Esposta alla gogna e psicologicamente massacrata - La questione avrà risvolti in sede penale e civile – Attesa la decisione del magistrato -
Sessa Aurunca ( Fer.Ter.) Il provvedimento di sospensione per 5 giorni senza retribuzione della dipendente S.L. “per aver tenuto un comportamento irriguardoso nei confronti della Dirigenza Sanitaria, creando malumori ed inquietudine nel reparto”, è stato, senza esitazione, impugnato davanti al competente Magistrato, tramite legale di fiducia.
L’atto di deferimento del Direttore sanitario è stato supportato da ben quattro distinte relazioni, a firma del Referente, dei tre medici di ruolo insieme al Referente, della coordinatrice e della sua sottoposta, tutte convergenti verso un solo ed unico obiettivo: la dipendente S.L.. I preposti, quindi, si “associavano” nel dipingere la dipendente con epiteti irripetibili di cui i meno offensivi da parte del Referente erano: malevola, cattiva, farneticante e da parte di tutti i medici: distorce l’interpretazione dei fatti, manifesta vittimismo e se ne chiede l’allontanamento “ad horas” in altra sede.
L’esecuzione del provvedimento di sospensione, poi, viene riportata con la scritta “SO” sul prospetto delle turnazioni, affisso all’albo del reparto, con una procedura che ricorda quella che, nell’Antichità, rendeva la pena pubblica per attestare la potenza del “Principe”. Una vera e propria esposizione alla gogna e massacro psicologico.
Lasciando alla Magistratura il compito di valutare gli eventi, tuttavia non può sfuggire ad un qualsiasi attento osservatore ed esperto di diritto che il provvedimento di sospensione si presenta cosparso di evidenti paradossi, anomalie ed omissioni che trovano conferma in atti sottoscritti e certificati con protocollo. E’, certamente, un paradosso la sanzione irrogata in relazione alle gravi accuse come se la “montagna “ avesse dovuto, necessariamente, partorire il “topolino”.
Non può, assolutamente, passare sotto silenzio, poi, quanto verificatosi il 24/02/011, allorchè sul prospetto delle turnazioni di pronta disponibilità non era indicato il reperibile per il turno dalle ore 20 alle ore 8,00, situazione rappresentata al medico di guardia ed annotata nel registro delle consegne. In detto turno, il giorno successivo, si autocollocava proprio la coordinatrice. In altri termini la coordinatrice attestava di essere stata reperibile senza esserlo. E’ questo il tipico caso che, se assimilabile a quello della fraudolenta attestazione della presenza in servizio, nel nuovo sistema sanzionatorio del cosi detto decreto “Brunetta”, è punito con il licenziamento senza preavviso.
E’ sicuramente una omissione il fatto che la richiesta di una ispezione aziendale, inoltrata dal Direttore del Servizio G.R.U. di Caserta, verbalizzata e sottoscritta rimanga nel cassetto mentre la dipendente convive in un reparto, emarginata da tutti i preposti, dove finanche una ipotetica sua “uccisione” potrebbe passare per “suicidio” .
Con quale serenità e stress è costretta ad operare e facile immaginare. Noi restiamo attenti osservatori in attesa della decisione del Magistrato che potrebbe avere risvolti “gravi”, ”imprevedibili” ed “inaspettati”.