Un vecchio detto italiano recita , tra i due litiganti il terzo
gode, da qualche tempo è partita anche nella Seconda università di Napoli , la
SUN , una campagna elettorale, cosi come quella delle elezioni europee, per votare il suo nuovo rettore . A contendersi la poltrona del
nbuiovo rettore tre candidati , uno in
più rispetto alle aspettative poiché il professor Giuseppe Paolisso , Mario Mustilli, e Luigi Santini, ordinario di Chirurgia Generale. Per quest’ultimo la
candidatura a nuovo rettore della San capita in un momento particolare perché rappresenta
il terzo incomodo in un panorama universitario pronto a dividersi fra il
professor Paolisso e il Professor Mustilli . Insomma il Professor Luigi Santini
è , per inquadrare la questione come a livello politico NAZIONALE , “ il Grillo della Campania”, poiché
come terzo incomodo potrebbe rappresentare un scoglio per gli altri candidati.
Non a caso il suo pensiero è coinciso per
questo gli abbiamo posto alcune domande
il professor Luigi Santini |
Quale è il vostro compito ?
Le Università sono un patrimonio
della collettività, perché storicamente fonte di sapere e di cultura, fucina
delle nuove generazioni, leva di progresso sociale, fattore di competitività
economica. Nel contempo, le Università pubbliche sono anche una istituzione, un
segmento di grande importanza di quel patrimonio di “beni comuni” che sono i
servizi che vanno resi ai cittadini.Un duplice patrimonio da difendere e
valorizzare. La Seconda Università di Napoli ha il dovere di contribuire, con
il suo posizionamento scientifico e culturale, allo sviluppo del territorio nel
quale è inserita.Chi guiderà la nostra Università nei prossimi anni ha di
fronte a sé il compito arduo di rilanciarne le capacità operative e l’immagine.
Allo stato attuale il mutamento d’indirizzi è assolutamente indispensabile, se
vogliamo che l’Ateneo svolga il ruolo che gli compete nel contribuire alla
formazione della classi dirigenti del domani.
Professore come si può rilanciare la Seconda Universita’ di Napoli ??
Il declino della SUN è nei dati forniti dal Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che collocano il nostro
Ateneo al penultimo posto della classifica nazionale. Un Ateneo è, per sua
stessa denominazione, una città della sapienza, e perciò è necessariamente
fondata sull’alleanza specifica fra tutte
le scienze. La città della sapienza non è una semplice somma di
specializzazioni, ma guarda ai valori umanied alla complessità della
conoscenza. Se un Ateneo non si fonda sulla pari dignità di tutte le discipline
fallisce il suo obiettivo. In questo orizzonte complessivo, l’Ateneo dovrà
lavorare per promuovere condizioni di crescita scientifica in tutte le
discipline ed in tutti i dipartimenti. Ovviamente una tale impostazione dovrà
dare una particolare attenzione ai dipartimenti di scienze umane ed ai valori
che da esse sono e devono essere rappresentati. In questo senso, dobbiamo
conquistare una nuova visione complessiva dell’università come unità universale
di ricerca e di didattica, in cui i professori, i ricercatori e gli studenti
siano il centro dell’attenzione. Attualmente, il nostro Ateneo non è collocato
nella graduatoria delle Università secondo il livello che meriterebbe, sebbene
al suo interno esistano dipartimenti in cui sono riconoscibili eccellenze ed
operosità. Tutte le fasce dei professori e dei ricercatori dovranno essere
ascoltate valorizzando il merito e la qualità scientifica. Uno sguardo attento
deve essere volto al gran numero di ricercatori della nostra Università che
sono in attesa di legittimi riconoscimenti non ancora conseguiti.Questo
progressivo tramonto sta erodendo l’immagine della nostra Università, ledendo inoltre
il diritto di molti giovani ad essa iscritti di ricevere una adeguata
preparazione. L’approccio delle precedenti gestioni deve far posto a un
rilancio fondato sull’eccellenza dell’offerta didattica e sulla qualità dei
servizi agli studenti. Una svolta è necessaria: coloro che vivono la vita
dell’Ateneo hanno sotto gli occhi i guasti prodotti da troppi anni
caratterizzati da scelte gestionali confuse, da approssimazioni operative e,
soprattutto, da conduzione verticistica e personalistica nella definizione
delle strategie formative. Cambiare è diventato un imperativo categorico che
deve passare per una netta e chiara discontinuità con il passato. Professori,
ricercatori, personale amministrativo, studenti, sono i potenziali attori di un
cambiamento che si concretizzerà soltanto se l’azione dell’Università saprà travalicare
i muri delle aule, dei dipartimenti, del rettorato, guardando alla società
civile, alle esigenze del tessuto produttivo, ai bisogni di preparazione e di
cultura dei nostri giovani.
Secondo lei quali sono i metodi da adottare ??
Il rinnovamento è metodo, un
metodo che deve scandire le tappe di un percorso comune che parta da alcuni
punti essenziali.Il primo riguarda la visione che deve orientare il
cambiamento. Le Università non possono limitarsi a fornire conoscenze, sia pure
raffinatissime; esse devono – prima ancora – essere luoghi nei quali si
forgiano le nuove generazioni sulla base dell’universalità dei valori civili e
culturali propri di una società avanzata basata sui princìpi della democrazia
partecipativa. Occorre formare donne e
uomini che sappiano non soltanto dotarsi delle conoscenze adeguate a esercitare
al meglio la loro professione, ma che riescano altresì ad essere elementi di
riferimento del tessuto sociale nel quale operano. Cittadini dotati di elevata coscienza
civile e con un adeguato bagaglio di conoscenze e competenze.
Quali sono gli obiettivi prioritari ??
Sulla base di tale indirizzo
l’azione dell’Università deve avere alcuni obiettivi prioritari:
a)
Mettere gli studenti al centro dell’offerta
didattica, poiché essi non sono soltanto i destinatari dell’attività formativa,
ma rappresentano un capitale umano che va sostenuto e motivato. Occorre
valorizzare e rendere proficua la partecipazione degli studenti alle scelte di
pertinenza del corpo accademico. Per ottenere questo risultato è necessario che
tutti i docenti sentano come loro impegno primario questo obiettivo
b)Lavorare sulla qualità dell’offerta
formativa, migliorando modalità e organizzazione della didattica e alimentando spazi
ed ambiti di fruizione culturale che vadano al di là delle lezioni
c)
Puntare sull’ampliamento dell’offerta
formativa, allargandola ai saperi di tipo umanistico. Una Università di
territorio – salvaguardando, ovviamente i punti di forza acquisiti – deve
aprire il più possibilela sua offerta didattica, partendo dal patrimonio
accumulato dai Dipartimenti esistenti
d)
Fare della partecipazione e del
confronto una opzione strategica e un costante criterio operativo. Coinvolgere
– attraverso l’ascolto, la partecipazione, e l’attenzione alle proposte – tutti
i soggetti che contribuiscono alla produzione della formazione nell’Università
(corpo docente, personale amministrativo e tecnico, studenti, forze sociali,
associazioni, rappresentanze)
e)
Definire il posizionamento sul
territorio. In Campania l’offerta didattica universitaria è storicamente
presente, da secoli, a Napoli. Nel tempo più vicino a noi essa ha trovato
specifiche e importanti radicamenti a Salerno e nella provincia, nonchénella
Valle dell’Irno tra Avellino e Benevento attraverso l’Università del Sannio.
L’unico territorio ad essere rimasto fuori è quella di Caserta. È in questa
città, ricca di storia a tradizioni, che è necessario ricercare questo
definitivo sviluppo, vincendo resistenze ed incertezze.
Secondo lei ci vuole una squadra ??
Il cambiamento che tutti auspichiamo non può non passare da una
inversione radicale di rotta, di metodi, di persone, di filosofia. L’Università
è di tutti: chi la guiderà nei prossimi anni non potrà essere “un uomo solo al
comando”, bensì il responsabileed il coordinatore di
scelte compiute con l’apporto di tutti i soggetti interessati, a cominciare,
ovviamente, dal corpo accademico al quale spetta di impegnarsi in un opera di
rinnovamento nell’interesse della collettività. Il rilancio deve essere un
obiettivo condiviso da tutti coloro che credono nel cambiamento, sulla base di
un progetto che sappia guardare lontano, aggregando le forze migliori, interne
ed esterne all’Ateneo.