La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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martedì 11 maggio 2010

Ridotta la pena a 4 anni di reclusione dalla Corte di appello di Napoli per Vincenzo Marino accusato di tentato omicidio

Cesa




La Corte di Appello riduce la pena a Vincenzo Marino, il muratore di 40 anni di Cesa, accusato di tentato omicidio.

I giudici napoletani hanno accolto solamente una parte di quello che era il ricorso dei difensori. Pertanto la pena è passata da 6 anni, inflitti dal Gup presso il Tribunale di S. Maria C.V., a 4 anni di reclusione.

Marino originariamente era accusato, oltre che di tentato omicidio, pure di rapina, reato dal quale venne assolto, all'esito del giudizio di primo grado, svoltosi dinanzi al Gup Chiaromonte del Tribunale di S. Maria C.V., con le forme del rito abbreviato.

Da qui la decisione di rivolgersi ai giudici di Appello che hanno confermato l'accusa di tentato omicidio, ritenendo solamente la pena alta e quindi riducendola a 4 anni.

La difesa, affidata agli avvocati penalisti Enzo Guida e Michele Angelo Basile, si era battuta sin dall’inizio per l’assoluzione dal reato di rapina e per una esclusione della ipotesi del tentato omicidio, chiedendo una condanna più lieve per il reato di lesioni.

La vicenda risale al settembre del 2008, allorquando Marino venne tratto in arresto per queste gravi accuse.

L’imputato si è sempre difeso sostenendo che non vi era stata alcuna rapina e che il ferimento era avvenuto nei pressi del carcere di Santa Maria Capua Vetere a causa di un diverbio. La persona offesa, invece, aveva affermato che era stato vittima di una rapina avvenuta a Macerata Campania. Non erano mancate le perplessità ed i dubbi in ordine a tale racconto, evidenziati dalla difesa quando era stata ascoltata la vittima. La stessa difesa, per dimostrare che le ferite inferte non erano gravi, potendo trattarsi di lesioni e non di tentato omicidio, nel corso del giudizio aveva prodotto la cartella clinica della persona offesa ed una consulenza medico legale per dimostrare che mai c’è stato il pericolo di vita per la vittima. Dopo l’esame del denunciante, proprio perchè il giudice non era pienamente convinto della attendibilità di questi, nel corso del giudizio abbreviato, venne introdotto un ulteriore elemento di novità, cioè l’acquisizione dei tabulati telefonici della presunta vittima, per conoscere anche la sua esatta collocazione al momento dell’avvenuta aggressione. Da tali accertamenti emerse che la vittima non si trovava a Macerata Campania, ma proprio nei pressi del carcere. L’imputato, quindi, veniva ritenuto credibile a differenza della persona offesa, che venne poi anche denunciata per falsa testimonianza.

Le richieste della difesa sono state accolte, dunque, in parte per cui ora sarà presentato appello per impugnare la sentenza.

I motivi di appello dunque erano incentrati sulla richiesta della esclusione del tentato omicidio con conseguente qualificazione del fatto in lesioni aggravate, con riduzione della pena.

Alla fine i giudici della Corte di Appello hanno accolto solo parzialmente le richieste difensive, con una sostanziale riduzione della pena.