La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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sabato 30 maggio 2015

PERCHÉ MOLTI UOMINI SONO INGRATI? – VENNE CHIESTO AD ABBA SISOÈS. EGLI RISPOSE: PERCHÉ FINITA LA CENA NON SI APPREZZA PIÙ IL CUCCHIAIO


Ogni cosa ha il tempo,
c'è il momento adatto per ogni cosa sotto il cielo:
tempo di nascere e tempo di morire,
tempo di piantare e tempo di svellere ciò che è stato piantato,
tempo di demolire e tempo di fabbricare,
tempo di piangere e tempo di ridere,
tempo di tacere e tempo di parlare….

Come dice Thomas Mann:” Il tempo è un dono prezioso, datoci affinché in esso diventiamo migliori, più saggi più maturi, più perfetti”.  Il tempo è parte di noi, è un insieme di ricordi, reminiscenze di momenti felici ma anche di attimi di dolore che ci aiutano a crescere. Esperienze di ogni genere hanno segnato la nostra persona, formando anche la nostra personalità. Il passato è la sostanza di cui è fatto il tempo ma anche l’elemento più fragile. Capita spesso, infatti, che il tempo cancelli la memoria e si finisce col pensare che quello che più non si ha, sia perduto, così come anche il confondere il non averlo con il non averlo mai avuto. Succede, allora, che il tempo annulla quanto altrui si dona e il ricordo di tutti quei benefici che passano col tempo.
Ci sono sentimenti che pensiamo, dureranno per tutta la vita: l’amicizia, l’amore, la riconoscenza…e invece spesso è il tempo che ci fa dimenticare.  Non si tratta di tenere la contabilità del dare e dell’avere, perché alla fine i conti sono sempre pari, piuttosto di un desiderio sfrenato di negare l’evidenza dei fatti. Vi sono delle persone che, dopo essere state veramente beneficiate, anziché essere riconoscenti, provano purtroppo del rancore, o addirittura dell’odio verso i loro benefattori.
Da dove nasce questa ingratitudine? Dalla superbia.
Costoro pretendono che il loro esserci sia riconosciuto come merito esclusivo della propria bravura senza contropartite, di chi pensa di essersi fatto da solo e di non aver bisogno di nessuno, vergognandosi di ammettere di essere stati aiutati.
Così negano tutto e aggrediscono il loro benefattore al punto di arrivare, perfino, a negarlo, a sminuirlo oppure a trasformarlo in un peso dal quale liberarsi se non, addirittura, da penalizzare e calunniare.
State attenti quindi: quando sentite qualcuno diffamare qualcun altro, spesso si tratta d’invidia o d’ingratitudine e guardatevi bene da questo tipo di persone.
A tal proposito mi piace spesso ricordare la III lettera scritta da Plinio Il giovane a Cecilio Macrino
" Est enim ita comparatum, ut antiquora beneficia subvertas, nisi illa posterioribus cumules. Nam quamlibet saepe obligati, si quid unum neges, hoc solum meminerunt quod negatum est" - "Le cose stanno in questi termini: che tutti i favori che tu gli hai fatto per il passato, è come se non glieli avessi mai fatti se non continui a fargliene anche nel futuro. Perchè, a dispetto di una lunga serie di benefici, basta che gliene neghi uno soltanto, la gente si ricorderà di quello che gli hai negato."
Se l’ingratitudine si può annoverare tra i peccati più gravi, allora la gratitudine trova posto tra le virtù più nobili che trova le sue radici in cielo.