Se devo essere sincero, non ho letto ancora il libro di Roberto D'agostino e Umberto Pizzi ma penso che lo farò molto presto. Il mio pensiero, però ,va ora ad un personaggio che con i suoi 71 anni suonati, secondo me è ancora un ragazzino vispo e malefico, ma grande amico, così come lo conosciuto circa trenta anni fa quando " paparazzo e giornalista" del Tempo e di altri giornali romani si piazzò con la sua reflex fuori la casa circondarile femminile di Caserta , quando Sofia Loren venne rinchiusa per scontare una pena in stato di detenzione perchè secondo le accuse aveva comesso reati fiscali. E' in quel frangente, che io appena ventenne, incuriosito dalle persone che sostavano fuori il carcere, mi fermai vedendo ed ascoltando i discorsi dei reporter che animatamente e quasi da" Cafonal " si prendevano in giro, distraendosi a vicenda pronti per scappare per primi sfruttando la posizione davanti ad un'auto che giungeva o addiritttura quando si aprivano le porte del carcere per fotografare chi usciva. Una volta a mia madre la presero per un persona della famiglia Ponti, ma in realtà lavorava come maestra perchè impiegata regionale che insegnava ai detenuti. in quei giorni tristi per la Loren conobbi Umberto Pizzi che è rimasto ( dal punto di vista fisico) identico a quello di prima. Prima l'approccio poi i discorsi ed infine le cene insieme ad altri suoi colleghi . Facemmo amicizia e nei 15 giorni di detenzione di Sofia Loren addirittura stringemmo alcuni accordi. In sostanza io chiedevo a mia madre cosa fosse sucesso la mattina, se la Loren aveva fatto qualcosa di particolare , come stava e cosa via dicendo. La prima volta andò bene, perchè mi disse tante cose e così nel primo pomeriggio tornavo e mi inserivo nei discorsi e lanciavo le mie notizie centellinandole . Manco a farlo apposta qualche corrispondente di Gente,Oggi ed addirittura stranieri , maggiormente americani pubblicarono queste notizie sui giornali. Bene. E' lì che iniziai a capire come si faceva il giornalismo perchè l'indomani le pubblicazioni fecero effetto. Mi regalarono anche dei soldi . Mi guadagnavo 10 mila lire al giorno più la cena gratis (perchè pagava i giornali nazionali) la sera, alla Leccese a Piazza Vanvitelli, affianco al Banco di Roma, se riuscivo a farmi dire qualcosa da mia madre . Almeno non le rubavo . D'altronde c'è un antico detto. Il lavoro nobilita l'uomo e io mi stavo nobilitando. In quei giorni , anzi due giorni dopo l'arresto della Loren , giunse Adriano Ballarini detto Rino. Umberto Pizzi, quando lo vide iniziò un pò ad aver paura perchè sembrava che il Rino avesse la situazione sotto controllo . Giunse insieme ad altri tre quattro persone ed iniziò a studiare come doveva piazzare le reflex sui palazzi. Già perchè era reduce da un servizio fotografico su Papa Woitilia . Lo aveva fotografato in costume da bagno mentre nuotava in piscina. Insomma il periodo fu particolare perchè si era in continuo movimento tutti erano con le orecchie tese e gli occhi rivolti verso il cancello di Via Tanucci pronti per fotografare ed intervistare chiunque fosse nei paraggi. Ma il colpo griosso era la Loren dietro le sbarre tutti aspettavano un cenno per riprendere il volto della Loren. Una foto del genere, se fatta bene, poteva essere pagata dai settimanali scandalistici anche 50 miloni di lire. La foto poi avrebbe fatto il giro del mondo pensa !! Giovane e pivello come ero, mi feci avanti e domandai come poteva entrare una reflex nel carcere . A quel punto Umberto Pizzi mi fa vedere una macchina fotografica grande con un pacchetto di sigarette e minuscola pronta l'uso . Bene !! tornai a casa e ne parlai con mia madre ma quando gli feci la proposta mentre era a tavola , si alzò e se ne andò senza dire un parola, l'avevo fatta grossa .
Che cafonal !!!
Che cafonal !!!