In arrivo i contributi economici per le
persone non autosufficienti. E’ stato pubblicato – ed è disponibile sul sito
web del Comune di Santa Maria Capua Vetere – l’avviso per la presentazione
delle domande di “assegni di cura” a valere sul Fondo per la non
autosufficienza.
La richiesta va presentata al protocollo
generale entro il 6 luglio. Gli interessati devono essere residenti in uno dei
Comuni dell’Ambito C8: Santa Maria Capua Vetere, Casapulla, San Prisco, San
Tammaro, Curti, Santa Maria la Fossa e Grazzanise.
Gli assegni di cura costituiscono un
contributo economico alla persona non autosufficiente per malattia e alla sua
famiglia.
I soggetti beneficiari sono individuati
secondo due misure: la prima misura riguarda le persone affette da Sla e da
altre malattie del motoneurone, già in carico agli Ambiti territoriali sociali
a valere sul Programma regionale sperimentale Sla attivato dalla Regione
Campania (tali soggetti hanno la priorità e non devono essere sottoposti a
nuovo esame da parte delle Unità di valutazione integrata); la seconda misura
riguarda le persone non autosufficienti gravissime, non beneficiarie di assegno
di cura per la Sla (si tratta di persone in condizioni di “dipendenza vitale”
che necessitano di assistenza continua a domicilio per 24 ore al giorno).
La quota dell’assegno di cura è di 700 euro
mensili per la durata massima di dodici mesi: l’Ambito procederà alla
liquidazione ad avvenuto accredito delle relative risorse da parte della
Regione Campania.
Qualora il numero delle richieste ritenute
ammissibili fosse superiore alle risorse, verrà redatta una lista graduata ai
fini dell’accesso, tenendo conto degli indicatori di priorità fissati nello
stesso bando (assenza di altri contributi, livello di non autosufficienza,
rischio sociale, rete familiare, tempo del carico assistenziale).
“Si tratta – spiega il sindaco Biagio Di
Muro – di un sostegno indispensabile per le famiglie alle prese con seri
problemi di assistenza a parenti ammalati gravemente. I disagi legati alla non
autosufficienza, infatti, costituiscono una dura prova non solo per i pazienti
ma anche per le stesse famiglie, che spesso sono costrette persino a lasciare
il lavoro per dedicare tutto il tempo all’assistenza domiciliare dei loro
cari”.