La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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sabato 8 agosto 2009

MAFIA E CAMORRA NELLA LAZIO CALCIO, 7 ARRESTI DELLA DDA DI ROMA LATITANTE GIORGIO CHINAGLIA.

ROMA - Sette ordini di custodia cautelare in carcere sono stati disposti stamani nell'ambito dell'inchiesta sulla tentata scalata alla Lazio condotta nel 2006 dalla cosiddetta "cordata Chinaglia" con oltre 22 milioni di euro provenienti dal clan camorrista dei Casalesi. Le misure cautelari disposte oggi ripristinano quelle già eseguite in data 22 luglio 2008 e poi annullate dal Tribunale della libertà. Successivamente, la Corte di Cassazione aveva riformato quest'ultima decisione rinviando gli atti al Tribunale della libertà. La magistratura ha ora diposto nuove misure in carcere per sette dei dieci indagati nel frattempo rimessi in libertà, alcuni tuttora ricercati, tra i quali Giorgio Chinaglia, latitante all'estero.L'ipotesi accusatoria, rende noto la Guardia di Finanz in una nota, «riguarda il tentativo di acquisto della società biancoceleste, quotata in Borsa, attraverso somme di denaro del clan dei Casalesi comunque collegate ad attività di concorrenza sleale, condotta con atti violenti ed intimidatori, secondo modalità mafiose». «I provvedimenti eseguiti - spiega ancora la nota - confermano gli esiti delle indagini condotte in stretto coordinamento tra il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, la Digos della Questura di Roma e la Tenenza della Guardia di Finanza di Mondragone e finalizzate a individuare e chiarire tempi, modalità e circostanze con le quali sono state ideate e poste in essere, dal 2004 al 2006, indebite pressioni ed attività illecite, anche violente, tese a costringere il presidente Claudio Lotito a cedere la propria quota di partecipazione nella Lazio».Nelle ordinanze vengono ripercorse le strategie adottate dai referenti del clan dei Casalesi con le quali il denaro doveva essere riciclato all'interno della nota società di calcio. Il denaro sarebbe stato dapprima trasferito all'estero e successivamente fatto rientrare in Italia attraverso istituti bancari tedeschi, svizzeri ed ungheresi. La provvista doveva infine confluire presso un istituto di credito della capitale, per essere utilizzata per acquistare una quota rilevante del pacchetto azionario della Lazio.