Che
il riconoscimento dei meriti sia una chimera, in questa nostra società, ormai è
risaputo e sembra non disturbare ed indignare neanche più
di tanto. Un ulteriore conferma di quest’ incresciosa situazione la fornisce l’episodio
avvenuto nel Presidio Ospedaliero Melorio, episodio che ha visto il brillante dottor
Gallicchio, veterano della struttura ed insignito di numerose benemerenze,
vedersi superato, da un giovane medico di origini partenopee, nella nomina a
primario dell’ Unità Operativa di Geratria.Non che si aspetti prestigiosi
riconoscimenti alla professionalità, perché chi opera con simili infaticabilità
e meticolosità lo fa per coscienza morale,per profonda e convinta adesione al codice etico e
deontologico, ma forse almeno un po’ di rispetto e gratitudine per gli oltre
quaranta anni di onorata professionalità e competenza erogata alla sanità
locale ce lo si aspetterebbe.
Invece
no, anzi, emerge in maniera sorprendente che, anche e soprattutto, nella sanità
locale l’idea che opere superbe e orgogliose servano da piedistallo al
simulacro della mangiatoia imperversa. Un
sistema arcaico e organizzato sul culto del favoritismo esclusivo di pochi
eletti, estraneo al criterio del merito e dedito alla demagogia che in realtà
copre l’interesse personale. La sanità locale si riconferma territorio di
caccia per dirigenti spesso professionalmente incapaci, mai sazi di emolumenti
vertiginosi, troppo spesso collusi e alla costante ricerca di una familiarità
compiacente con chi è un gradino più su,pronti a facilitare e ad elargire prebende agli amici degli amici.
L'immobilismo
di cui sta morendo l'Italia è il frutto avvelenato della scarsa funzionalità e
libertà incondizionata del potere decisionale. Il sospetto è facile ma
inevitabile: al potere legittimo si è sovrapposto di fatto un potere di veto,
oligarchico e autoreferenziale, di natura castale,in grado di far avere la
meglio agli interessi particolari. L'impressione è quella di un'oligarchia
plebea assurta agli agi e alle opportunità del potere senza avere minimamente
come riferimenti il merito e l’ efficienza del funzionamento della macchina
della sanità pubblica nel nome dell’interesse collettivo, né la definizione di
politiche della salute adeguate alle esigenze dei cittadini e nell’attuazione
di interventi tesi a garantire idonei livelli di assistenza sanitaria. La
preoccupazione principale pare invece quella di premiare gli amici e punire i
nemici, tramutando le decisioni in clientele e voti. S'indovina, in complesso,
una società legata a filo doppio, potentati che si occupano, in funzione di
interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco
deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl.
Ci
auguriamo, pertanto, che in un momento in cui l’ospedale Melorio è sempre
più depauperato delle unità operative, di quelle risorse umane che sono
indispensabili per garantire i livelli assistenziali essenziali, in termini di
efficacia ed efficienza delle prestazioni erogate ad un ampio bacino di utenza
afferente al territorio, ai vertici si colga la discutibilità di questa
decisione così approssimativa e dalle conseguenze certamente nefaste per un
Presidio che sta già perdendo tanto in termini qualità professionale.