Prosegue incessante l’attività di controllo economico del territorio da parte del Comando
Provinciale di Caserta, per contrastare la diffusione del dilagante fenomeno della
contraffazione dei marchi. Solo nell’ultima settimana, in due distinte operazioni di servizio,
sono stati scoperti un deposito e due opifici clandestini adibiti alla produzione in serie ed al
confezionamento di calzature contraffatte.
Sono statti complessivamente sequestrati 3 locali, 1 autovettura Fiat Bravo, 36 macchinari,
oltre 100.000 pezzi tra scarpe finite e pronte per la commercializzazione, tomaie, suole e
relativi accessori, tutti recanti il marchio contraffatto “Hogan”, nonché 28 clichè di metallo,
anch’essi con il contrassegno falsificato. 15 le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria, di
cui 3 tratte in arresto.
In particolare, nel primo caso, i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Capua
hanno scoperto una fabbrica clandestina in Mugnano di Napoli, di oltre 150 mq., all’interno
della quale sono stai rinvenuti 18 macchinari tutti in funzione, 26 clichè di metallo e circa
30.000 pezzi tra scarpe e accessori vari, tutti recanti il marchio contraffatto “Hogan”.
Erano giorni che le Fiamme Gialle stavano effettuando specifici servizi di appostamento,
pedinamento ed osservazione in una zona a poche centinaia di metri di distanza in linea
d’aria da Scampia, centro nevralgico della criminalità napoletana, dove, avendo notato strani
movimenti di persone e mezzi, dopo aver circondato l’opificio, hanno deciso di intervenire.
Al momento dell’irruzione, i Finanzieri hanno sorpreso in flagranza di reato, mentre erano
intenti nella lavorazione delle calzature, tre soggetti, tutti originari di paesi dell’hinterland
napoletano, i quali sono stati tratti in arresto e posti a disposizione della Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord.
Nel secondo caso, il personale della Sezione Mobile del Nucleo di Polizia Tributaria di
Caserta ha scoperto un altro opificio in Sant’Anastasia (NA), anch’esso attrezzato per la
produzione di calzature recanti il marchio “Hogan” contraffatto che, dopo essere state
ultimate e prima di essere immesse sul mercato, venivano stoccate in un deposito sito in
Marigliano (NA), abilmente occultato all’interno di un’area di ricovero di autobus e mezzi
pesanti.
Questa volta la fabbrica è stata individuata in uno scantinato posto all’interno di un fabbricato
chiuso da un cancello elettronico, che veniva aperto solo previ contatti telefonici con la
persona che aveva il compito di trasportare le scarpe presso il deposito distante circa 2 km.
dall’opificio.
In tale circostanza, a seguito di perquisizioni dei locali, le Fiamme Gialle hanno sottoposto a
sequestro, oltre ai 18 macchinari utilizzati per la linea di produzione, a 2 cliché e
all’autovettura utilizzata per il trasporto della merce contraffatta, 76.000 accessori vari e oltre
1.100 paia di calzature pronte per essere vendute, di ottima rifinitura e complete anche di
scatola, busta e tutti gli altri componenti aggiuntivi presenti nelle confezioni originali delle
Hogan (perfino le etichette adesive con i codici a barre).
Il titolare dell’attività e 11 soggetti sorpresi mentre erano intenti alla lavorazione dell’illecito
prodotto sono stati segnalati, a vario titolo, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale
di Nola.
Il fenomeno della contraffazione è particolarmente radicato nel territorio napoletano, attesa
la forte richiesta del mercato “nero”, costituito principalmente da operatori che svolgono la
commercializzazione dei prodotti illegali nell’ambito dei mercati rionali.
Le operazioni di servizio svolte hanno consentito di smascherare le illecite attività, le cui
strutture erano organizzate per gestire l’intera catena di lavorazione delle tomaie e delle
suole in gomma, passando all’assemblaggio, per poi ultimare il prodotto con l’apposizione,
mediante clichè contraffatti della nota griffe. In tal modo, si ottenevano scarpe identiche alle
originali, da immettere sul mercato “parallelo”, provocando così concorrenza sleale,
svantaggi economici per le aziende titolari del marchio e, soprattutto, danni ai consumatori,
indotti all’acquisto di prodotti falsi