La più rilevante disfunzione che penalizza 1’effettiva della risposta giudiziaria continua ad essere la difficoltà di pervenire in tempi rapidi alla definizione dei processi. Tale difficoltà deriva da una molteplicità di cause la più rilevante delle quali va individuata nell’esasperante lentezza della fase dibattimentale, che trae origine sia dall’attuale disciplina del codice di rito, sia dall’oggettiva sproporzione tra numero dei processi e forze disponibili (in termini di strutture, mezzi, personale di magistratura e di cancelleria, questi ultimi gravemente sottodimensionati). Sotto il primo profilo, e sufficiente ricordare le numerose disposizioni che rallentano la definizione del processo (ad esempio si pensi alla necessita di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale in caso di mutamento del collegio giudicante anche in uno solo dei suoi componenti, oppure -sotto altro aspetto- alla difficoltà di tradurre in materiale utilizzabile per la decisione dibattimentale le corpose risultanze acquisi te nella fase investigativa qualora si sia fatto ricorso a mezzi tecnici complessi come le intercettazioni telefoniche) 0 i problemi organizzativi che penalizzano la celebrazione dei dibattimenti più complessi (ricorso ai video collegamenti con necessita di disporre di un congruo numero di aule attrezzate). Di conseguenza, i tempi di durata del processo penale restano sostanzialmente stabili, pur nella variabilità dei vari casi concreti.

Ne va trascurato, poi, il rilevante carico pendente dinanzi al collegio che in via esclusiva si occupa delle misure di prevenzione (nell’anno in esame sono state ridotte le pendenze da n. 324 procedimenti a 287, essendo stati disposti innumerevoli sequestri e confische per ingenti valori). Deve qui, peraltro, sottolinearsi come, nonostante l’impegno profuso dai magistrati si sia registrata, invece, una limitata diminuzione delle pendenze per il numero molto elevato nelle sopravvenienze, accentuandosi in maniera esorbitante negli ultimi mesi per effetto delle incessanti operazioni di contrasto contro la malavita organizzata portate avanti dalle Forze di Polizia. ll Tribunale di S.Maria C.V. ha un carico di processi di Conte di Assise tutti richiedenti istruttorie dibattimentali lunghissime, con centinaia di udienze da celebrarsi in multi-videoconferenza e con l’assunzione di numerosi collaboratori di giustizia, rese ancora pin laboriose dalle concomitanze con altri processi con i medesimi imputati. Dinanzi alle tre sezioni di Code di Assise pend0n0 n. 49 processi, a fronte di n. 81 processi pendenti alla data del l.10.2007, per la gran parte a carico di appartenenti al "clan dei casalesi" (é prossima alla definizione il processo per la c.d. "strage di CasteIv0lturn0" a carico di Setola + 7. `E rilevante l’aument0 dei reati commessi da cittadini stranieri, in particolare extracomunitari, in tema di violazione delle norme sull’in1migrazi0ne nonché di traffico di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e furti in abitazione, il che fa apparire inadeguato l’apparato sanzionatorio in particolare per quanto concerne la concreta espulsione dei clandestini. Parimenti sensibile é l’aumento del numero di procedimenti instaurati per reati di violenza sessuale e pedofilia nonché per illeciti urbanistici, edilizi, contro l’incolumita pubblica e la salute dei cittadini osservandosi, quanto a questi ultimi, che la criminalità organizzata si occupa pure dello smaltimento di rifiuti speciali e nocivi.