobile del Supermercato Sisa, che in qualche frangente ha sostituito l’usciere chiudendo le porte. Dopo pochissime schermaglie, tra il Giudice Enea, l’avvocato Dario Pepe dello Studio Iannotti, che difendeva la vedova e l’avvocato Imperato, che curava gli interessi del Sullo, si è giunta alla sentenza di assoluzione completa con la formula “perché il fatto non sussiste”.