Più volte, a seguito di preoccupanti notizie relative ai livelli di assistenza garantiti dall’ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere, sono intervenuto – in pieno accordo con i sindaci di bacino – presso i vertici dell’Asl Caserta per evitare che fossero assunti provvedimenti tesi al depauperamento delle risorse infermieristiche e di quelle mediche, provvedimenti inaccettabili in se stessi perché in palese contrasto con la sempre dichiarata volontà di rilancio del presidio ospedaliero e sostanzialmente inadempienti rispetto al Piano regionale che vede, fino a prova contraria, l’ospedale Melorio stesso tra quelli le cui funzioni devono continuare.
Non voglio assolutamente ritenere che alcuno si assuma la grave responsabilità di una possibile interruzione di pubblico servizio conseguente a provvedimenti iniqui rispetto alle esigenze non solo dei presidi ospedalieri facenti parte dell’Asl Caserta ma anche della popolazione dei diversi bacini territoriali.
Provvedimenti ultimi – come lo spostamento di unità infermieristiche a decine, non solo da Santa Maria Capua Vetere ma anche da Marcianise, verso l’ospedale di Aversa (senza tener conto dei gravi contraccolpi sulle unità operative sanitarie dei primi due nosocomi), laddove risulterebbero infermieri dello stesso presidio Moscati dislocati altrove; come ancora l’assoluta mancata sostituzione di personale medico posto in quiescenza per raggiunti limiti di età o comunque venuto meno per altri motivi (nonostante le dichiarate sofferenze nell’attività di pronto soccorso e nelle unità operative di chirurgia e di medicina); come la mancata assegnazione di un oculista, sia pure in via temporanea e parziale, al fine di consentire l’attività chirurgica di oculistica; come ancora l’inopinato trasferimento di personale medico dalla geriatria di Santa Maria Capua Vetere ad Arienzo-San Felice, per motivi ancora oscuri, con il risultato che oggi c’è un solo medico in geriatria al Melorio; come, infine, l’assenza assoluta di una progettualità funzionale e strutturale, da confrontare e sottoporre in via preventiva quanto meno ai diversi sindaci – la dicono lunga sulla radice dell’azione dell’Asl Caserta, che sembra essere obbediente più ad altre logiche che a quelle di un reale e serio impegno di rilancio dell’attività sanitaria in provincia, per garantire la decenza dei livelli di assistenza ai cittadini.
Deve essere chiaro che non siamo per la “guerra tra i poveri”, ma non siamo disponibili a vederci spogliare delle risorse sanitarie che, da circa un millennio, assistono le nostre popolazioni, pur volendo riconoscere ad altri l’importanza della loro attività. Anzi, in questa ottica, ci chiediamo se la direzione dell’Asl abbia lo stesso nostro concetto di importanza dell’ospedale Moscati di Aversa.
Ci chiediamo ancora che fine abbiano fatto unità infermieristiche provenienti da Asl napoletane e se sia comunque giusto o accettabile, nell’ipotesi che in maggior parte il personale di cui sopra sia confluito nel Moscati, che quest’ultimo ospedale “divori” letteralmente le altre strutture, privando del naturale diritto all’assistenza intere fasce territoriali.
Vorrei tacere dell’episodio del mancato acquisto della Tac per il Melorio, solo per denunciare pubblicamente che, dopo aver individuato con atto formale perfetto l’acquisto di una Tac di ultima generazione anche per il presidio ospedaliero sammaritano (dove, è risaputo, agisce un primario di radiologia di riconosciuto e conclamato valore), con pretestuosi motivi di fondi insufficienti è stato invece operato l’effettivo acquisto solo per gli ospedali di Piedimonte Matese e Marcianise, guarda caso entrambi della ex Asl Ce1.
Alle rimostranze del sottoscritto, nonché del sindaco di Sessa Aurunca, i vertici dell’Asl fornivano le solite rassicurazioni che, come ormai per consuetudine, sono state puntualmente disattese, sebbene – esistendo la gara Consip attiva – basterebbe un ordine telematico per ottenere la Tac in soli trenta giorni.
Tralascio di parlare della gestione dei dati di produttività, affidati a un servizio che dà più la sensazione di una statistica di comodo che non di un vero e proprio controllo di gestione.
E tralascio ancora il delicato aspetto del “rientro” legato a verifiche di posizioni del personale, di quello contrattualizzato (i famosi 15-septies) o convenzionato, così come al momento tralascio ogni altro problema di gestione, di cui comunque – prima di ogni provvedimento traumatico interessante strutture e presidi ospedalieri, con ricadute gravissime sulle popolazioni – i vertici dell’Asl devono pur dare conto ai diversi sindaci, non solo per le loro funzioni di rappresentanza democratica, ma anche in quanto ufficiali di governo.
Alla luce di quanto sopra, preannuncio la richiesta alla Regione Campania di verifiche ispettive dell’intera gestione dell’Asl, nonché l’organizzazione di un pubblico dibattito al quale sin d’ora sono convocati i vertici della direzione strategica dell’Asl Caserta, il Commissario regionale per la sanità, i consiglieri regionali, i parlamentari della provincia, i rappresentanti provinciali e locali dei partiti, delle forze sociali e dell’associazionismo, con data che sarà precisata con invito alle autorità e con pubblico manifesto alla popolazione.