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domenica 3 maggio 2009

Raffale Diana è l'esecutore materiale del quadruplice omicidio di Casal di Principe insieme a Peppinotto e o Ninno

L’ episodio delittuoso relativo all’anno 1989 si verifica, in Casal di Principe, in data 22 aprile, ed è stato descritto nella imputazione ai capi n.23 e n.24.
A trovare la morte sono, in questa occasione, ben quattro persone : Pagano Antonio (del 1959), Mennillo Giuseppe (del 1964), Orsi Giuseppe (del 1969) e Gagliardi Giuseppe (del 1960) . Le vittime risultavano residenti in Casal di Principe (Pagano, Orsi, Gagliardi) e San Cipriano d’Aversa (Mennillo).
Va ricordato che, in rapporto a tale episodio il Pubblico Ministero Cafiero De Raho davanti alla seconda corte di assise di santa Maria Capua Vetere nella sua , in sede di requisitoria, ha chiesto l’affermazione di responsabilità nei confronti di Schiavone Francesco di Nicola, Bidognetti Francesco, Diana Raffaele, Iovine Antonio, Caterino Giuseppe, Caterino Mario, Apicella Pasquale, Schiavone Carmine, Schiavone Francesco di Luigi, Schiavone Walter, Russo Giuseppe, Diana Luigi, Zagaria Vincenzo, Panaro Sebastiano e Basco Antonio; ha chiesto, altresì, l’assoluzione per Schiavone Vincenzo e Salzillo Bruno.
Dunque può dirsi che l’azione delittuosa nasce con una deliberazione cui prendono parte Mario Iovine, Francesco Schiavone di Nicola, Vincenzo De Falco e Francesco Bidognetti. Sul punto, non vi è dubbio alcuno circa il coinvolgimento nella decisione di tali soggetti atteso che :
- vi è piena convergenza dimostrativa tra tutte le diverse fonti escusse (dotate ciascuna di rilevante autonomia percettiva) ed in particolare tra Dario De Simone, Franco Di Bona, Carmine Schiavone e Ferrara Raffaele, che appaiono lo ‘specchio’ delle diverse entità di cui è composto il clan nel periodo in questione . Tali dichiaranti, alcuni in modo diretto (De Simone e Schiavone) hanno portato chiaramente all’attenzione della Corte le modalità ‘concrete’ della deliberazione, con espressa indicazione delle persone coinvolte (si vedano i contributi già sintetizzati) ;
- vi è pieno riscontro esterno a tale deliberazione , rappresentato, sul piano logico e storico, dalla effettiva pericolosità di Pagano Antonio, uscito dal carcere da appena nove giorni (rispetto a quello in cui trova la morte) dopo lungo periodo detentivo dovuto alla sua constatata appartenenza alla NCO di Raffaele Cutolo ;
- vi è ulteriore riscontro esterno rappresentato dalle modalità dell’azione, che denotano la consapevolezza delle vittime di essere possibili ‘bersagli’ e la elevata professionalità degli esecutori;
- vi è ulteriore riscontro, di tipo logico, rappresentato dal contenuto degli accertamenti svolti nei precedenti paragrafi della presente sentenza, che univocamente confermano il ruolo di vertice che i soggetti in questione avevano assunto dopo la morte di Antonio Bardellino e Paride Salzillo;
a) si alimenta attraverso una complessa attività esecutiva, descritta in modo dettagliato da Di Bona Franco (che narra uno ‘spaccato’ estremamente significativo del suo coinvolgimento, quale persona legata sl ‘gruppo Schiavone’ ed in particolare a Schiavone Walter), da De Simone Dario (che parimenti offre una conferma al coinvolgimento di diverse ‘batterie di fuoco’, dislocate in più punti del territorio) e da Schiavone Carmine (che, nei limiti che sono stati evidenziati, prende parte anch’egli alle operazioni), e che conduce ad identificare con certezza alcuni compartecipi nelle persone di Caterino Mario, Russo Giuseppe, Schiavone Francesco di Luigi e Schiavone Walter, come meglio si dirà in seguito ;
b) si conclude con l’esecuzione vera e propria, che avviene nei modi descritti nella parte iniziale di questo capitolo ad opera di Caterino Giuseppe, Diana Raffaele e Iovine Antonio. Costoro, infatti, risultano raggiunti dalle concordi dichiarazioni di Di Bona Franco, De Simone Dario, Quadrano Giuseppe, Schiavone Carmine, sin qui descritte ed analizzate. Tali apporti narrativi concretizzano, con piena autonomia genetica e percettiva, una ‘tipica’ ipotesi di riscontro reciproco ed individualizzante, posto che:
- vengono resi da soggetti che hanno svolto certamente un ruolo nella operazione (Di Bona, De Simone, lo stesso Schiavone) sia pure in momenti diversi da quello ‘finale’, e che pertanto hanno piena ‘capacità’ di conoscere lo sviluppo dei fatti ;
- seguono un lineare percorso logico, posto che il De Simone afferma di aver partecipato ad una attività di appostamento proprio con tali tre soggetti ed il Di Bona incontra, sul campo, un equipaggio composto, in ore pomeridiane, da due dei tre soggetti in questione (Diana e Caterino, cui si era unito in quel frangente il D’Alessandro Cipriano) . Dunque è evidente che tali soggetti sono stati coinvolti sin dall’inizio nella operazione complessiva ;
- risultano convalidati anche da altre fonti (come il Quadrano) e si alimentano attraverso conoscenze che ‘provengono’ dagli stessi soggetti esecutori (sorta di confessione stragiudiziale proveniente sia dal Diana Raffaele che dal Caterino Giuseppe) e dalla esperienza percettiva ‘diretta’ di Carmine Schiavone (pur nei limiti prima evidenziati);
- riguardano soggetti (Diana Raffaele, Caterino Giuseppe e Iovine Antonio) che pacificamente risultano inclusi nella organizzazione nel periodo in questione, con ruolo esecutivo di azioni omicidiarie (il che costituisce ulteriore riscontro logico).
Dunque, volendo giungere ad una prima conclusione, può dirsi che vi è certezza sia a monte (fase deliberativa) che a valle (fase esecutiva finale), con affermazione di penale responsabilità ai sensi dell’art. 533 c.p.p. nei confronti di Schiavone Francesco di Nicola, Bidognetti Francesco (mandanti) , Diana Raffaele, Caterino Giuseppe e Iovine Antonio (esecutori finali) .