Usare
fotografie per documentare un abuso edilizio non è reato. La IV
sezione della Corte di Appello del tribunale
di Napoli ha ribaltato, assolvendo perché il fatto non sussiste, la sentenza inflitta dal giudice monocratico
del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che nel marzo 2017 condannò Alberto
Russo ad otto mesi di reclusione ma anche con il risarcimento danni di 2000
euro nei confronti della parte civile che era il fratello. La difesa di Alberto
Russo, rappresentata dagli avvocati Enzo Alesci e da Enrico Monaco, ha
completamente smontato l’imputazione accusatoria emessa nel decreto di citazione in giudizio da parte
del pm della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ma
soprattutto dal giudice monocratico della città del foro che il 7 marzo del
2017 emise la sentenza di condanna di
primo grado acclarando il reato di interferenza illecita nella vita
privata di Vincenzo Russo fratello costituitosi parte civile e
rappresentato da Raffaele Gaetano Crisileo . Alberto Russo, che con la moglie Anna
Ricciardi indagata e prosciolta già in primo grado , vivono tutt’oggi ancora
nel luogo dove è stato teatro della diatriba penale nel dicembre 2010 furono denunciati
dal fratello Vincenzo perché scattò, secondo l’accusa, foto inopportune per documentare un manufatto
edilizio non consono perché sorto in un luogo condominiale. Lo stesso manufatto
poi è stato motivo di sentenza penale da parte del tribunale di Santa Maria
Capua Vetere nei confronti del Vincenzo Russo. Quest’ultimo svolge l’attività
di coltivatore diretto e ed è proprietario di alcuni appezzamenti di terreno ambedue
dimorano con le rispettive famiglie nello stesso stabile ubicato in un antico
palazzo rurale situato a Santa Maria Capua Vetere .
L’esito
dell’istruttoria dibattimentale prese spunto dalla deposizione di un teste
verbalizzante della polizia municipale di Santa Maria Capua Vetere che si recò
sul posto per i rilievi necessari e che
addirittura aveva provato senza ragionevole dubbio la verificazione delle ipotesi
di reato contestate dal pm , che poi sono state completamente annullate dagli avvocati difensori Enzo Alesci e Enrico
Monaco.