Napoli . Applausi dalla platea per il guardasigilli Angelino Alfano, al termine dell'intervento tenuto dal ministro a Castelcapuano per l'apertura dell'anno giudiziario a Napoli. Alfano era stato anche interrotto un paio di volte da applausi durante l'intervento. Tra i presenti alla cerimonia, oltre ai vertici di magistratura e avvocatura, anche il sindaco di Napoli Rosa Iervolino e il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo del capoluogo campano. Nel suo discorso il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha parlato più volte di camorra. Ringrazia i magistrati napoletani, «i vostri successi sono un orgoglio per la nazione» e a loro dice: «Dovete sapere che il Governo è al vostro fianco e non lo è a parole ma con le leggi». «Ho potuto constatare come nella lotta alla camorra i magistrati di Napoli seguono l'insegnamento di San Bonaventura da Bagnoregio - dice Alfano - che amava dire 'silentio nutritur iustitià ». Alfano cita anche gli avvocati «che con serietà e zelo difendono i cittadini imputati in giudizio ma non ne prendono le parti moralmente ». «A volte anche i camorristi meritano la difesa - spiega - ma un conto è la difesa tecnica, un altro è prendere le parti moralmente. Gli avvocati di Napoli non lo stanno facendo e di questo li ringrazio». Ha ribadito che «non si sta limitando l'uso delle intercettazioni per alcun reato» e a chi gli chiede se sistia prendendo in esame il sistema tedesco sui costi, risponde: «Stiamo studiando anche questa ipotesi». «Il nostro disegno di legge tutela lo strumento delle intercettazioni e unitamente tutela la privacy dei cittadini - ha spiegato a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario - le intercettazioni finora sono state molto costose, ormai lo riconoscono un pò tutti, e spesso non sono state - così come avrebbe previsto il codice vigente, quindi non la legge che stiamo modificando - assolutamente indispensabili per la prosecuzione delle indagini». «L'abuso di quella norma, il sistematico aggiramento della norma del codice attualmente vigente - ha aggiunto - ha prodotto la necessità di intervenire perchè sono state troppo spesso invasive». «Non le stiamo limitando per alcun reato, abbiamo mantenuto il tetto previsto dalla legge precedente - ha concluso - le abbiamo solamente contenute in limiti temporali che siano più accettabili in modo da coniugare l'esigenza delle indagini e il rispetto dei cittadini«Ringrazio i magistrati che lavorano contro i clan. I loro successi sono un orgoglio per l'intera nazione. Ringrazio gli avvocati che con serietà e zelo difendono i cittadini imputati in giudizio ma non ne prendono le parti moralmente e lo fanno con una difesa tecnica». Lo ha detto a Napoli, dove si trova per l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario, il ministro della giustizia, Angelino Alfano. «Il governo è al loro fianco e non lo è a parole - ha aggiunto- ma con le leggi perchè abbiamo voluto avviare una fase che abbiamo chiamato l'antimafia e l'anticamorra delle leggi e non delle parole abbiamo concepito questa fase con tutta la passione politica e civile di uomini del sud che sanno quanto camorra e mafia derubino non solo ricchezze ma anche speranza di futuro .Il governo non frenerà la lotta al crimine per problemi di capienza degli istituti di pena». Lo ha assicurato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, oggi a Napoli per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. «Gli effetti dell'indulto -ha spiegato- sono quasi recuperati». Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, anche a Napoli torna a parlare della necessità di «un grande lavoro di squadra» per la riforma della giustizia. Una squadra, dice «che esiste, si chiama Stato, ed è una squadra che vince se ciascuno dei giocatori non si illude di giocare per sè». «Il ministro e l'intero Governo, fuori da ogni polemica strumentale, in soli otto mesi hanno dimostrato di voler affrontare il tema delle necessarie riforme della giustizia senza alcun intento punitivo - ha detto - ma con il principale obiettivo di rendere questo servizio finalmente degno di un paese civile». Un compito, aggiunge, «arduo» per il quale serve «un grande lavoro di squadra». «La squadra esiste, è composta da magistrati, avvocati, forze ordine, parlamento, dal Governo - ha sottolineato - ha un nome e si chiama Stato. Miglioriamo, la giustizia e facciamolo insieme, con impegno e convinzione».
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DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013
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ROMA 22 APRILE 2013
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