Santa Maria Capua Vetere.
I serpenti a sonagli sammaritani oramai non fanno paura più. Per anni l’ex
sindaco architetto Biagio Mario Maria di Muro è stato al centro di inchieste giudiziarie
che hanno sconvolto la tranquillità giornaliera del professionista, che ieri ha
collezionato una ulteriore procedimento penale senza un nulla di fatto.
Lo ha deciso la Seconda Sezione collegio C del Tribunale di Santa Maria
Capua Vetere presidente Riccio che ha messo la parola fine ad un procedimento
penale che aveva fatto in ogni caso aprire quella iniziale parentesi giudiziaria.
Lo ha fatto menzionando
quell’articolo del codice di procedura penale il n. 129 con la dichiarazione di
non doversi procedere nei confronti di Biagio Maria Di Muro ed anche di Roberto
Pirro incaricato di svolgere il ruolo di responsabile dei servizi sociali del
comune di Santa Maria Capua Vetere.
Per loro il processo si è
chiuso con un nulla di fatto e la sentenza ha confermato che il teorema
accusatorio e il sistema amministrativo non era così illecito da consideralo un reato anche contestando
l’associazione a delinquere con altri soggetti che erano stati indagati.
Undici anni, perché il
procedimento era nato nel 2014 ed aveva conosciuto con altri provvedimenti
emanati nel 2016, di battaglie dove attraverso interrogatori e udienze processuali
con dichiarazioni anche in sede di indagini preliminari aveva già solcato una
direttrice. Gli avvocati Giuseppe Stellato ed Emilio Maddaluna certamente hanno
avuto un gran da fare per cercare la verità su tutto il procedimento penale che
poteva essere anche non eseguito visto che molte persone non avevano bene
inteso che cosa era successo.
Undici anni per stabilire che Di Muro, nella sua doppia veste di sindaco della città del
foro dal 2011 al 2015 e delegato al settore dei servizi sociali, sarebbe stato
proprio con Pirro il promotore, costitutore e organizzatore di un’associazione
a delinquere finalizzata al «controllo degli uffici dei servizi sociali e
dell’Ambito Territoriale C8, già C5 del quale Santa Maria era Comune capofila».
Sotto il coordinamento di Di Muro ricadevano gli
ex otto comuni dell’ambito: Curti, Casapulla, San Prisco, San Tammaro, Capua,
Sparanise, Pignataro Maggiore, Bellona, Calvi Risorta, Rocchetta e Croce,
Vitulazio, Camigliano, Pastorano, Giano Vetusto. Su tutti faceva il bello e il
cattivo tempo il Comune capofila di Santa Maria Capua Vetere che organizzava le
presunte attività illecite che ruotavano intorno alle iniziative socio
assistenziali gestite dall’Ambito C8 finanziate dalla Regione Campania e dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, con un danno nei confronti dello Stato
di oltre 200 mila euro.
Era l'inchiesta del progetto delle, case manager della cooperativa Invento che
gestiva l'appalto Home Care Premium. Un progetto che prevedeva l’erogazione di
un contributo in favore di anziani o di persone non autosufficienti con il
vincolo della contrattualizzazione di assistenti familiari.
E’ stato anche il
procedimento legato politicamente alle primarie del Pd di quegli anni dove addirittura l’ex sindaco si è semplicemente adoperato per dare
un’accelerata alle attività dei servizi sociali.