E’ partita la campagna
elettorale per le politiche 2018 la stessa che ha lasciato alle spalle ciò che
sono le ceneri della politica amministrativa trattata dai personaggi politici
candidati e non degli ultimi quattro
anni.
E’ un viaggio fra i principali comuni della
provincia di Caserta che si affacciano su quella strada nazionale chiamata più
comunemente Appia che si percorre quando si entra nella provincia di Caserta
dal territorio beneventano e finisce all’aldilà del ponte del Garigliano
toccando anche i comuni del basso matesino.
Questa inchiesta l’abbiamo chiamata appunto
Appia-gate, “lo scandalo dell’Appia” dove in questa lingua di terra si
intrecciano favori, appalti corruzione e concussione legati più che altro alla
microcriminalità e criminalità organizzata , dove casalesi , marcianisani e san
feliciani per non parlare dei
muzzuni, ha fatto capo una politica del
territorio per lo più infangata da personaggi senza scrupolo . Molte di queste
inchieste che sono partite prima dalla Dda di Napoli si sono intrecciate anche
con quelle della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
Ma per capire cosa è successo realmente
dobbiamo dividere le inchieste in tre e forse quattro puntate per essere
lineari e credibili anche perché ci perderemo in commenti futili e ripetiti .
In questa prima puntata
ci limiteremo soltanto a tre Comuni prima di giungere a trattare ciò che è
accaduto nel“cuore dell’Appia”. Inizieremo dai comuni Santa Maria a Vico, Maddaloni e San Felice a Cancello toccando qualche comune al di là e al di qua dell’Appia a ridosso di
Maddaloni e Santa Maria a Vico.
Iniziamo con una data eclatante quella
dell’8 marzo 2016 quando la Procura della repubblica di Santa Maria Capua
Vetere svelò l’intreccio maddalonese. Corruzione, peculato,
piaceri piacerini, lesbiche e guardoni - Tutti erano al soldo di Di Nardo e De
lucia con la complicita' dell'amica del cuore peraltro con una relazione
certificata in Spagna.
COMUNE DI MADDALONI
Il giorno prima ma
pubblicato il 8 marzo 2016, i militari
della Compagnia CC di Maddaloni, nell'ambito di un'articolata indagine
coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua
Vetere, firmata dal gip del tribunale di
Santa Maria Capua Vetere Sergio Enea
hanno dato esecuzione ad un'ordinanza applicativa di custodia cautelare
in carcere nonché agli arresti domiciliari, , nei confronti del Sindaco del
comune di Maddaloni, di un assessore, di due consiglieri comunali e di un imprenditore.
In particolare, è stata applicata la misura della custodia in carcere nei
riguardi di:
l.DE LUCIA
Rosa, Sindaco Comune di Maddaloni;
2. DI NARDI
Alberto, titolare della ditta OHI "Di Nardi Holding Spa" ; mentre è
stata adottata la misura degli arresti domiciliari nei confronti di:
3.D'ANNA Cecilia,
assessore alla Cultura Comune di Maddaloni;
4.VIGLIOTTA
Giancarlo, Consigliere Comunale di Maddaloni;
5.PASCARELLA
Giuseppina, Consigliere Comunale di Maddaloni.
Non è stato,
invece, raggiunto da misura cautelare l'indagato»: VINCIGUERRA Bartolomeo,
Comandante della Polizia Municipale di Maddaloni.
Gli indagati
erano stati ritenuti responsabili, a
vario titolo, di più delitti di corruzione, di due distinti tentativi
d'induzione indebita a dare o promettere utilità e di peculato (artt. 319-321,
56-319 quater e 314 c.p.), come meglio di seguito precisato. L'indagine,
avviata nel mese di giugno 2015, è stata incentrata sulle anomalie legate al
servizio raccolta rifiuti effettuato nel Comune di Maddaloni, affidato
dall'anno 2011 senza alcuna procedura di gara, alla ditta DHI srl di Pastorano
(CE). L'attività investigativa ha preso l'avvio dalla denuncia sporta presso il
Comando Stazione Carabinieri di Maddaloni da un imprenditore, attivo nel settore
della raccolta dei rifiuti solidi urbani, integrata dalle successive
dichiarazioni da lui rese. L'indagine si è tuttavia arricchita di molteplici
altri elementi, quali attività intercettative, esiti di attività di
osservazione e pedinamento, che hanno consentito di ricostruire le molteplici
vicende oggetto di contestazione e di confermare l'attendibilità delle
dichiarazioni rese dall'imprenditore. Nucleo essenziale dell'indagine è
costituito dal rapporto corruttivo instauratosi fra il sindaco De Lucia e l'imprenditore
Di Nardi, che ha poi intessuto rapporti anche con i massimi esponenti
dell'amministrazione comunale maddalonese. Il principale interesse che ha
legato il sindaco e l'imprenditore è costituito dalle vicende relative alla
proroga dell'affidamento diretto del servizio di raccolta di rifiuti alla DHI
Holding Industriale s.p.a di Alberto Di Nardi che, già affidataria dello stesso
servizio presso il comune di Maddaloni sin dal 19.10.2011, otteneva, nell'arco
temporale dal 27.6.2013 fino al 1.10.2015, l'emissione di ordinanze di proroghe
trimestrali dei lucrativi affidamenti diretti del servizio di igiene urbana (
comportanti un impegno di spesa di €.423.766,20 mensili), in modo illegittimo
sia per la mancanza dei presupposti eccezionale ed urgente necessità, sia
perché eccedenti i limiti massimi di 18 mesi, proroghe a cui è seguita
l'illecita predisposizione del redigendo bando di gara quinquennale. L'attività
d'indagine ha documentato l'esistenza di frequentazioni quasi quotidiane fra il
sindaco e l'imprenditore, con incontri in luoghi riservati e hanno dimostrato
come il Di Nardi sia stato una sorta di "bancomat" della De Lucia,
cui costantemente e senza alcuna costrizione ma addirittura delle volte
anticipando egli stesso la richiesta, elargiva alla bisogna somme di denaro e
altre utilità, pur di continuare a gestire il servizio di igiene urbana, che
gli ha consentito di acquisire un ingente guadagno economico. Per questi reati
la sindaca Rosa de Lucia ha già pagato un prezzo la condanna a tre anni e sei
mesi patteggiata davanti al tribunale di santa Maria Capua Vetere. Per la De
Lucia si è conclusa la vicenda giudiziaria , ma rimane la certezza che vi era un connubio fra comune ed imprenditori
con reati di peculato e corruzione ed induzione indebita . Quindi il comune di
Maddaloni era un comune corrotto
e un porto di mare .
COMUNE DI SANTA MARIA A VICO
Ancor prima del 7
marzo 2016 il comune di Santa Maria a Vico in data 19 giugno 2014 fu coinvolto
in quella che oseremo dire una inchieste che svelò gli intrecci tra camorra e il comune di Santa
Maria a Vico, ma altre inchieste ancor prima del 2014 e ci riferiamo a quella
del comune di Caserta e la sl di Caserta
svelarono l’intrecciò con la criminalitaà organizzata . ma di Caserta ce
ne occuperemo nella prossima puntata.
Nell’ambito di
un’articolata indagine, ritornando alla vicenda giudiziaria del Comune di Santa
Maria a Vico - coordinata dai magistrati
della Procura della Repubblica di Napoli - Direzione Distrettuale
Antimafia, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta il 19 giugno
2014 hanno dato esecuzione ad
un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di amministratori pubblici del
Comune di S. Maria a Vico ed imprenditori collegati al clan camorristico dei
“Belforte” di Marcianise resisi responsabili dei reati diturbata libertà
degli incanti e corruzione, tutti aggravati dal metodo mafioso.
L’attività
investigativa, sviluppatasi attraverso intercettazioni telefoniche ed
ambientali, riprese video, servizi di osservazione e pedinamenti, nonché
riscontri di natura documentale, è inquadrata nell’ambito del procedimento che
aveva già consentito al GIP del
Tribunale di Napoli di emettere 36 ordinanze di custodia cautelare, nei
confronti di altrettanti soggetti, in quattro diverse operazioni susseguitesi
nei mesi scorsi e che oggi vede l’ esecuzione di altri 6 provvedimenti
cautelari. Le indagini erano scaturite a
seguito di nuovi elementi emersi dall’ultima esecuzione di ordinanza di
custodia cautelare, precisamente da alcune confessioni e dichiarazioni di
diversi indagati nell’ambito della stessa attività di indagine, supportate
dalle attività tecniche eseguite e dagli accertamenti di natura documentale
effettuati, da cui è stato possibile acclarare nuove responsabilità in capo ad alcuni
soggetti già arrestati che hanno contribuito negli affari illeciti delle ditte
riconducibili a GRILLO Angelo e quindi all’ imprenditoria facente capo al Clan
“Belforte” di Marcianise.
Dalla attività di
indagine in argomento si è dimostrata l’esistenza di un giro di “favori” tra il
Colonnello PISCITELLI Angelo e di suo cognato, l’assessore del Comune di Santa
Maria a Vico Savinelli Ernesto, con GRILLO Angelo e Roberto, concretizzatosi
nell’assunzione di alcuni parenti dei primi due, nella ditta FARE L’AMBIENTE,
in cambio dell’aggiudicazione della gara d’appalto per il servizio di igiene
urbana per quel comune configurando così il reato di corruzione aggravato dall’
aver favorito il clan Camorristico marcianisano.
COMUNE
DI SAN FELICE A CANCELLO
Il
30 settembre 2016 il terremoto
giudiziario e politico a San Felice a Cancello ed in provincia di Caserta - 21
misure restrittive per sindaco e politici
ed imprenditori.
Nell’ultimo giorno di settembre 2016 ,
i Carabinieri della Compagnia di Maddaloni hanno posto in esecuzione
un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di S. M. Capua
Vetere, su conforme richiesta della locale Procura, nei confronti di
amministratori, funzionali, impiegati del Comune di San Felice a Cancello, del
comandante della polizia municipale, nonché di imprenditori, alcuni dei quali
operanti nel settore dei rifiuti, per il delitto di associazione per delinquere
finalizzata alla commissione di una pluralità di delitti di pubblici ufficiali
contro la pubblica amministrazione. Fra gli altri, sono stati contestati fatti
di corruzione, di falso in atto pubblico, di turbativa d'asta, ancora una volta
legati alla gestione dei rifiuti. In particolare, è stata applicata la misura
della custodia cautelare in carcere nei riguardi di: 1. De Lucia Pasquale,
consigliere provinciale e sindaco del comune di San Felice a Cancello; 2.
Auriemma Felice, responsabile ufficio tecnico comune di San Felice a Cancello:
3. De Lucia Andrea, imprenditore: 4. Scarano Francesco, Comandante polizia
municipale; 5. Petrone Francesco, vicesindaco e assessore all'ambiente; 6.
Basilicata Antonio, responsabile settore rifiuti; 7. Balsamo Massimo,
imprenditore settore rifiuti; 8. De Lucia Clemente, consigliere comunale; mentre,
è stata adottata la misura degli arresti domiciliari nei confronti di: 9. Di
Giunta Rita Emilia Nadia, Dirìgente della provincia di Caserta, amministratore
delegato "Terra di Lavoro" Spa, tesoriere della Fondazione
"Campania Futura". 10. Nuzzo Antonio, imprenditore; 11. Chersoni
Roberto, imprenditore settore ristorazione; 12. Chersoni Francesco,
imprenditore; 13. Chersoni Antonio, imprenditore; 14. Chersoni Carlo,
imprenditore: 15. Papa Vincenzo, consigliere comunale; 16. Perrotta Luigi
Raffaele, imprenditore; 17. Perrotta Giuseppe, imprenditore: 18. Schiavone
Antonio, imprenditore: 19. Schiavone Salvatore, imprenditore; 20. Russo
Annamaria, imprenditore: 21. De Rosa Giuseppe, imprenditore. Gli indagati sono
ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere (art. 416
c.p.), finalizzata alla commissione di una serie indefinita di fatti di
corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio (319 c.p.), di falsità
ideologica (art. 481 c.p.), di concussione (art. 317 c.p.), di finanziamento
illecito dei partiti (art. 7 1. 1974 n. 195), di falsità materiale commessa dal
P.U. in atti pubblici (art. 476 c.p.), di falsità ideologica commessa dal P.U.
in atti pubblici (art. 479 c.p.), turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.)
e truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640, comma 2, c.p.) e abusi di
ufficio. Le investigazioni sono state avviate nel dicembre 2013 a seguito
dell'esplosione di un ordigno artigianale nella frazione Polvica del Comune di
San Felice a Cancello (CE), che danneggiava il vivaio di proprietà dell'aggiudicatario
dei lavori di posizionamento di piante ornamentali in quel centro, la ditta
"Ever Green" facente capo a DRAGONE Luigi. L'indagine, immediatamente
avviata, consentiva di disvelare una fitta trama di rapporti di natura
criminale, coinvolgente esponenti del mondo politico (titolari di cariche
elettive e non), del settore amministrativo del Comune di San Felice a
Cancello, nonché dell'immancabile settore dell'impresa privata. Le complesse e
articolate indagini sono state condotte dai CC della Compagnia di Maddaloni,
coordinate dalla Procura di S. Maria Capua Vetere, lungo l'arco di circa
diciotto mesi; esse sono consistite, fra l'altro, nella predisposizione di
accurate consulenze tecniche e di intercettazioni telefoniche ed ambientali,
nonché nella espletamento di numerosi interrogatori ed audizioni di persone
informate sui fatti e nella effettuazione di accurati servizi di pedinamento ed
osservazione dei soggetti indagati. Nel corso dell'attività sono stati riscontrati
numerosi illeciti compiuti, nel ultimi anni, da esponenti politici e dirigenti
dei settori strategici del Comune di San Felice a Cancello (Settore Ecologia e
Ufficio Tecnico e Lavori Pubblici) nella gestione delle gare di appalto e nel
rilascio di varie autorizzazioni amministrative (in particolare permessi a
costruire).
Prima puntata