La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


email
procecere@alice.it
procecere@virgilio.it



Visualizzazioni secondo Google dal 2009

giovedì 24 febbraio 2022

STORIA DI CASERTA BORBONICA . QUANDO RE FERDINANDO DI BORBONE FECE ARRESTARE IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DELLA GRAN CORTE DELLA VICARIA LUIGI DE MEDICI IL 25 FEBBRAIO 1795

 

C’era una volta il re. Potrebbe essere un inizio di una favola raccontata da una mamma o da un papà per far addormentare un bambino, ma in realtà quello che vi stiamo per raccontare è un fatto realmente accaduto fra le mura del suntuoso ed imponente Palazzo Reale di Caserta costruito alla fine del 1700 per volere dei Borboni, che custodisce segreti ancora non tutte svelate.

Ebbene, manco a farlo apposta, il 25 febbraio del 1795 e ne ricorre oggi il 227esimo anniversario, nella notte fra il 24 febbraio e il 25 febbraio di quell’anno si prese una importante decisione, l’arresto del presidente della gran corte della vicaria cav. Luigi de Medici accusato di tradimento o meglio cospirazione alla corona del Re Ferdinando. La riunione, chiesta espressamente dal Re Ferdinando di Borbone nella sala del trono del palazzo reale di Caserta fra bracieri (perché era pieno inverno) e pausa pranzo, parteciparono oltre al Re Ferdinando anche la regina Maria Carolina,  quattro segretari di stato Giovanni Acton, Carlo de Marco, il marchese Saverio Simonetti, il marchese Gioacchino Corradini, Tommaso d’Avalos marchese di Vasto, Filippo Orsini duca di Gravina Francesco Loffredo principe di Migliano, il cardinale  Fabrizio Ruffo e il generale principe Francesco Pignatelli. Erano in undici.

Questo avvenimento è custodito nell’ultimo libro uscito qualche mese fa a firma di uno decani storici della Regione Campania e del Regno delle Due Sicilie Avvocato Giuseppe Garofalo intitolato “Le ragioni del Boia” che racchiude una delle più accattivanti confessioni di un avvocato della fine del 700 e inizi 800.  

Vincenzo de Jorio arrestato il 10 maggio del 1809 in piena dinastia buonapartiana nel cortile di  Castelcapuano a Napoli davanti ad una folla di curiosi e guarda caso  fu trasferito nella fortezza di  Capua. In trentuno varcano la soglia undici uomini e nove donne e tutti erano accusati di cospirazione. Il processo si svolge il 24 novembre del 1809. Lì iniziò Vincenzo de Jorio  a scrivere le sue memorie raccontando la storia della Rivoluzione Napoletana avvenuta tra la fine del 1700 e il 1800.

Tra i suoi manoscritti, c’è un avvenimento che l’avvocato Giuseppe Garofalo aveva  raccontato nel suo libro  " Le ragione del Boia " in base alla testimonianza dell’avvocato Vincenzo De Jorio che fu uno degli avvocati penalisti più importanti del regno di Napoli in quanto aveva difeso molti cittadini napoletani che si professavano giacobini i quali volevano sovvertire il regno delle due Sicilie della famiglia dei Borboni.

 I processi ai quali partecipò l’avvocato De Jorio come avvocato difensore , il presidente era il cav. Luigi de Medici massimo esponente della Gran Corte della Vicaria  che nutriva una particolare “ simpatia “ per i giacobini , perché erano anche rappresentati da persone integerrime delle migliori famiglie napoletane di quel tempo. Basti pensare che il presidente della Gran Corte della Vicaria Luigi de Medici ( oggi potrebbe essere equiparato al presidente della Gran Corte di Cassazione Italiana) addirittura fece arrestare processare e condannare addirittura persone ma anche integerrimi personaggi di spicco napoletani come i fratelli Giordano dove primeggiava  una figura particolare quella del professore di matematica della Nunziatella Annibale , che viveva fisso a casa  di luigi de Medici e quest’ultimo gli aveva fatto anche da padrino di cresima.

La sera del 24 febbraio del 1795 tutti i convocati si recarono con le loro carrozze a palazzo Reale a Caserta e quando giunsero il personale al gran completo e le guardie posizionati sugli scaloni, guardando i convocati che passavano davanti a loro, si resero  conto che stava accadendo qualcosa di eccezionale. Dopo un giorno e mezzo, perché si giocava anche sulla credibilità del regno, si decise sull’arresto luigi de Medici avvenuto poi dopo tre giorni il 28 febbraio del 1795.

Questo aneddoto per certi versi fa ricordare,  una importante operazione eseguita dalla Dda di Catanzaro  dove il procuratore della città calabrese Nicola Gratteri ha eseguito a dicembre 2019, dopo una importante riunione fiume con tutte i maggiori esponenti delle istituzione, cosi come avvenne 225 anni a Caserta nella sala del trono,    addirittura indagando ed arrestando un personaggio istituzionale perché forniva notizie di persone indagate ad un onorevole di una fazione politica che in quel frangente era all’opposizione nella nostra nazione .

 Come dire passa il tempo ma non è cambiato niente !!!